Nonostante massicce dosi di talento, la sfida tra Andy Murray e Grigor Dimitrov a Miami non si presentava con grandi premesse. Lo scozzese, testa di serie numero due, era reduce da una disastrosa apparizione a Indian Wells. Da parte sua, il bulgaro è confinato ai margini della trentesima posizione ATP e negli ultimi mesi non ha quasi mai messo in mostra il suo grande talento. Alla fine ha vinto lui un match bruttino, condito da un mucchio di errori e chiuso col punteggio di 6-7 6-4 6-3. E pensare che lo scozzese, sul 3 a 1 e servizio al terzo, sembrava avercela fatta. Ma dopo aver messo assieme 50 errori non forzati, beh, ha meritato di perdere. L'andamento del match, sin dai primi scambi, è dettato dall'indolenza del bulgaro (da una parte) e il troppo nervosismo dello scozzese (dall'altra). Il primo set si apre con Dimitrov al servizio e subito sotto 0-40. Grigor non demorde e, con l'ausilio di due aces, tiene il servizio. Ma il bulgaro sembra proprio volerlo cedere, il turno di battuta. Tocca ancora a lui e con un doppio fallo offre altre due palle break consecutive. La ciliegina sulla torta è lo smash facile facile, a campo aperto, scaraventato fuori di un metro. Murray, anziché infierire, restituisce subito il maltolto, pure lui con un doppio fallo. Lo scozzese scuote la testa, ride, si perde in lunghi ed estenuanti monologhi. "Wake up!", urla a se stesso. E la sveglia arriva al tiebreak. Aiutato da un disastroso Dimitrov, che lo inizia con un doppio fallo e lo termina con un rovescio affossato in rete che sigilla un eloquente 7-1.
I PASSAGGI A VUOTO DI MURRAY
Ci si aspetta l'eclissi totale di Dimitrov, ma a sparire dal campo è lo scozzese. Non mette più una palla in campo e in pochi istanti si ritrova sotto 4 a 0, con tanto di warning per aver abusato, impropriamente, della racchetta. Solo Grigor può dilapidare cotanto vantaggio e riesce financo a sfiorarla, l'impresa. Concede un minibreak e la palla del 5 pari al momento di servire per il set. Ma poi chiude, fermandosi ad un passo dal suicidio. Un set pari. La chiave del match sembra arrivare sull'1-2. Dimitrov si fa prendere dalla fretta, commette due o tre errori di troppo e concede il break. Murray si trova avanti 3 a 1 e servizio. Nemmeno il più ottimista dei tifosi del bulgaro, a questo punto, può auspicare in una rimonta. E invece a sparire dal campo (di nuovo!) è proprio lo scozzese. Perde cinque game di fila. Perde perché commette troppi errori, soprattutto di rovescio, che spianano la strada a un Dimitrov che ha trovato qualche buona soluzione, ma deve il successo soprattutto ai regali dell'avversario. Per Murray un altro Masters 1000 da dimenticare, con forma fisica e mentale che sembrano ancora essere lontane. La presenza di tutta la famiglia a Miami, neonata compresa, può essere una spiegazione della sua svagatezza. Per Dimitrov una piccola boccata d'ossigeno e di fiducia. La sua classifica è sin troppo ingenerosa a dispetto del talento. Chissà che non possa essere lui ad approfittare di un tabellone che ormai non ha più le sembianze di un Masters 1000. E poi, occhio, in tribuna è stata avvistata (e prontamente fotografata) Eugenie Bouchard. Che ci faceva la canadese, già eliminata, a seguire un match maschile?