Tutta la felicità di Jasmine Paolini dopo lo storico traguardo conquistato sulla terra rossa di Parigi
PARIGI – La felicità ha il bel sorriso e gli occhi vispi di Jasmine Paolini, che a 28 anni sta vivendo la stagione dei sogni ed ha appena tagliato il traguardo dei quarti di finale qui a Parigi. Eppure la partita con la russa Avanesyan, 70ª giocatrice del mondo, era cominciata malissimo: dopo pochi minuti Jasmine era già sotto per 4 a 0. «Ho cominciato facendo tanti errori – ammette la ragazza di Bagni di Lucca – giocavo un tennis disordinato, sbagliavo le scelte, anche perdere il primo gioco da 40-15 mi ha fatto sentire subito insicura, spaesata». Perso il primo set, Paolini ha cambiato ritmo ed ha finito per travolgere la sua avversaria con un parziale di 16 giochi a tre. «Mi sono sforzata di restare calma ed ho cominciato a spingere di più. Ho vinto qualche game combattuto e questo mi ha dato fiducia, non volevo ripetere gli ottavi in Australia, dove non mi battei al meglio (perdendo da Kalinskaya, ndc)».
Mercoledì nei quarti si prospetta la sfida molto difficile con Elena Rybakina, numero 4 del mondo, che finora non ha perso un set e che oggi ha dominato Svitolina (6-4 6-3). Tre i confronti diretti, Paolini ha vinto una volta per ritiro nel secondo set della sua avversaria, quest’anno sulla terra battuta (indoor) di Stoccarda la kazaka si è imposta 6-3 al terzo set dopo una lunga battaglia. «So bene cosa devo fare per metterla in difficoltà – dice Paolini – non farla entrare dentro il campo, giocare “lungo” sin dalla risposta, farla muovere il più possibile, aggredirla appena c’è una occasione. Il piano c’è, il problema sarà riuscire a metterlo in pratica, lei tira talmente forte…».
Dal 2020 nelle prime cento giocatrici del mondo, fino a quest’anno Jasmine non era mai avanzata oltre il 29º posto nel ranking. Nel 2024 il salto di qualità, sublimato dal trionfo nel “1000″ di Dubai, che l’ha anche spinta a toccare la 12ª posizione (attualmente è 15ª, ma i quarti parigini le valgono almeno la 13ª piazza). «Cosa è successo? Ho lavorato sul mio gioco ma soprattutto molto su me stessa, nel tentativo di credere di più nelle mie potenzialità. Alla fine della scorsa stagione ho giocato tante partite lottate contro le più forti, che mi sono servite per capire che potevo competere con loro, che batterle non era più un miracolo. Ora ho più fiducia nelle mie capacità, e vinco di conseguenza».
Chissà cosa succederà mercoledì, intanto Jasmine ha eguagliato il miglior risultato ottenuto a Parigi dal suo coach, Furlan, che nel 1995 arrivò nei quarti di finale, dove perse da Bruguera. «Me l’ha detto Renzo a pranzo – sorride Jasmine – aggiungendo che anche lui, negli ottavi (contro l’australiano Scott Draper, ndc) aveva cominciato sotto per 0-4, prima di vincere…».