
Il calvario di Andujar è iniziato nel 2015 al torneo di Gstaad, vinto l'anno precedente, quando nell’eseguire un servizio ha avvertito un forte dolore al gomito. Ha deciso di non dargli troppo peso, ma la questione era seria e l’ha obbligato a chiudere la stagione dopo lo Us Open. Per evitare l’intervento chirurgico ha tentato la via di un trattamento conservativo, e si è presentato al via della stagione 2016, ma il dolore non è passato e dopo soli sei tornei ha dovuto cedere: operazione. È andato una prima volta sotto i ferri nel marzo del 2016, quando i medici gli hanno applicato un chiodo per far aderire il tendine all’osso, ma dopo un rapido tentativo di rientro ha visto che il problema non se n’era andato. “Inizialmente – ha raccontato – pensi solo a voler tornare in campo, perché speri di avere un recupero molto rapido. Purtroppo nel mio caso non è stato così. Il gomito continuava a farmi male, e non potevo fare nient’altro se non fermarmi di nuovo”. Così ha deciso di operarsi una seconda volta, a novembre. Problema risolto? Macché. Lo scorso aprile, a soli quattro mesi e mezzo dall’intervento precedente, era di nuovo in ospedale per una terza operazione, che a quanto pare dovrebbe aver sistemato le cose. Fra settembre e ottobre Andujar ha giocato un paio di Futures, vincendo un match che gli ha permesso di riconquistare un posto nella classifica ATP (al numero 1.707), e si sta allenando sul cemento in vista del 2018, anche se non ha ancora ufficializzato la data del rientro. Può usufruire del ranking protetto, ma non si è iscritto all’Australian Open.
A trasmettergli tanta voglia di non mollare è stato l’affetto delle persone che gli stanno vicino, le stesse di quando era un ragazzino. “Per fortuna – ha spiegato – ho sempre tenuto i piedi per terra. Questo mi ha aiutato, perché quando le cose non vanno bene è fondamentale aver accanto le persone giuste, ancora di più nel tennis che è uno sport individuale. Mi sono stati vicino in tanti, e ho ricevuto grande appoggio anche da numerosi colleghi. In certe situazioni si capisce che la cosa peggiore, per un giocatore, non è la sconfitta, ma sono gli infortuni. Vincere o perdere dipende da noi, gli infortuni no. Un giocatore quando si fa male deve essere forte d’animo e stare tranquillo: solo così può tenere duro a lungo”. Nel periodo lontano dai campi Andujar ha dato una svolta alla sua vita privata, convolando a nozze nel novembre del 2016 con la fidanzata Cristina e diventando papà a luglio di Pablo Junior. Una bella motivazione in più per tornare a fare sul serio sui campi da tennis, con ancora negli occhi lo splendido match giocato nel 2014 a Rio De Janeiro contro Rafael Nadal (che lo batté per 12/10 al tie-break del terzo, dopo avergli cancellato due match-point) e Juan Martin Del Potro come modello. “Sapere – ha detto – che un altro giocatore è riuscito a tornare più forte di prima dopo tanti problemi mi dà molta forza e tante motivazioni. Pur tenendo presente la distanza fra lui, che è uno dei più forti del mondo, e me, se ce l’ha fatta lui perché non devo riuscirci io? Anche Del Potro aveva provato a rientrare, senza i risultati sperati. Ma ci ha riprovato, e poi riprovato ancora. È una grande fonte d’ispirazione per chi come me passa parecchio tempo senza poter giocare”.
