“Il suo match è durato appena 48 minuti, ma Serena Williams dice che le donne meritano l’uguaglianza dei montepremi”, ha twittato l’account tennistico della BBC dopo il successo della numero uno contro la Vesnina. E le discussioni sono cominciate un’altra volta.

È bastato un tweet dell’account tennistico della BBC, ed ecco riaperto il dibattito sulla parità dei montepremi fra tornei maschili e femminili. Il cinguettio, scritto senza valutarne le possibili conseguenze (e prontamente cancellato) appena dopo il successo di Serena Williams nella semifinale contro la Vesnina, recitava così: “il suo match è durato appena 48 minuti, ma Serena Williams dice che le donne meritano l’uguaglianza dei montepremi”. Apriti cielo. I più attenti alla questione, che ha monopolizzato l’attenzione a marzo dopo i commenti del CEO (ormai ex) di Indian Wells Raymond Moore, si sono subito scagliati contro il canale, accusato ovviamente di sessismo. La questione sembra morta piuttosto rapidamente, anche perché il commento è arrivato da un non identificato redattore della BBC, e non dall’organizzatore di uno dei tornei più importanti al mondo, ma in conferenza stampa i giornalisti hanno comunque chiesto un’opinione alle due finaliste. “Non merito di essere pagata meno a causa del mio sesso – ha tagliato corto Serena Williams – perché in tutta la mia vita ho fatto praticamente solo questo. Mi piacerebbe vedere le persone, il pubblico, i media e tutti gli atleti rispettare le sportive per ciò che siamo e ciò che facciamo”. La Kerber, invece, ne ha fatto un discorso prettamente sportivo: “Diamo sempre tutto sul campo, ognuna di noi. Non si può mai sapere se un match dura due ore oppure otto”. Chiara l’allusione alla differenza di durata fra match maschili (al meglio dei cinque set) e femminili, uno dei principali motivi – insieme al maggiore interesse generato dal circus ATP – portati spesso da chi non è d’accordo con l’uguaglianza dei prize money. Fra i tornei del Grande Slam, Wimbledon è stato l’ultimo a offrire gli stessi assegni a uomini e donne, dal 2007 in avanti. A Parigi lo fanno dall’anno prima, in Australia dal 2001, a New York addirittura dal 1973.