Come in un’orchestra, ognuno con il suo talento ha contribuito alla stessa sinfonia. E Jannik Sinner, il leader, ha fatto l’andatura
“In una buona orchestra,” dice Daniel Pennac, studioso francese di pedagogia, “.. ogni musico suona il suo strumento! Ciò che conta è trovare l’armonia giusta per uno stesso brano”. Parole con le quali lo studioso rende omaggio alle singole attitudini poste al servizio del collettivo. E aggiunge: “Una buona squadra, dunque, non è un plotone di visi anonimi che segna il passo ma un insieme di solisti, ognuno col suo talento, riuniti nello spartito di una stessa sinfonia. Un percorso comune in cui anche il tin tin del piccolo triangolo e il bloing bloing dell’umile scacciapensieri, diventano importanti come il primo violino e divengono parte di un fine comune: il successo del pezzo”.
Una bella metafora che si offre a un tennis amante del suo individualismo ma capace di sorprendere anche come splendido sport di squadra. La vittoria di questa meravigliosa Coppa Davis segue quella cilena del ‘76 e racconta, oggi come allora, che tali traguardi sono il frutto di grande amor di patria, senso di appartenenza e condivisione. Un concentrato di sensazioni che in un campionato a squadre come questo vengono ancor prima del risultato stesso. E così come sempre accade in ogni team competitivo, c’è sempre un leader a fare andatura e in Andalusia, Jannik Sinner ha imposto la sua con il candore del ragazzo della porta accanto, pronto a mettere una toppa in situazioni compromesse già in abbrivio e a farsi gregario di successo accanto al tenace Lorenzo Sonego. Ai due il plauso di aver portato a casa doppi decisivi di questa fase finale e a capitan Volandri il merito di aver garantito sulla loro affidabilità. Olanda, Serbia e Australia hanno dato filo da torcere a tutto il team italico! In cambio hanno sentito sulla propria pelle tutta la forza di
un ambiente che finalmente fa squadra dinanzi al raggiungimento dei grandi risultati.
Senza i tre match point annullati a Djiokovic, oggi scriveremmo un’altra storia, ma in quei tre punti non c’era soltanto l’orgoglio di Sinner ma anche quello di Arnaldi, Musetti, Sonego e di tutto un movimento. La cose sono andate come sappiamo e le immagini in arrivo dalla Spagna, sono il volto di un tennis giocato per se stesso ma anche per gli addetti ai lavori e per gli appassionati dell’italico Stivale. E non finisce qua giacché, orchestrali o solisti che siano, hanno vinto i giovani valorosi, corretti e dal viso pulito. Davismen vincenti anche dell’Italia che sarà.