Splendido Paolo Lorenzi a Quito: contro Bernard Tomic si traveste da big server, spara 25 ace e infila la prima vittoria contro un top-20, prendendosi la semifinale. È la seconda in carriera nel circuito maggiore: a (quasi) 35 anni è a un passo dal ritorno fra i primi 50.Ci sono tanti esempi per raccontare la persona Paolo Lorenzi. Ne viene in mente uno, lo scorso anno al Challenger di Cortina d’Ampezzo. Dopo aver vinto il titolo, il tennista senese è rimasto al circolo a lungo, concedendo interviste, selfie e autografi a tutti i presenti, foto per gli sponsor, brindisi con gli organizzatori e tanto altro. E quando finalmente è giunta l’ora di andarsene è tornato indietro, si è affacciato alla porta della piccola sala stampa, e ha salutato e ringraziato (!) i giornalisti. Un gesto semplice, che apparirà banale, ma è comune a pochissimi e racconta l’estrema umanità di un ragazzo d’oro, amato per i suoi risultati sul campo da tennis, ma ancor prima come uomo. Quando si parla di lui si rischia di cadere nella retorica, ma ogni aggettivo è meritato. Ha sempre un sorriso per tutti, pure dopo una sconfitta, e anche per questo fa doppiamente piacere accogliere ogni suo risultato di prestigio. Proprio come quello che ha appena infilato all’Ecuador Open di Quito, dove con una pioggia di 25 ace ha sbattuto fuori la prima testa di serie Bernard Tomic e raccolto la prima vittoria in carriera su un top-20, dopo ventidue tentativi andati male. Le statistiche non dicono che aveva già battuto Tommy Haas a San Paolo, due anni fa, perché il tedesco si era ritirato nel corso del secondo set, rovinandogli la festa. Stavolta invece è stato tutto perfetto fino al 6-7 7-5 6-3 con cui ha chiuso i conti, dopo poco più di due ore. Nella sua carriera Lorenzi ha indossato tante vesti: per anni è stato un estremo regolarista, poi talvolta si è addirittura reinventato giocatore serve&volley, ma mai gli era capitato di sparare tanti ace come oggi, con un rendimento di 91% con la prima di servizio. Per intenderci, Ivo Karlovic ha chiuso il 2015 con l’85%, miglior percentuale dell’intero circuito ATP davanti a Milos Raonic (81%).
TOMIC COTTO A FUOCO LENTO
Tomic è andato fino a Quito a caccia di punti ‘facili’, su una superficie che non ama affatto ma in un tabellone con soli quattro giocatori fra i primi 50 del mondo, però non ha fatto i conti con le condizioni di gioco molto complicate (2.850 metri sul livello del mare) e con un Lorenzi che da quelle parti si trova a meraviglia. Pare che a certe altitudini, dove la palla cammina molto di più, l’azzurro ci sia nato e cresciuto, invece ci transita giusto un paio di volte all’anno ma lascia spesso il segno. Non è un caso che dei suoi 17 titoli Challenger in carriera – risultato che lo colloca sul podio all-time, dietro solo a Lu (22) e Sela (19) – sei siano giunti in Colombia, dove le condizioni sono spesso simili a quelle dell’Ecuador. La scorsa settimana ha fallito per un pelo il diciottesimo, arrendendosi a Melzer junior in finale all’appuntamento di Bucaramanga, ma l’adattamento al Sudamerica ha dato i propri frutti. Sulla terra del Centrale, Tomic ha risposto poco e quando l’ha fatto (alla prima) ha vinto appena cinque punti. È andato avanti di un set vincendo il tie-break da 4-2 sotto, ma Lorenzi ha continuato a cuocerlo a fuoco lento, gli è rimasto appiccicato e l’ha beffato nel dodicesimo gioco del secondo set dopo aver annullato una palla del 6-6. E nel terzo è scappato via sull’1-1, difendendo un paio di palle-break e facendo capire a Tomic che punti gratuiti ne avrebbe visti ben pochi. L’australiano – che come genere di giocatore sta agli antipodi dell’azzurro: talento immenso ma zero spirito di sacrificio – ha capito che serviva più di quanto è parso disposto a dare e ha chiuso con un atteggiamento un tantino rinunciatario, ma che non cambia di una virgola il valore della vittoria di Lorenzi, e ancor meno di ciò che porta in dote.
BATTERE BELLUCCI PER IL BEST RANKING
Per il toscano c’è la seconda semifinale nel circuito maggiore, dopo quella di due anni fa a San Paolo, poi diventata finale, da provare a replicare in un match non impossibile contro Thomas Bellucci, già battuto due volte su tre. E poi ci sono 90 punti ATP preziosissimi: è una cifra a cui Paolino è abituato, perché equivalgono a una vittoria a livello Challenger, ma in questo caso pesano di più perché arrivano in mezzo ai grandi, gli stessi che per anni ha guardato col binocolo dalle retrovie della classifica, prima di accorgersi che c’era posto anche per lui. Ha sfruttato una dopo l’altra tutte le occasioni trovate sulla sua strada, e nel 2013 si è regalato addirittura una capatina nei primi 50. Qualcosa di impensabile anche solo fino a qualche tempo prima. Poi è uscito dai 100 e sembrava che quel numero 49 fosse destinato a rimanere il suo limite massimo, un sogno durato appena sette giorni. Invece ha disputato un ottimo 2015, ha aperto la stagione vincendo il Challenger di Canberra (dal 1° gennaio ha già messo insieme 260 punti, più di ogni altro italiano), e a quasi tre anni di distanza è pronto a migliorare quel best ranking siglato il 4 marzo 2013. Dovesse battere Bellucci lo ritoccherà di almeno tre di posizioni, in barba alla carta d’identità che il prossimo 15 dicembre dirà 35 e pure a chi gli fa presente che fra i top 50 ce ne sono appena tre nati prima di lui. Si dice che l'età sia solo un numero. Lorenzi l'ha preso alla lettera.
ATP 250 QUITO – Quarti di finale
Paolo Lorenzi (ITA) b. Bernard Tomic (AUS) 6-7 7-5 6-3
Thomaz Bellucci (BRA) b. Pablo Carreno Busta (ESP) 7-6 4-6 6-2
Victor Estrella Burgos (DOM) b. Renzo Olivo (ARG) 6-4 6-7 6-4
Albert Ramos-Vinolas (ESP) b. Feliciano Lopez (ESP) 7-5 4-3 ritiro
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