L'ultimo ranking ATP lo vede al numero 38. Benoit Paire è il sesto tennista francese, ma da qui a fine stagione avrà la possibilità di superarne tre: Mannarino, Monfils e Gasquet sono decisamente alla sua portata. Tuttavia, a due mesi dalla finale di Coppa Davis contro il Belgio, il 28enne di Avignone sembra escludere qualsiasi possibilità di convocazione. A margine della finale persa a Metz contro Peter Gojowczyk, ha chiarito alcuni punti che sembrano rendere impossibile la sua partecipazione all'evento di Lille. “La questione è fin troppo facile – ha detto – sinceramente, per tutta la vita ho sognato di giocare in Coppa Davis. Tuttavia, oggi non ho nessun tipo di contatto con Yannick Noah. Ma non è niente di nuovo: quando vengono organizzate le cene prima di ogni convocazione, io non vengo mai invitato”. I rapporti tra Benoit e la federazione francese sono ai minimi termini dallo scorso anno, quando fu sospeso per 6 mesi a causa di un comportamento “poco professionale” durante le Olimpiadi di Rio de Janeiro. Da allora i contatti si sono azzerati. “A febbraio c'è stata la trasferta in Giappone – racconta Paire – al mio posto, hanno convocato Jeremy Chardy. In quel momento era numero 80 del mondo, mentre io ero in 40esima posizione (per l'esattezza, 71 contro 44, ndr). Nel match successivo, contro la Gran Bretagna, hanno scelto Adrian Mannarino come quinto uomo. Eppure sanno che io posso rendere anche sulla terra battuta. Quando la Francia vince io sono contento, questo non cambia, però vi chiedo un favore: non parlatemi di Coppa Davis”.
MANCATO RIAVVICINAMENTO
Lo dice manifestando un certo fastidio, la cosa gli pesa per davvero. Benoit si è poi concesso uno scatto d'orgoglio: “Tutti sanno che sono in grado di vincere qualsiasi titolo, che potrei essere ancora più avanti in classifica. Tuttavia, quando si giocherà la finale di Coppa Davis, sarò in vacanza”. Come detto, le polemiche con la FFT risalgono all'anno scorso, quando aveva infranto alcune regole di squadra durante le Olimpiadi. Pare che abbia trascorso alcune notti fuori dal villaggio olimpico, oppure che sia tornato troppo tardi. Inoltre avrebbe rilasciato dichiarazioni negative sul torneo olimpico, “reo” di non distribuire punti ATP. Oltre a lui, erano state squalificate Caroline Garcia e Kristina Mladenovic, entrambe per commenti negativi sulla FFT. I vertici federali, tuttavia, graziarono le prime due. Secondo le malelingue fu una scelta strategia, poiché da lì a poco avrebbero giocato la finale di Fed Cup. Da parte sua, Paire “non serviva”, almeno sul breve termine, dunque la sua squalifica fu confermata. Stupisce che non sia avvenuto un chiarimento con Yannick Noah, uomo di carisma e attento comunicatore. Lo scorso marzo, alla vigilia del quarto di finale contro la Gran Bretagna, Noah “aprì” a una possibile convocazione di Paire, tanto da seguire i suoi match a Miami e parlare con coach Thierry Champion. Per vie traverse, il giocatore diede una disponibilità che però non è sfociata nella convocazione. La situazione non si è sbloccata: Benoit non è stato convocato neanche per la semifinale contro la Serbia. Da lì, lo sfogo-provocazione di Metz. Va detto che sarebbe difficile, per lui, trovare posto tra i titolari: Noah ha sempre optato per i doppisti Mahut ed Herbert, dunque resterebbero due soli posti per il singolare: con Lucas Pouille che rappresenta il futuro, ci sono giocatori con maggiore esperienza come Tsonga, Monfils e lo stesso Gasquet. Sembra evidente, tuttavia, che le ragioni delle mancate convocazioni non siano soltanto tecniche.