L’atto conclusivo dell’ultimo Master 1000 della stagione vedrà protagonisti Grigor Dimitrov e Novak Djokovic, un titolo che sarebbe il primo dopo sei anni per il bulgaro oppure il numero 40 della categoria per il serbo

Saranno Grigor Dimitrov e Novak Djokovic a contendersi la finale di Parigi-Bercy, ultimo Master 1000 della stagione. Sarà il loro tredicesimo confronto nel circuito e i precedenti sono impietosamente dalla parte del serbo, per uno score di 11-1. L’unica vittoria del bulgaro risale a Madrid nel lontano 2013, mentre l’ultimo confronto è della scorsa primavera quando Djokovic trionfò in tre set a Roma. L’esito appare tuttavia meno scontato di quel che potrebbe sembrare, Dimitrov potrà infatti usufruire di qualche ora in più di riposo e potrebbe approfittare di un Djokovic comunque non al meglio della condizione.

Una sfida nel segno del rovescio a una mano, quella andata in scena tra Grigor Dimitrov e Stefanos Tsitsipas nella prima semifinale di Parigi-Bercy. A trionfare è stato il tennista bulgaro con il punteggio di 6-3, (1)6-7, 7-6(3) dopo una maratona durata oltre due ore e mezza. Quella di domani è appena la seconda finale nei Master disputata da Dimitrov – l’altra è quella vinta a Cincinnati nel 2017 – una statistica che impressiona se si considera il valore tecnico del giocatore.

A fare la differenza nel match è stato senza dubbio il primo set, nel quale Tsitsipas è stato completamente in balia del proprio avversario. Sono stati infatti appena tre i punti vinti dal greco in risposta, decisamente troppo poco se poi si mette in campo soltanto il 66% di prime. Se a questo si aggiunge un solo errore non forzato da parte di Dimitrov, si capisce come le gerarchie fossero ben definite nel primo parziale.

Nei due successivi set la differenza è stata meno accentuata, Tsitsipas ha cercato di muovere maggiormente l’avversario e una maggiore efficacia nel servizio gli hanconsentito di spingersi in entrambi i casi al tie-break. Prima della partita di oggi il greco aveva vinto tutti e cinque i tie-break disputati contro il bulgaro, ma proprio nel momento decisivo è mancata un po’ di benzina nelle gambe e una volta finito sotto 5-0 non c’è stato più nulla da fare. In generale la sensazione è che abbia vinto il giocatore più forte in campo, l’ex numero 3 del mondo è stato sempre in controllo e ha concesso soltanto quattro palle break, tutte nel terzo gioco del terzo set e prontamente annullate.

Dimitrov conferma per tanto l’ottima condizione che ha mostrato nelle precedenti settimane, dove si è spinto in semifinale tre volte negli ultimi quattro tornei disputati. A 32 anni colui che è stato sempre etichettato come “il nuovo Federer” sta vivendo una seconda giovinezza, che lo porta alla posizione numero 14 del ranking e potrebbe spingersi fino alla numero 11 in caso di successo in finale.

Chissà se gli specchi dell’Accor Arena sono gli stessi dell’All England Club, quel che è certo è che il risultato è stato lo stesso. Novak Djokovic è uscito ancora una volte dalle sabbie mobili e supera in rimonta Andrey Rublev con il punteggio di 5-7, 7-6(3), 7-5 dopo tre ore di gioco. Un primo set che ha faticato a entrare nel vivo, un ritmo compassato che è stato scandito per lo più dalla resa al servizio. Il dato che descrive meglio il parziale sono i 17 errori non forzati – di cui ben tredici di rovescio – commessi da Djokovic, numeri impressionanti per chi fa della costanza da fondo il proprio marchio di fabbrica. Dal canto suo Rublev è stato bravo a non perdere la pazienza come spesso gli è capitato, ha giocato un tennis rischioso per mettere in difficoltà il serbo e la strategia si è dimostrata vincente.

Il secondo set si è fatto apprezzare per una maggiore qualità negli scambi, anche grazie a un Djokovic maggiormente centrato che ha tentato di scuotersi con qualche risposta vincente delle sue. Rublev era stato bravo ad affrontare l’unico momento di difficoltà fino a quel momento, quando sotto 0-40 nel quinto gioco ha saputo comunque tenere il turno di servizio. A dimostrazione del maggior equilibrio c’è l’arrivo al tie-break a fronte di nessun break realizzato nel set. La svolta è il punto del 4-2 conquistato da Djokovic, ottenuto al termine di uno scambio lungo e arrivando in anticipo sulle accelerazioni del russo. Da quel momento il linguaggio del corpo è completamente cambiato, così come l’inerzia della partita che è passata tutta dalla parte del serbo.

Dopo una pausa di oltre dieci minuti per un toilette break combinato a un medical time-out, il terzo set ha visto ancora un grande equilibrio. Meno incisivo nelle risposte Rublev, più preciso nei cambi di direzione Djokovic che tanto erano mancati nei primi due parziali. L’equilibrio si è rotto soltanto nel dodicesimo gioco, quando la partita si è conclusa con un incredibile doppio fallo di Rublev. Ne aveva commesso soltanto un altro nell’arco di tutta la partita, a dimostrazione di come il tennis giri sempre su pochissimi punti.