11 anni fa, il mondo è venuto a conoscenza dell'Operacion Puerto: la Guardia Civil spagnola scoprì un agghiacciante mercato di emotrasfusioni e utilizzo scientifico di EPO. Doping sistematico sotto la supervisione del dottor Eufemiano Fuentes. Sono emersi i nomi di 58 ciclisti coinvolti, ma altri sono rimasti nell'oscurità. E c'è il sospetto che si tratti di atleti di altre discipline, tennisti compresi. L'anno scorso, la WADA (l'agenzia mondiale antidoping) è venuta in possesso delle sacche di sangue ancora senza un nome, e pare che sia riuscita a decifrare a chi appartengono. A margine di un congresso su sport, doping e società tenutosi a Madrid, l'ex direttore generale WADA David Howman (a dx nella foto in alto, ndr) ha detto che l'organizzazione si sta consultando con alcuni legali per capire se sarà possibile rendere pubblici i nomi senza incorrere in problemi legali. La WADA ha ottenuto le sacche di sangue lo scorso anno, dopo aver vinto un ricorso presso la Corte d'Appello di Madrid, evitando che i 211 campioni fossero distrutti. Le sacche sono state analizzate presso i laboratori accreditati di Losanna, ma i risultati non sono ancora stati resi noti per la paura di ripercussioni legali. Va detto che le eventuali sanzioni sportive sono ormai cadute in prescrizione, secondo la WADA addirittura dal 2014.
NOMI NELL'OSCURITA'
“Non è un processo facile – ha detto Howman – l'Operacion Puerto ha generato grande frustrazione sia per noi che per gli atleti puliti. Non abbiamo una chiara percezione della sua portata, e stiamo continuando a parlare con gli avvocati in merito ai soggetti coinvolti. Tutto il modo vuole conoscere questi nomi, ma ci sono ostacoli legali da affrontare. Adesso è troppo tardi: una volta sopraggiunta la prescrizione, non c'è più la possibilità di sanzionare gli atleti e bisogna muoversi con cautela”. Tuttavia, Howman è convinto che ci sia la necessità di giungere a una conclusione definitiva. “Purtroppo la soluzione non sarà ideale, ma non è nelle mie mani. Rispetto le decisioni dei giudici, della WADA e delle parti coinvolte, anche se è difficile accettarle”. Pare che le sacche di sangue appartengano a 36 atleti, non tutti ciclisti. Ad oggi, tuttavia, gli unici a pagare sono stati i professionisti della bicicletta. Tra loro, nomi importanti come Alejandro Valverde, Ivan Basso, Michele Scarponi e Jan Ullrich. Da allora, la faccenda si trascina nelle aule dei tribunali, tenendo conto che nel 2006 – quando la Guardia Civil ha perquisito la clinica di Fuentes – il doping non era reato penale in Spagna. Per una serie di cavilli, dunque, è possibile che i nomi non vengano mai alla luce. Sarebbe una profonda ingiustizia, tenendo conto che ormai non ci sarebbe più il rischio di sanzioni sportive. Ma il rischio di finire al pubblico ludibrio, a volte, spaventa più delle stesse squalifiche.