INDIAN WELLS – Storico trionfo di Flavia Pennetta, il secondo più importante nella storia del tennis italiano al femminile. Battuta una Radwanska sofferente al ginocchio.
Vincendo a Indian Wells, Flavia Pennetta si è aggiudicata il decimo titolo in carriera
Di Riccardo Bisti – 17 marzo 2014
La fortuna più meritata di sempre. Chiunque abbia un po’ di cuore sarà dispiaciuto per Agnieszka Radwanska, in lacrime durante la premiazione. Era disperata per un infortunio al ginocchio sinistro che le ha impedito di difendersi al meglio. Ma il trionfo di Flavia Pennetta a Indian Wells è più che meritato. Le sono bastati 69 minuti per sollevare un trofeo pesante, in tutti sensi. Ingrossa il conto in banca, le regala 1.000 punti che la portano a ridosso delle top-10…ed era proprio pesante. Per le foto-ricordo, l’hanno lasciato sul tavolino per evitarle sforzi. E’ il più grande successo nella carriera di Flavia, il secondo più importante nella storia del tennis italiano. Soltanto il Roland Garros 2010, vinto da Francesca Schiavone, valeva di più. Ed è un piacevole segno del destino che sia arrivato proprio a Indian Wells, dove 15 anni fa Carlos Moya festeggiò il titolo di numero 1 ATP. Era il 15 marzo 1999, quando una vittoria in tre set contro Guga Kuerten gli diede la matematica certezza di salire in cima al mondo. Festeggiò con il suo staff tuffandosi in piscina. Tra loro c’era anche Josè Perlas, mentre Flavia ancora sgomitava nei tornei junior. Qualche anno dopo nacque una love-story da favola, interrotta bruscamente nel 2007. Non è azzardato dire che il comportamento di Moya (colto dai paparazzi con Carolina Cerezuela, sua attuale compagna, con cui ha messo al mondo due figli) sia una delle ragioni della prima grave crisi di Pennetta. “Magari dovrò pure ringraziarlo per avermi fatto scoprire le mie forze” disse due anni dopo, quando era rinata e aveva raggiunto le top-10. Ma nel 2012 la caduta fu ancora peggiore, perchè il polso non ne voleva sapere di restare in piedi. Si trascinò per qualche mese, poi l’epilogo era inevitabile: operazione.
Se cinque anni fa ringraziò (con un pizzico di ironia) lo spagnolo, stavolta il merito è esclusivamente suo. Con il polso fasciato voleva tornare in campo, bruciare i tempi. “Quello è stato l’unico momento in cui mi sono permesso di dirle qualcosa – ha raccontato papà Oronzo, intervenuto a SuperTennis dopo il match – le ho detto di prendersi il suo tempo e non affrettare il rientro”. Non è stato facile, perchè le erano crollate le certezze di 12 anni di carriera: il feeling con il campo e la presenza di Gabriel Urpi, coach-padre che non avrebbe mai lasciato se la federtennis francese non gli avesse fatto un’offerta irrinunciabile. Il posto di Urpi è stato preso da un coach giovane, motivato e pieno di entusiasmo: Salvador Navarro ha 37 anni e ha avuto una discreta carriera, con un best ranking al numero 138 e un secondo turno al Roland Garros. Ma da coach sembra avere un talento ancora maggiore. Approfittando di una Pennetta più “morbida” e ricettiva ai consigli, è riuscito a dare un’impronta spagnola al dritto. Adesso è più sicuro, passa più alto sopra la rete e non è più una banca per le avversarie nei momenti delicati. Anche per questo, c’è curiosità per vedere Flavia in azione sulla terra battuta, magari al Foro Italico, dove ha un conto in sospeso (il ritiro di due anni fa contro Serena Williams brucia ancora). E' sul cemento all’aperto, tuttavia, che il suo tennis completo di esalta. La semifinale allo Us Open è stata uno spettacolo, i quarti all’Australian Open anche, ma nessuno si aspettava il clamoroso successo nel “Quinto Slam” per antonomasia.
La finale è stato il match più semplice. Aveva lasciato tre giochi anche a Camila Giorgi, ma era un incontro delicato sul piano mentale. Anche questo lo era, ma si è capito quasi subito che la Radwanska non fosse a posto. Ha offerto resistenza nei primi game, quando ha avuto una palla break per salire 3-1. L’aveva conquistata con una bella risposta di rovescio. Sulla palla break, ha sbagliato un colpo in lunghezza. La Pennetta si è salvata chiamando occhio di falco, fermando il gioco e prendendosi un bel rischio. La partita è finita lì. Nel game successivo, Flavia è rapidamente salita 0-40: la seconda palla break è stata quella buona (aggressiva col dritto e rovescio in rete della Radwanska). Il match si è improvvisamente messo in discesa. Quando la Radwanska ha sparacchiato via un dritto per il 5-2 ‘pesante’, si è pensato che fosse nel pallone. Dopo 37 minuti, un rovescio lungolinea regalava alla Pennetta il primo set. Sul 6-2 0-1, “Aga” ha chiesto l’intervento della fisioterapista per farsi curare il ginocchio sinistro. Le ha fatto togliere la fasciatura e gliene ha messa un’altra, non prima di aver sparso un po’ di pomata. Un palliativo. Che la Radwanska stesse male era chiaro. L’unico dubbio riguardava la gestione del match da parte di Flavia. In effetti si disuniva, perchè consentiva alla Radwanska di procurarsi una palla break per andare avanti 2-0. Ma erano gli ultimi fuochi: purtroppo per lei, la polacca non stava recitando. Flavia ha preso un break di vantaggio con un pallonetto millimetrico. Al cambio di campo sul 2-1, si è avuta la sensazione che Agnieszka abbia pensato al ritiro. Per rispetto all’avversaria e al pubblico è rimasta in campo, attendendo la sconfitta. La Pennetta ha provato un pizzico di disagio (non è un caso che abbia commesso 24 errori), ma nel complesso ha gestito bene la situazione. Al secondo matchpoint, un passante fuori misura della Radwanska le ha dato il trionfo più bello, sublimato dalle stelle filanti sparate durante la premiazione.
Al suo angolo, oltre a Navarro e Tosello, c’era anche l’amico Fabio Fognini (allenato da quel Perlas che seguiva Moya 15 anni fa), che l’ha innaffiata d’acqua quando è andata a festeggiare il suo clan. Un trionfo che ha esaltato lo stato maggiore del tennis e dello sport italiano. Angelo Binaghi, pure lui intervenuto a SuperTennis, ha individuato il segreto della Pennetta nella “forza dei nervi distesi”. “Avete preso una cantonata: da più giorni sento dire che può tornare tra le top-10. Io rilancio: secondo me le stanno strette. Questa Pennetta può entrare tra le top-5 e ottenere grandi successi. L’aspettiamo a Roma. Ha vinto un torneo dove i nostri giocatori non avevano mai vinto più di 2-3 partite di fila”. Molto felice anche il presidente del CONI Giovanni Malagò, che con il suo Circolo Canottieri Aniene ha tesserato la Pennetta diversi anni fa. “L’ho sentita praticamente tutti i giorni. Era lei la prima ad essere sorpresa per questi successi, ma stava acquisendo piano piano maturità e sicurezza. E’ una grande storia di sport, tra qualche anno ce la ricorderemo. Un anno fa era numero 166 WTA e aveva pensieri di ritiro”. Gli stessi che le sono venuti per la prima volta un paio d’anni fa. Farà a bene a farseli passare. La Pennetta di oggi è la più forte di sempre. Aspettare non è mai sbagliato: anche stavolta ne è valsa la pena.
WTA MANDATORY INDIAN WELLS – FINALE
Flavia Pennetta (ITA) b. Agnieszka Radwanska (POL) 6-2 6-1
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