ROLAND GARROS. Le storie più succose del Roland Garros. Dai trionfi di Nadal e Sharapova ai disastri di tante favorite, passando per gli exploit di Errani e Seppi.
Sara Errani ha conquistato tutti, anche Massimo Gramellini
Di Riccardo Bisti – 13 giugno 2012
I tennisti hanno già cambiato scarpe. Niente più calzini sporchi, solo il profumo dell’erba e la bella sensazione di potersi tuffare su ogni colpo. Quest’anno annuseremo il sapore del verde fino ad agosto inoltrato, quando sul Centre Court si assegneranno le medaglie olimpiche. Ma facciamo un passo indietro e riviviamo il Roland Garros con la solita (ma divertente) formula dei promossi e dei bocciati. In 14 giorni di tennis ne abbiamo viste di tutti i colori, e le storie da raccontare sono a decine. Noi abbiamo selezionato le più interessanti, cocktail di saluto prima dire “Au Revoir, Paris”.
PROMOSSI
RAFAEL NADAL
Merita anche la lode, meglio di così non poteva fare. E’ stato maestoso fino alla semifinale (compresa), poi ha avuto un blackout che poteva costargli caro. Il destino ha deciso di dargli una mano, mandando una spruzzata d’acqua che gli ha consentito di riordinare le idee e tornare ad essere il Matador che conosciamo. E’ il più titolato di sempre a Parigi e può vincere ancora. Il Roland Garros è casa sua, alla faccia dei francesi che lo accusano senza prove.
MARIA SHARAPOVA
Questo successo vale di più rispetto allo Us Open 2006 e all’Australian Open 2008 e fa il paio con Wimbledon 2004. La Sharapova post-operazione alla spalla non è quella di prima, ma ha molta più esperienza e carattere. E’ proprio il carattere a distinguerla dalle altre: gioca bene i punti importanti, il braccio non trema e si sa tirare fuori dalle situazioni difficili. I colpi da fondocampo viaggiano alla grande e sono bastati per spazzare via le avversarie. Il suo ritorno al numero 1 è una bella storia, perché quando era scesa al numero 126 non ci credeva nemmeno lei.
SARA ERRANI
Non ci sono parole per esprimere uno dei risultati più clamorosi degli ultimi anni. “Sarita” ci ha dimostrato che con il lavoro e la volontà si possono abbattere (quasi) tutte le barriere. Il poker di vittorie contro Ivanovic, Kuznetsova, Kerber e Stosur è da tramandare ai posteri per coraggio e intelligenza. Contro la Sharapova era un po’ stanca, ma avrebbe perso ugualmente. Tempo fa pensavamo che avesse raggiunto i propri limiti: dopo essere stati seccamente smentiti, ci guardiamo bene dal fare altre previsioni. Tuttavia la vediamo meglio sul cemento che sull’erba.
ANDREAS SEPPI
Se avesse battuto Djokovic avrebbe firmato la più grande impresa del tennis italiano al maschile degli ultimi 30 anni. E’ stato spettacolare per due set e per poco non ce la faceva. Non va dimenticato il modo in cui ha schiantato Verdasco alla distanza. Ha ragione coach Sartori: adesso è tempo di porsi nuovi obiettivi, magari grazie a un bel risultato sull’erba. Un ottavo a Wimbledon è alla sua portata.
JO WILFRIED TSONGA
Quando gioca lui è dura cambiare canale. E’ divertente, simpatico, si butta a rete a mò di kamikaze. E lo fa bene. Ha avuto qualche problema nei primi due turni, poi ha superato Fognini e vinto una grande partita contro Wawrinka. Nei quarti stava per sculacciare Djokovic, ma in due dei quattro matchpoint ha giocato male. Tuttavia il tennis non può fare a meno della sua freschezza. L’anno scorso a Wimbledon è arrivato in semifinale: può ripetersi.
DAVID GOFFIN
Lo conoscevano in pochi, giusto chi segue i challenger. Questo belga pieno di talento aveva perso nelle qualificazioni, poi si è infilato fino agli ottavi contro Federer, suo idolo d’infanzia. E lo ha affrontato nel modo giusto: schiaffeggiando dritti e rovesci sul campo, abbassando gli occhi per la timidezza nell’intervista post-match. Non diventerà una leggenda come Henin e Clijsters, ma può fare meglio dei vari Dewulf, Malisse e i fratelli Rochus. Non è un brutto periodo per il tennis belga: hanno vinto il torneo junior con Kimer Coppejans.
PETRA MARTIC
Figlia della Croazia, paese “machista” quasi quanto quelli sudamericani, ha deliziato il pubblico con un tennis divertente ed efficace. Ha ricacciato in gola l’urlo della Bartoli, causando una delle maggiori sorprese della prima settimana, poi si è spinta fino agli ottavi. Classe 1991, può diventare un’ottima giocatrice.
YAROSLAVA SHVEDOVA
Tutte le riviste specializzate le dedicheranno una pagina. Troppo succosa la storia di chi faceva quarti nel 2010, spariva per un anno e tornava più forte di prima nel 2012, togliendosi la soddisfazione di eliminare la campionessa in carica. E poi è simpatica, con quegli occhiali dalla montatura improponibile. Certo, farebbe una figura migliore se dicesse apertamente di aver accettato l’offerta del Kazakistan per soldi, ma perché deve farlo lei e non i vari Kukushkin-Golubev-Shukin-Korolev-Voskoboeva-Karatantcheva?
LA TELEVISIONE
Senza entrare nello specifico delle varie emittenti, mai come nel 2012 il Roland Garros è stato visibile a milioni di persone. La RAI, con tutti i limiti del caso, ha trasmesso 60 ore di tennis con passaggi su Rai Due per semifinale e finale della Errani (il match con la Sharapova ha raccolto 1.710.000 spettatori), Eurosport non ha perso neanche uno scambio (peccato solo per la mancata trasmissione delle fasi finali di Verdasco-Seppi, ma lì ci ha salvato Rai Sport) e Sky ha offerto le fasi finali in 3D. Chi aveva l’opportunità di smanettare con parabole e decoder, poi, ha avuto belle sorprese un po’ da tutta Europa. Peccato soltanto per la Germania, che continua ad affidarsi alla sola Eurosport. Chissà se nel 2013 M&P Silva riuscirà a piazzare il torneo anche in Germania. Sarebbe la ciliegina sulla torta.
BOCCIATI
SORELLE WILLIAMS
Serena è sparita dal campo dopo aver perso il tie-break del secondo contro la Razzano. Ingiustificabile per una campionessa come lei, ancora più grave perché veniva da un’ottimo periodo ed era la favorita numero 1. Venus non è più competitiva sul rosso: la sconfitta contro la Radwanska ha profumato di malinconia. Speriamo che riesca a tirarsi su almeno a Wimbledon.
FRANCESCA SCHIAVONE
I primi due turni facevano sperare a un torneo da protagonista, invece si è arenata con una picchiatrice un po’ grezza come la Lepchenko. Si è tolta un peso, e dalle sue parole sembra che cercherà una guida tecnica all’estero per dare l’ultimo impulso a una carriera straordinaria, per la quale dovrà essere sempre ringraziata.
AGNIESZKA RADWANSKA
Aveva una motivazione in più: in caso di vittoria sarebbe diventata numero 1. Invece è franata miseramente contro una Kuznetsova deluxe. Ok, la russa ha giocato alla grande, ma poi la Errani l’ha “messa di mezzo” e mandata fuori palla. Possibile che la numero 3 del mondo non avesse un “Piano B”? Si è rassegnata troppo presto a una sconfitta umiliante. E la scelta di giocare a Palermo tra Wimbledon e le Olimpiadi non depone a suo favore.
VICTORIA AZARENKA
Stava per rimetterci le penne contro Alberta Brianti, ma è crollata contro la Cibulkova. E’ stata numero 1 per qualche mese e ha dato l’illusione di poter essere una dominatrice, ma non è così. Sulla terra non vale le prime 5 e potrebbe avere qualche problema anche sull’erba. Si presenterà a Wimbledon senza specifica preparazione. Non è il suo momento migliore, ma rinascerà in tempo per lo Us Open. Sta bene tra le prime 3, con qualche punta al comando, ma non è destinata a prendere in mano il tennis femminile.
ROGER FEDERER
Non è una bocciatura grave. Se ci fossero i voti, gli daremmo 5,5. Il vero Federer non lascerebbe un set a gente come Mahut, Ungur e Goffin. E non concederebbe due set di vantaggio a Del Potro (se l’argentino fosse stato al top avrebbe anche potuto vincere). La bocciatura, tuttavia, arriva per il modo in cui ha gettato via il secondo set contro Djokovic. Farsi riprendere da 3-0 e servizio e da 4-2 e 15-40 (servizio Djokovic) non è da lui. Non vince uno Slam da due anni e mezzo: adesso arrivano Wimbledon e Us Open, i suoi preferiti. Uno lo può vincere, ma ha bisogno di una serie di combinazioni favorevoli.
NA LI
Gioca benissimo nei primi due turni, facendo pensare a una cavalcata almeno fino alle semifinali. Invece crolla contro Yaroslava Shvedova, non esattamente un fenomeno. Un capitombolo che ha ricordato la finale di Roma, dove si è fatta riprendere dalla Sharapova. Ma contro la russa poteva starci, con la numero 142 no. Gioca meglio di quasi tutte le top 10, ma la testa va troppo spesso in cortocircuito. Sarà la mina vagante nei prossimi tornei: può fare grandi cose e schifezze assortite. Addirittura nell’arco della stessa partita.
TOMAS BERDYCH
Era in gran forma, doveva spaccare il mondo. Lo ha fatto nei primi due turni, poi ha sofferto cinque set per battere Kevin Anderson. Contro Del Potro era leggermente favorito, invece si è fatto battere pur avendo avuto una notte per rinfrescarsi le idee dopo la sospensione per oscurità. Il salto di qualità di due anni fa (semifinale a Parigi, finale a Wimbledon) non ha trovato continuità. Resta sempre lì, nel limbo tra i Fab Four e tutti gli altri. Avrebbe le armi per avvicinare i migliori ma non le usa quasi mai.
IL TEMPO
No, non bocciamo l’organizzazione incapace di mettere un tetto fino al 2017 e di illuminare i campi. Per approvare il nuovo progetto hanno dovuto lottare contro la burocrazia ed è un mezzo miracolo che l’impianto nuovo si farà. Siamo stati 87 anni senza tetto, possiamo aspettarne ancora cinque. Gilbert Ysern ha spiegato che non si può giocare di sera perché la legge lo impedisce. Sono brutture, ma gli organizzatori fanno quello che possono. Forse potrebbero consentire ai junior di andare sui campi principali (principale lamentela di Quinzi), ma sono stato sfortunati. La pioggia-rompiscatole è arrivata solo la domenica della finale e allora sono scoppiate le polemiche. Fosse capitato in qualsiasi altro giorno non se ne sarebbe accorto quasi nessuno.
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