Paolo Lorenzi e Marco Cecchinato hanno confermato la loro presenza alle Challenger Tour Finals di San Paolo, al via il 25 novembre. L’utilità e il prestigio del torneo restano discutibili, ma il montepremi importante (e i 125 punti in palio) sono uno stimolo per tutti.Flavia Pennetta alle WTA Finals di Singapore, Roberta Vinci e Sara Errani al WTA Elite Trophy di Zhuhai, la coppia Bolelli/Fognini alle ATP World Tour Finals di Londra, Paolo Lorenzi e Marco Cecchinato alle ATP Challenger Tour Finals di San Paolo (Brasile). Insieme alla corazzata Spagna, l’Italia sarà l’unica nazione rappresentata in tutti i quattro Masters di fine stagione dei circuiti ATP e WTA. Un traguardo da condividere fra tutti i nostri, ma reso possibile dal recente “sì” di Lorenzi e Cecchinato alle Finals del Challenger Tour, che da mercoledì 25 a domenica 29 novembre accoglieranno i primi sette giocatori della classifica stilata in base ai punti raccolti nel corso dell’anno nel circuito minore ATP, ai quali si aggiunge una wild card a disposizione degli organizzatori. Nato nel 2011, da allora l’evento è sempre rimasto a San Paolo, seppur con tre cambi di location e uno di superficie. I primi due anni si è giocato sul veloce al Ginasio do Ibirapuera, la stessa struttura che ospita il torneo ATP 250 di febbraio, poi c’è stato il passaggio alla terra battuta, nel 2013 quella all'aperto della Sociedade Harmonia de Tênis, dallo scorso anno quella indoor dell’Esporte Clube Pinheiros. La formula è la stessa del più celebre torneo dell’O2 Arena: due gironi da quattro, coi migliori due promossi in semifinale. Dopo una partenza un po' in sordina, la manifestazione carioca ha saputo crescere e ritagliarsi una sua dignità, ma non tanto per il prestigio e la discutibile utilità, quanto per un montepremi di 220.000 dollari, vera ragione che spinge i giocatori europei a sobbarcarsi la trasferta sudamericana per un solo torneo, e per di più a fine stagione. Oltre al gettone di presenza di 6.300 dollari, ce ne sono in palio altrettanti per ogni match vinto nel round robin, più altri 21.000 al finalista e 66.000 al vincitore. Significa che se il campione riuscirà a rimanere imbattuto, si metterà in tasca 91.200 dollari (oltre a 125 punti ATP), una cifra di assoluto rispetto per giocatori solitamente abituati a competere per molto meno.
IL PIÙ GIOVANE e IL PIÙ ANZIANO
Un esempio? Paolo Lorenzi è stato fra i primi 50 del mondo, ma in carriera non ha mai raccolto un assegno così grande in un unico torneo. E come lui la gran parte – se non tutti – degli altri giocatori in gara: gli spagnoli Daniel Munoz-De La Nava e Inigo Cervantes, l’argentino Guido Pella (a segno nel 2012), l’uzbeco Farrukh Dustov e il moldavo Radu Albot. Esclusa la prima edizione, nelle altre tre c’è sempre stato un italiano: da Paolo Lorenzi a Simone Bolelli, passando per Filippo Volandri, unico dei nostri a laurearsi campione, al termine della stagione 2013. Per la prima volta, quest’anno ce ne saranno due, curiosamente il più anziano e il più giovane in gara. Grazie al poker di titoli fra Eskisehir, Cortina d’Ampezzo, Pereira e Medellin (oltre a una finale a quattro semifinali), Lorenzi ha messo insieme oltre 500 punti, chiudendo al terzo posto della classifica assoluta, dietro solamente a Munoz-De La Nava e al coreano Hyeon Chung, che però ha rinunciato al posto. Lui invece sta già programmando il terzo viaggio in Sudamerica nel giro di due mesi, con l’obiettivo di far meglio del 2012, quando si fermò alla prima fase. Cecchinato invece ha vinto un solo titolo a Torino, ma ha costruito la qualificazione con una costanza incredibile, che gli ha permesso anche di agguantare la finale nel ricco appuntamento di Genova e di arrivare per ben dieci volte in semifinale. Per il ventitreenne siciliano, che inizialmente sembrava poco intenzionato a partecipare ma alla fine ha confermato la sua presenza, la manifestazione di San Paolo potrebbe rappresentare la chance ideale per chiudere definitivamente coi Challenger, prima di ultimare la preparazione invernale e da gennaio buttarsi a pieno regime nel Tour. Nel suo caso, il circuito minore ha svolto a pieno il proprio compito di trampolino di lancio, portandolo fra i primi 100 del mondo. Ora tocca a lui confermare il suo valore. Ma prima, un ultimo impegno a livello Challenger gli è permesso. Perché presentarsi fra i grandi da ‘maestrino’ sarebbe il miglior biglietto da visita.
ATP CHALLENGER TOUR FINALS – L’ALBO D’ORO
2011 – Cedrik-Marcel Stebe (GER)
2012 – Guido Pella (ARG)
2013 – Filippo Volandri (ITA)
2014 – Diego Schwartzman (ARG)
Circa l'autore
Post correlati
Essere vulnerabili, e ammetterlo, è una grande risorsa
Vulnerabili lo siamo tutti, anche e soprattutto i tennisti, in un’epoca in cui la pressione per il risultato è...