La notizia è giunta come il classico fulmine a ciel sereno, anche perché Daniel Orsanic passerà alla storia come il capitano che ha regalato all'Argentina la sua prima, storica, Coppa Davis. Tuttavia, il terremoto dirigenziale di qualche mese fa, che ha portato alla presidenza AAT (Asociacion Argentina de Tenis) Agustin Calleri, faceva intendere che prima o poi Orsanic sarebbe saltato. Soltanto dieci giorni fa, il portavoce Josè Acasuso lo aveva confermato in panchina nonostante fosse stato sollevato dal ruolo di direttore tecnico. Invece, nello spareggio di settembre (in casa, contro la Colombia), a guidare l'Argentina ci sarà un triumvirato con tre membri della Legiòn, il gruppo di giocatori che nei primi anni 2000 ha dato un lustro senza precedenti al tennis argentino: Guillermo Coria, Gaston Gaudio e Guillermo Canas. Di quel gruppo faceva parte anche Calleri, che ha scelto di aggiungere un quarto elemento: Gustavo Marcaccio. Pure lui giocava in quegli anni, anche se a un livello inferiore. Si è riscattato da coach, visto che ha portato Juan Monaco tra i top-10 e attualmente segue Guido Pella. L'uscita di scena di Orsanic ha radici antiche, da quando ha scelto di schierarsi con José Luis Clerc nella battaglia elettorale per la presidenza. Essendo già nell'organigramma AAT, avrebbe dovuto mantenere un basso profilo. Invece si è esposto e i nuovi dirigenti non hanno gradito la sua presa di posizione. Nonostante tutto, la panchina di Coppa Davis sembrava ancora salda. “Anche se non abbiamo ritenuto corretta la sua presa di posizione durante le elezioni, la scelta non ha a che fare con questo – ha detto Acasuso – non avevamo le stesse idee, c'era un clima teso e abbiamo deciso di non estenderlo ai tennisti: devono solo pensare a giocare”. Lo hanno scaricato a un mese e mezzo da un match che potrebbe anche essere inutile se il 16 agosto dovesse passare la riforma della Coppa Davis. Anche in caso di sconfitta, l'Argentina sarebbe certamente tra le 24 nazioni che giocherebbero il primo turno a febbraio, subito dopo l'Australian Open.
IL DISAPPUNTO DI DEL POTRO
Non è dato sapere se Coria, Gaudio e Canas si siano mai ritrovati per appianare i litigi di quando giocavano (soprattutto i primi due). Soprattutto, non si sa ancora chi andrà in panchina. Su questo punto, Acasuso ha spiegato che la decisione sarà presa nell'imminenza del match e che sarà rivalutata per il 2019. “Tornare a un solo capitano? Non escludiamo nulla. Intanto sarà positivo che i giocatori e i capitani trascorrano più tempo possibile insieme”. C'è un'indiscrezione secondo cui Gaudio si sarebbe portato dietro uno sponsor (Peugeot, marchio storicamente legato al tennis). Notizia da non sottovalutare, per una federazione che non naviga nell'oro. Una volta presa la decisione, è stato direttamente Calleri a informare i giocatori. Sembra che Schwartzman, Mayer, Pella, Delbonis e Zeballos abbiano già dato la disponibilità per scendere ugualmente in campo. Non è riuscito a mettersi in contatto con Juan Martin Del Potro: era in viaggio per Los Cabos. Non appena arrivato in Messico, ha espresso il suo pensiero. Un pensiero negativo, visto che il suo rientro in Davis, culminato con la vittoria del 2016, era stato un capolavoro diplomatico di Orsanic. E poi, il fatto che la nuova dirigenza sia appoggiata dal suo ex “nemico” Nalbandian è la pietra tombale del suo rapporto con la AAT. “La notizia mi ha sorpreso. Mi trovavo a Los Cabos, mi sono svegliato e l'ho scoperto così. È stato un gesto sconsiderato, non era il modo di allontanare l'unico capitano che ci ha fatto vincere la Davis. Nè lui, né Mariano Hood, meritavano tutto questo”. Del Potro ha poi rivelato di essersi messo in contatto con Orsanic per manifestargli la sua vicinanza. D'altra parte, lo stesso tecnico lo aveva seguito in giro per il tour, nel 2016, quando non aveva ancora un allenatore. Adesso ha trovato l'uomo giusto in Sebastian Prieto e ha confermato che non giocherà. “È il momento che vengano schierati i giovani” ha detto Del Potro, che ha poi concluso: “Non era mai successo che ci fossero tre capitani: non so chi abbia preso la decisione, bisogna vedere cosa succede. Per me, Orsanic ha fatto un grande lavoro”.