A SPASSO PER IL FORO – La FIT ha fatto una bella figura tributando una bella cerimonia ai Moschettieri del 1976, con un occhio di riguardo per Adriano Panatta. Il torneo chiude con dati lusinghieri e l’Italia si è candidata al Masters ATP degli Under 21.

Ci siamo emozionati nel vedere di nuovo i Quattro Moschettieri del nostro tennis. Tutti insieme, uno accanto all’altro. Messe a tacere le polemiche, cancellati i timori, c’era anche Adriano Panatta, il “grande nemico” della FIT odierna. L’intercessione di Giovanni Malagò è stata decisiva, ma alla fine ha prevalso una delle virtù più importanti: il buon senso. Non è un segreto che il rapporto tra Panatta e la FIT sia irrimediabilmente compromesso. Sedici anni fa fu lui a favorire la salita alla presidenza di Binaghi, poi dopo tre anni il rapporto si è bruscamente interrotto. Motivo: la gestione di Panatta degli Internazionali, di cui è stato direttore fino al 2002. Processi, sentenze, appelli e controsentenze hanno stabilito che aveva ragione la FIT. E’ finita che Panatta ha risarcito quanto dovuto (nel complesso circa 45.000 euro, ultima tranche nell’autunno 2014). C’è stato un periodo in cui la figura di Panatta è stata quasi dimenticata, forse volutamente, da tutto l’entourage federale. Non una gran figura. Per questo, l’iniziativa di oggi ha un grosso valore simbolico. Binaghi ha partecipato alla cerimonia, ma non si è mai incrociato con Panatta (che è stato premiato da Francesco Ricci Bitti per le presenze in Davis e, insieme agli altri, da Lea Pericoli per i successi in Davis). Però ha applaudito mentre passavano le immagini di Santiago, e ha applaudito quando c’è stata una clip interamente dedicata a Panatta e ai suoi successi a Roma e a Parigi del 1976. Non sappiamo quanto il tributo sia stato spontaneo, o quanto dettato da Malagò piuttosto che dalla pressione indiretta del Roland Garros, che il prossimo 5 giugno gli farà premiare il vincitore. Però l’effetto è stato bello e positivo. Avrebbero potuto limitarsi a celebrare solo la Davis, invece hanno dato spazio ai successi individuali di Panatta, dandogli la possibilità di prendersi l’ovazione della gente. Per un attimo abbiamo pensato che ci sarebbe stato il famoso “Aaaaadriano…Aaaaadriano” degli anni 70. Ma l’età media del pubblico era troppo bassa per ricordarlo. Tutto è bene quel che finisce bene: la FIT ha evitato la brutta figura invitando Panatta, Panatta ha evitato la brutta figura rifiutando l’invito, alla fine ci hanno guadagnato tutti ed è venuta fuori una bella celebrazione. Rivederli tutti assieme è stato quasi commovente. Erano nella stessa “formazione” di 40 anni fa: Panatta e Bertolucci da una parte, Barazzutti e Zugarelli dall’altra. Sono passati lustri, è successo di tutto, ma i nostri Quattro Moschettieri sono sempre i soliti. 



In precedenza c’era stata la conferenza stampa di fine Internazionali. Per la prima volta, il presidente in carica del CONI ha preso parte alla conferenza di fine torneo (e non solo a quella di presentazione). A parte i record ampiamente annunciati nei giorni scorsi (205.000 spettatori e quasi 12 milioni di incasso), nonché l’ottima resa dei canali social del torneo, su cui l’organizzazione punta molto, la notizia riguarda la candidatura dell’Italia (anzi, della joint-venture FIT-CONI) per l’organizzazione del Masters ATP riservato agli Under 21. L’evento si terrà a partire dal 2017 nella settimana-cuscinetto tra Parigi Bercy e le ATP World Tour Finals. In campo i sette migliori Under 21 del ranking ATP più una wild card. Formula simile a quella delle ATP Challenger Finals appena cancellate. Il montepremi sarebbe di un milione e mezzo di euro, e pare che l’ATP voglia puntare parecchio su questo evento. Tra le varie cose, Binaghi ha rivelato che da gennaio dovrebbe essere istituita una “Race” riservata agli Under 21. Parlando con la stessa ATP, Andrew Dampf (corrispondente in Italia di Associated Press) ha appreso che l’evento è inserito in un disegno legato alla Next Generation. Per ora non si conoscono le altre città candidate, anche se dalle parole di Binaghi possiamo ipotizzare che ci siano alcune città extra-europee. “Il fatto che si giochi prima delle ATP Finals, a Londra, potrebbe essere un piccolo vantaggio logistico per noi”. Durante la conferenza stampa (in cui c’è stato poco spazio per le domande dei giornalisti, forse è un aspetto da migliorare: peccato, perché allacciandoci al tema di ieri, questa era certamente più interessante) ha rilasciato frasi importanti anche Giovanni Malagò: il CONI è pronto a investire per la costruzione del tetto retrattile sul Campo Centrale. E’ già stato pianificato l’investimento con il Credito Sportivo, ammortizzabile in 25 anni. Adesso la palla passerà alla Sovrintendenza e alla fattibilità di un progetto che andrebbe a incastonarsi in un’area super tutelata. Al contrario, l’anno prossimo ci sarà un ampliamento del campo Grandstand, la cui capienza sarà portata a 6.800 posti contro i 5.300 attuali. E’ stata una bella edizione degli Internazionali, con ottime prospettive di crescita. Come ha concluso Binaghi. “Non ci era mai capitato di chiudere un torneo con così tante idee e carburante per il futuro”.

Per noi, sinceri appassionati di politica federale, è stato interessante leggere i dati sugli introiti e gli investimenti della FIT. In particolare, ha fatto piacere l’incremento degli investimenti sull’attività sportiva (+78% dal 2007 a oggi) a cui non è seguito un uguale incremento dei costi per il funzionamento (+19%, c’è stata addirittura una flessione negli ultimi tre anni). A leggere i dati, non c’è dubbio che la FIT sia gestita egregiamente dal punto di vista economico (anche se onestà intellettuale impone di ricordare il gran numero di tasse federali: sono oltre 180 voci che influiscono al 25% sui ricavi, cifra stimabile in circa 15 milioni). A proposito, il consiglio federale di sabato ha stabilito che l’eventuale semifinale di Coppa Davis tra Italia e Serbia si giocherà a Milano, ma ha anche approvato sia il bilancio del 2015 che la previsione di quello del 2016. Ci auguriamo che venga fatto come l’anno scorso, quando il bilancio 2014 è stato presentato in un’apposita conferenza stampa.


La vicenda tecnica, come per tutta la settimana, ve l’ha raccontata Marco Caldara. Serena Williams ha vinto il torneo femminile e ha messo fine a un’emorragia che andava avanti da troppo tempo. Non capitava dal 1998 che si presentasse a Roma senza aver vinto un solo titolo in stagione. E‘ favorita per il Roland Garros? Forse sì, perché l’abbiamo vista motivata a sufficienza. E poi si diverte a dire che la terra battuta e “Una delle mie superfici preferite”. L’esatto contrario di Murray. Lui sostiene che la terra sia la superficie dove ha meno aspettative, meno obiettivi, e dove si sente più sorpreso per gli ottimi risultati. “Probabilmente è la superficie dove ho ottenuto i miei migliori risultati negli ultimi due anni – ha detto – prima pensavo che fosse quella più difficile, la peggiore. Poi ho iniziato a battere i migliori e scendo in campo con più fiducia. Devo ringraziare il mio staff: hanno sempre sostenuto che la terra avrebbe potuto essere la mia migliore superficie”. Da quando ha cambiato preparatore atletico (il precedente, Jez Green, oggi lavora con Alexander Zverev) e l’approccio al lavoro fisico, Andy ha migliorato gli spostamenti e i suoi risultati sono nettamente migliorati. Difficile dire se sarà il favorito a Parigi. Il successo a Roma, per quanto importante, è stato certamente condizionato dalle fatiche di Djokovic nei giorni scorsi: due ore e mezza per battere Nadal, tre per superare Nishikori. A Murray è andata di lusso, con Goffin nei quarti e Pouille in semifinale. Anche per questo, la nostra opinione è che Djokovic sia il favorito numero 1, con Murray e Nadal sullo stesso piano come prime alternative. Gli altri sono lontani, Federer e Wawrinka compresi. Ma avremo tempo per parlarne. Stasera è tempo di salutare il Foro Italico, le statue, i pini, la bellezza di un posto inimitabile.