CINCINNATI – Lo svizzero vince un Masters 1000 dopo due anni: battuto Ferrer per l’80esimo titolo in carriera. Allo Us Open chi sarà più favorito di lui?
Di Riccardo Bisti – 18 agosto 2014
Missione compiuta. Nonostante il poco tempo per recuperare dopo la semifinale contro Milos Raonic (non troppo faticosa, a dire il vero), Roger Federer doveva sistemare un paio di cose nel match clou del Masters 1000 di Cincinnati. Doveva mettere fine alla maledizione delle finali, dopo che nel 2014 ne aveva vinte appena due su sette, peraltro in tornei di secondo piano (Dubai e Halle). E doveva tornare a vincere un Masters 1000 dopo due anni di attesa, sfruttando una congiunzione astrale particolarmente favorevole. A Toronto era stato bloccato da Tsonga, stavolta David Ferrer non è riuscito a fargli lo sgambetto. Non ce l'aveva fatta in 15 scontri diretti, era difficile immaginare un miracolo di Ferragosto. In realtà, “Ferru” aveva un paio di appigli: in primis, il maggior riposo dopo la semifinale. Superati i 30 anni, certe cose si sentono. In secundis, un clima perfetto per un corridore come lui, abituato a sbuffare sotto il sole dell’accademia TenisVal di Valencia. C’era un clima talmente umido da far grondare di sudore persino Federer, Mr. Perfezione anche nel portamento. A un certo punto, lo svizzero ha chiesto di mettere in azione il maxi-ventilatore posto dietro la sua panchina. Vuol dire che ne aveva proprio bisogno. Eppure, nonostante un passaggio a vuoto di 4-5 game nel secondo set, non ha avuto grossi problemi nel vincere il 22esimo Masters 1000 in carriera, 80esimo titolo in carriera. La finale è rimasta ampiamente sotto le due ore e si è chiusa col punteggio di 6-3 1-6 6-2. Federer trasmette grandi emozioni quando gioca, ma forse le più belle e genuine sono arrivate dopo il matchpoint. Quando occhio di falco ha certificato che l’ultimo colpo di David Ferrer era fuori di pochi millimetri (povero David, un altro falco malandrino lo aveva privato del successo a Miami 2012), Roger si è lasciato andare a un bellissimo sorriso, un mix di gioia, sollievo e divertimento. A 33 anni, si gode il sapore di ogni successo come non gli accadeva fino a qualche anno fa. Ed è bello vedere un campione come lui ancora così gioiosamente attaccato al tennis.
LA DIFFICILE TATTICA DI FERRER
Intendiamoci: ha avuto un pizzico di fortuna. Negli ultimi due turni ha trovato due avversari contro i quali non perde mai. Raonic rischia di diventare come Roddick, incapace di tenergli testa nonostante il servizio-bomba, mentre Ferrer non ha le armi tecniche per azzannarlo. Tuttavia, osservando questa finale, si è capito che aveva studiato con attenzione la tattica con Josè Altur. Ha provato a giocare a viso aperto, anche a costo di commettere qualche errore di troppo. Sul cemento rapido di Mason (la località dove si gioca il torneo, a 22 miglia da Cincinnati), perdere campo sarebbe stato mortifero. Ha spesso giocato di controbalzo, nel tentativo di mettere Federer sulla difensiva. Ha anche spinto con il rovescio lungolinea. C’era poi l’opzione più difficile: obbligare Federer a giocare in centro per poi tirare il dritto incrociato stretto. Qualche volta il giochino ha funzionato, ma non si può impostare la partita su una tattica così complicata. E così, travolto ansia e pressione, ha commesso due doppi falli nell’ottavo gioco che hanno mandato Federer sul 5-3 (nonostante un punto vinto con demi-volèe e corpo a corpo a rete). Nel game successivo, Federer ha rimontato da 0-40 e si è preso il primo set. Avrebbe potuto ammazzare la partita in avvio di secondo, ma non ha sfruttato quattro palle break. Quando Ferrer si è salvato ed è volato fino al 5-0, in tanti hanno pensato al record negativo nelle finali. Come se fosse una vicenda psicologica.
LE NUOVE PROSPETTIVE DI ROGER
A fine secondo set, dopo aver tenuto un turno di servizio che gli avrebbe consentito di servire per primo nel terzo, Roger è scappato negli spogliatoi, prendendosi 5-6 minuti che l’hanno rigenerato. Nel terzo ha ripreso ad essere maestoso. Il break arrivava al quarto gioco, per nulla imprevisto, e veniva sigillato da un’altra “rottura” nell’ultimo game. A 33 anni e 9 giorni, Federer è il più anziano a infilarsi tra i top-3 dai tempi di Andre Agassi (che fu addirittura numero 1 in età più avanzata). Ma questo Federer può ancora crescere. La classifica ATP potrebbe regalargli sorprese inattese fino a pochi mesi fa. A inizio stagione, parlando delle aspettative per il 2014, disse che gli sarebbe piaciuto vincere cinque tornei. Può ancora farcela, ma di certo avrebbe messo la firma per giocare otto finali ed essere ancora in gara in Coppa Davis (anche se l’eventuale finale, dando per scontato il successo contro l’Italia, si giocherebbe in trasferta). “Avevo portato a casa un paio di piccoli tornei, sono lieto di averne intascato finalmente uno grande!” ha detto dopo il successo. Federer è tornato grande, il fucile ha ripreso a sparare.
MASTERS 1000 CINCINNATI – Finale
Roger Federer (SUI) b. David Ferrer (SPA) 6-3 1-6 6-2
MASTERS 1000 – I PLURIVINCITORI
Rafael Nadal – 27
Roger Federer – 22
Novak Djokovic – 19
Andre Agassi – 17
Pete Sampras – 11
Andy Murray – 9
Thomas Muster – 8
Michael Chang – 7
Boris Becker – 5
Jim Courier – 5
Gustavo Kuerten – 5
Marcelo Rios – 5
Andy Roddick – 5
Marat Safin – 5
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