Dopo il difficile periodo dovuto al Covid e a una ingiusta squalifica per doping, il cileno, nipote di Jaime Fillol, a Parigi sta confermando di essere ormai tornato sulla strada giusta per scalare il ranking
PARIGI. “Chi-chi-chi le-le-le, viva Chile olè”. Il numero dei componenti la torcida è cresciuto col passare dei giorni, così come le maglie della nazionale di calcio del Cile, chi indossa la numero 8 di Vidal e chi la 21 di Marcelo Diaz, storico centrocampista della “Roja”. Sono tutti qui per Nicolas Jarry, un lugnagnone di 1,98 che gioca un tennis esplosivo, basato soprattutto sull’accoppiata servizio-dritto e che a 27 anni è arrivato per la prima volta agli ottavi di un torneo del Grande Slam, anzi finora non aveva mai oltrepassato il secondo turno e qui a Parigi aveva perso tutti e tre gli incontri disputati nel tabellone principale.
Jarry, nipote di Jaime Fillol, ottimo giocatore degli Anni Settanta – e nostro avversario nella storica finale di Davis del ‘76 a Santiago del Cile – è tra i giocatori più in forma del momento, essendo arrivato a Parigi reduce dalla vittoria di Ginevra, dove ha collezionato gli scalpi di Ruud, Zverev e Dimitrov. Qui al Roland Garros ha superato – perdendo solo due set – il boliviano Dellien e gli statunitensi Paul – non un fenomeno sulla terra ma comunque il numero 17 del mondo – e Giron, in una gara dove si è segnalato anche per aver assegnato un punto al suo avversario nel tie break del terzo set, dopo una chiamata errata del giudice di linea. Quest’anno poi Nicolas ha vinto un altro torneo sulla terra – quella di casa, a febbraio a Santiago – e con 19 successi è il secondo giocatore ad aver vinto più partite sul “rosso” dopo il solito Alcaraz (23).
Jarry è il numero 35 del ranking Atp, suo record, ma alla fine del torneo dovrebbe entrare tra i primi trenta. Un risultato clamoroso se pensiamo che due anni fa non aveva più classifica… Era successo infatti che all’inizio del 2020 (da 89º nel ranking) fu notificata a Jarry l’assunzione di due sostanze vietate come il Ligandrol e lo Stanozolol. «Il momento più duro della mia carriera», ripete Nicolas. Malgrado in tanti – primo fra tutti un certo Nadal – manifestassero piena fiducia nella buona fede del giocatore, fu squalificato per undici mesi a partire da aprile, con successiva retrodatazione da parte dell’Itf, che ammise “che in nessun momento vi è stata alcuna colpa o negligenza da parte del giocatore”, in quanto fu appurato che quanto il giocatore aveva ingerito era stato in precedenza contaminato. Anche a causa del Covid, Jarry tornò comunque a giocare solo a novembre, con la classifica ormai azzerata, dividendosi tra tornei Challenger e Futures. Da un anno è tornato a riassaporare l’atmosfera del Tour e quest’anno ha ricominciato a vincere con continuità (a Rio ha superato anche Musetti, prima di lottare per tre set in semifinale contro Alcaraz). «In quei mesi di assenza dai campi ho dovuto cambiare tante cose nella mia vita – commenta Nicolas – scegliendo altre prorità, la famiglia, gli amici. Ora mi sento più forte, anche nella testa, e in campo sono felice come mai in precedenza. Negli ottavi sfiderò Ruud? A Ginevra l’ho battuto, è vero, ma qui sarà tutta un’altra partita. Lui è molto forte, ma se riuscirò a evitare il più possibile il suo dritto e a imporre il mio gioco, beh, chissà…». Insomma, Nicolas ha ancora voglia di stupire. Per la gioia del piccolo Juan, un bambolotto paffuto di 15 mesi che ha rischiato l’insolazione in tribuna ma è rimasto vicino al suo papà.