A SPASSO PER IL ROLAND GARROS – E’ successo un po’ di tutto in questo folle martedì. Francesca Schiavone: “Ho fatto cag…”. Fabio Fognini: “Bel regalo di compleanno di m…. che mi sono fatto”. Il Piano B della Giorgi, la bella storia della Bertens, la lucidità di Fabbiano, “l’invecchiamento” di Seppi e altro ancora.

La rubrica si chiama “A spasso per…”, ma questo martedì non ci ha concesso chissà quali passeggiate tra i vialetti (affollatissimi, quasi congestionati) del Roland Garros. Giusto la possibilità di osservare alcuni raccattapalle, intenti a fare riscaldamento prima di entrare in campo. Da queste parti, quella di Ball Boys e Ball Girls è vista come una missione. Sono perfetti, impeccabili, quasi invisibili. Per arrivare a cotanta perfezione, però, ci vuole la giusta preparazione. E loro la prendono sul serio, molto sul serio. In mezzo alla folla passeggiava il simpatico Younes El Aynaoui, bellamente ignorato dalla gente. Già, la gente. Qui pullula di appassionati veri, pronti a fare code di mezz’ora per entrare su un campo e seguire Fognini-Granollers, o Vesely-Ram, o magari Pereira-Plyskova. C’è la passione vera, non il desiderio di apparire e il glamour che riscontriamo da altre parti. Il fenomeno Nishikori, poi, ha scatenato i giapponesi. Erano parecchi ad assistere persino al match di Kurumi Nara, impegnata (e vincente) contro Denisa Allertova. Vista l’assenza di tribune (gli unici posti erano quelli in piedi), alcuni nipponici hanno pensato bene di prendere posto nel campo accanto, dare le spalle ai giocatori e affacciarsi dove giocava la loro beniamina. Bisogna fare di necessità virtù, in un impianto così piccolo.

La storia più bella l’ha scritta Kiki Bertens, meravigliosa vincitrice contro Angelique Kerber. Due anni fa ha raggiunto gli ottavi con un grosso peso nel cuore. L’anno scorso ha rivelato, tra le lacrime, quale fosse il peso: un tumore alla tiroide che per fortuna si è rivelato benigno. Adesso ha colto la vittoria più bella della sua carriera. Ed è stato bello vederla sorridere nella sala conferenze “dei grandi”, davanti a una decina di colleghi olandesi che gongolavano quasi quanto lei. Sarà lei l’avversaria di Camila Giorgi al secondo turno. Dopo il facile successo contro Alize Lim (più passano gli anni e cresce il sospetto che le wild card arrivino per la sua avvenenza…), Camila si è presentata in conferenza stampa accompagnata dal padre. Un’anomalia, quella di tollerare la presenza di estranei alle conferenze stampa, che dovrebbe essere eliminata. Non accade solo con la Giorgi, ma anche con altri giocatori che si fanno accompagnare da manager piuttosto che da tecnici e/o accompagnatori. L’italoargentina ha detto di essersi presentata a Parigi reduce da tre settimane di stop: “Pensavo di non giocare, poi il mio chiropratico mi ha dato l’OK”. Stuzzicata nuovamente sull’assenza di un Piano B nel suo tennis, ha ribadito che non c’è e non ci sarà mai. “Il Piano B non esiste, nessun giocatore ce l’ha. Andre Agassi non si metteva a palleggiare, un pallettaro resta indietro e non va a rete. Io sto lavorando su tante cose. Contro la Bertens ho giocato e vinto l’anno scorso, a ‘s-Hertogenbosch. Dipende da me, come sempre”. Certe opinioni e atteggiamenti si possono condividere o meno, ma la Giorgi è l’unica azzurra (oltre alla Knapp, di cui leggete a parte) ad avere strappato il pass per il secondo turno. A margine della conferenza, papà Sergio ha mantenuto il riserbo sulla nuova sede di allenamento. “E’ un segreto”.


La giornata era iniziata con un giallo. L’account Twitter del Roland Garros aveva pubblicato un post di commiato per Francesca Schiavone dopo la sua sconfitta contro Kiki Mladenovic. Prima hanno scritto che era il suo ultimo Slam, poi che era il suo ultimo Roland Garros…infine l’hanno cancellato. “La persona che si occupa dei miei account social mi ha domandato se avessi detto qualcosa che non sapeva – ha detto Francesca – ma io non ho annunciato proprio niente, non so perché l’abbiano fatto…mamma mia, ‘sti benedetti social…quando mi ritirerò vorrò starmene tranquilla sul mio divano”. Francesca ha poi usato un’espressione colorita per definire la sua prestazione. “La gente mi ha applaudito, forse era per quel tweet, io sulle prime ho pensato che l’avessero fatto perché gli ero piaciuta…anche se ho fatto cagare”. E’ la solita Schiavone, tranquilla e istrionica. Ascoltarla è sempre molto divertente. “In verità le sensazioni dopo una sconfitta sono le solite oggi rispetto a quando avevo 20 anni, però le esprimo in modo diverso”. Quando Diego Gomez, moderatore della conferenza stampa (oggi lavora per l’ITF dopo aver fatto a lungo il capufficio stampa della federazione argentina) la stava chiudendo, lei ha detto: “Suvvia, altri cinque minuti…”. E ha parlato sia di doping (“Per me non esiste tolleranza: se sei dopato sei fuori”) e del futuro del tennis italiano, per il quale ha mostrato una viva preoccupazione. “Bisogna lavorare sulle giovani. Bisognava farlo quando ho vinto a Parigi, quando Sara è andata in finale, e l’anno scorso quando Flavia ha vinto lo Us Open. Il mio pensiero è che bisognava prendere grandi coach e creare una scuola. In questo momento il sistema fa fatica, auspico un miglioramento e una crescita, altrimenti correrete il rischio di parlare soprattutto degli stranieri e meno degli italiani”.

Linguaggio colorito anche per Fabio Fognini, battuto in tre set da Marcel Granollers. Nel giorno del suo 29esimo compleanno, l’azzurro ha infilato una prestazione opaca. Ne è consapevole ed era arrabbiatissimo, scuro in volto. “Bel regalo di merda che mi sono fatto”. A parte l’affermazione dettata dal nervosismo, è parso lucido nelle valutazioni. “Nei momenti importanti non mi riconosco. Non è un problema di tennis: semplicemente sono scarico di testa e ho un gran bisogno di staccare. Adesso mi prenderò una pausa. Il matrimonio non c’entra niente, devo ricaricarmi e vedere se saprò tornare con la stessa cattiveria di prima. In questo momento sono abbastanza incazzato. Se avrò recuperato tornerò per Wimbledon, altrimenti salterò la stagione sull’erba e mi rivedrete per quei pochi tornei su terra dopo Londra”. Nessuna menzione alla Coppa Davis, ma era talmente arrabbiato che non era il caso di ricordarglielo.

Il più lucido nel raccontare le sue vicende è stato Thomas Fabbiano. Il pugliese, ripescato come lucky loser, ha giocato una bella partita contro Feliciano Lopez, al suo 57esimo Slam consecutivo. Riccardo Crivelli gli ha chiesto se la differenza in termini di esperienza (ben cinquantacinque Slam…) fosse stata un fattore. La sua risposta è stata decisa, matura. Thomas non cerca più scuse. “Non è più il caso di guardare a queste cose. Ci credevo, pensavo di poter vincere e l’avevo detto anche alla vigilia. La prestazione è stata chiara”. Fabbiano ha perso in quattro set (6-4 6-4 3-6 6-2), ma la partita è stata lì lì per girare. Sul 2-2 nel quarto ha avuto alcune palle break, ma nel momento del bisogno Lopez ha tirato fuori la qualità, più che l’esperienza. Per lunghi tratti del match, Tommy ha cercato con insistenza il rovescio di Lopez. E’ venuto da chiedersi come mai, tenendo conto che Lopez non ha un dritto devastante. “In effetti il piano tattico iniziale prevedeva di giocargli sul dritto, poi però ho notato che mi faceva giocare troppi rovesci e palle alte. Allora ho cambiato e ha funzionato, visto che ho chiuso con un saldo positivo tra colpi vincenti ed errori gratuiti”. Il pugliese, oggi numero 117 ATP, ha ben chiaro su dove migliorare. “La tenuta fisica. Dopo 2 ore e 20 di gioco stavo bene, ma dovrei stare ancora meglio. Voglio giocarmela alla pari con i più forti”. In caso di vittoria, si sarebbe assicurato la possibilità di giocare nel giorno del suo 27esimo compleanno: legittimo chiedersi se può aspirare a una carriera simile a quella di Lorenzi, che a 28 anni ha trovato i top-100 e non li ha (quasi) più mollati. “Non mi piacciono i paragoni. Detto questo, il percorso può essere simile. Però è anche vero che io e Paolo abbiamo un tennis diverso e magari io potrei aspirare a qualcosa di più…o magari avere un percorso completamente differente”. Tommy, che giocherà tre challenger sul rosso e poi le qualificazioni a Wimbledon (“L’anno scorso l’erba mi ha fatto perdere un po’ il ritmo”), ha individuato in due sconfitte in febbraio il momento in cui ha capito che il suo livello era finalmente cresciuto: a Sofia contro Brands e a Rotterdam contro Darcis. Trovare – per davvero – i lati positivi delle sconfitte: è una dote riservata ai giocatori particolarmente intelligenti. E Fabbiano lo è. Per questo, siamo molto ottimisti per il suo futuro.



L’eterna giornata degli azzurri si è chiusa con le sconfitte di Lorenzi e Seppi, battuti in tre set da Carlos Berlocq ed Ernests Gulbis. Paolino era deluso per la brutta prestazione: “Colpa mia, ho avuto qualche problema al polpaccio a Roma, infatti sono andato a Mestre per giocare qualche partita. Ma ho semplicemente giocato male. Se però mi avessero detto che dopo Parigi sarei stato numero 54 ATP, beh, avrei firmato subito”. Adesso ha il doppio, poi lo rivedremo al challenger di Caltanissetta. Da parte sua, Seppi ha ammesso che gli acciacchi e l’età si fanno sentire. Quella contro Gulbis non era una partita proibitiva: “Ho avuto diverse palle break, avevo la sensazione che bastasse poco per farla girare”. Ma non ce l’ha fatta e ha parlato di una serie di difficoltà fisiche: “Sono più lento negli spostamenti, faccio più fatica a recuperare, sbaglio di più. Fino a un po’ di tempo fa, quando l’avversario spingeva, avevo la sensazione di correre di più. Forse sono invecchiato!”. Davanti a un’affermazione del genere è stato naturale domandargli quanto abbia pesato l’uscita di Dalibor Sirola dal suo team (il guru della preparazione atletica adesso lavora con Raonic). “Mi ha aiutato fino a giugno dell’anno scorso, poi io dovevo trascorrere più tempo a casa mentre lui si è dedicato soprattutto a Raonic. Adesso lavoro con Massimiliano Pinducciu e utilizziamo gli stessi metodi di Dalibor. Il problema sono io: non riesco più a sottopormi a certi carichi, a un certo tipo di lavori….Diciamo che sono stato penalizzato dallo stop di tre settimane ad aprile. Faccio fatica, devo fare meno pause possibili. Non credo sia un problema irreversibile, come tennis sto meglio rispetto a qualche anno fa, quando ottenevo risultati migliori. Recupero abbastanza bene, l’ho dimostrato anche a Nizza. Devo solo ritrovare continuità”. Adesso arriva l’erba, la sua superficie preferita. E chissà che non arrivi anche qualche buon risultato.



Neanche Seppi ha parlato di Davis, mentre lo ha fatto Federico Delbonis dopo la sconfitta contro Pablo Carreno Busta. In questo momento è il numero 1 argentino, ma non è sicuro al 100% della convocazione. “Con Daniel Orsanic ci saranno dei colloqui qui a Parigi, sia individuali che di gruppo, per pianificare il programma. Io ho due opzioni dopo Wimbledon: una se sarò convocato, una in caso contrario. Di certo non salterò Wimbledon per preparare la Davis, credo che nessun giocatore – né italiano né argentino – lo farebbe. Ritengo che saltare Wimbledon sarebbe una vera ‘tonteria’. A luglio farà molto caldo, ho giocato a Rimini che è da quelle parti e ricordo il gran caldo. La terra battuta? Credo sia la scelta giusta per l’Italia, i loro giocatori hanno ottenuto i risultati migliori sulla terra. Comunque non credo che la superficie sarà un fattore così importante. La possibilità di giocare in casa, semmai, sarà un bel vantaggio per gli italiani”. La lunga giornata degli italiani ci ha impedito di dedicare il giusto spazio alla super partita di Radek Stepanek, arrivato a due punti dal successo contro Andy Murray. Il ceco, sempre simpatico, si è concesso un paio di battute durante la conferenza stampa. “Murray? Sinceramente non credo che possa andare troppo avanti in questo torneo…oh, scherzo!”. Era un’allusione al fatto che aveva faticato così tanto per battere un 38enne…un 38enne che ha risposto per l’ennesima volta alla stessa domanda: “Come mai ci sono così tanti over 30 nel tour?” Gliel’ha chiesto un giornalista inglese, e lui ha colto tutti in contropiede: “Vedi il ragazzo accanto a te? E’ un giornalista ceco e da sette anni mi fa domande sull’età e cose del genere, quindi ne abbiamo discusso molto”. E poi ha ribadito che l’invecchiamento del tennis è dovuto al miglioramento delle tecnologie e delle strumentazioni che consentono ai giocatori di recuperare più in fretta. Proprio come aveva detto a TennisBest qualche mese fa.