Ons Jabeur supera la Jovanovski (tds n.1) a Baku: gli arabi hanno trovato una campionessa? Lei vorrebbe cambiare il tennis femminile…facendo scherzi negli spogliatoi.
Ons Jabeur nel giorno del successo al Roland Garros junior
Di Riccardo Bisti – 25 luglio 2013
Gli arabi vogliono dare un senso alla loro voglia di tennis. Una fame che esplode nelle centinaia di ore di diretta su Al Jazeera Sport. Hanno passione, ma non hanno giocatori. Ma il 24 luglio 2013, Santa Cristina da Bolsena, può essere un giorno importante. Di sicuro è il primo in cui non hanno rimpianto Karim Alami, Hicham Arazi o Younes El Aynaoui. Al torneo WTA di Baku (235.000$, cemento) è esplosa la stella di Ons Jabeur, ragazzona tunisina che promette di essere la “Next Big Thing” dello sport arabo. L’avevamo conosciuta nel 2010 e nel 2011 al Roland Garros Junior, quando raccolse una finale e una vittoria (vinse su Monica Puig sul campo 2, costringendola alle lacrime). Prima di lei, nessuna tennista araba aveva ottenuto un risultato del genere. Un risultato storico, tanto che qualche mese dopo l'hanno nominata "Personalità Sportiva Araba dell'anno". Ma dopo l’altare dei tornei junior, ha dovuto annusare la polvere del professionismo. E Ons, lontana dalla luce dei riflettori, non ha deluso. Nel 2012 ha scalato quasi 1.000 posizioni nel ranking WTA (da 1.209 a 263) e oggi è il personaggio del giorno. Non aveva mai vinto un match nel tabellone principale di un torneo WTA: A Baku le hanno dato una wild card e lei ha ripagato battendo Daria Gavrilova e Bojana Jovanovski, numero 1 del tabellone. Una vittoria netta, di carattere. Ons è partita come un razzo (4-0, cedendo solo due punti), poi ha saputo rimontare da 3-5 nel secondo set per chiudere con il punteggio di 6-2 7-5. Tuttavia, quella contro la serba non è la vittoria più importante della sua giovane carriera: lo scorso anno, infatti, aveva superato Jie Zheng a Dubai.
Ons piace perchè può essere il ponte che collega il rigoroso mondo arabo alla frivolezza occidentale. Per certi versi, lo è già. E’ un’accanita fruitrice di Twitter, tanto che nelle ultime ore ha risposto a tutti quelli che l’hanno riempita di complimenti (ed erano tanti). E piace perchè gioca bene a tennis, ma non ha trascurato gli studi. Tra un torneo e l’altro, ha dato gli esami e finalmente ha preso il diploma. “Sto lavorando duro – aveva detto in gennaio – ho studiato e giocato per tutto il 2012. Adesso darò il massimo nei primi quattro mesi, poi mi concentrerò per un po’ sulla scuola”. Detto fatto. Nel 2013 ha già vinto tre tornei ITF: a Tunisi, poi a Fukuoka e Kurume, entrambi in Giappone. Dopo il terzo titolo si è fermata per un mese, saltando anche l'amato Roland Garros. E’ tornata per le qualificazioni di Wimbledon: ha perso subito, ma aveva un pezzo di carta in più, che le ha fatto smaltire più in fretta la delusione ai Giochi del Mediterraneo, dove ha fallito la medaglia in singolare. Presa la maturità francese, adesso si concentrerà sul tennis per almeno un anno. Ons è una ragazza simpatica, dalla personalità giocosa. Fuori dal campo, mostra tutti i suoi 19 anni. Scherza con tutti: arbitri, giocatrici, persino con i giornalisti. Forse ha capito che passare dal cuore è il modo migliore per ammorbidire la penna. Chissà. Però ha grandi sogni e ha intenzione di scaricarli sul lavoro quotidiano. Dopo essere stata seguita da Luca Appino, per qualche tempo si è allenata presso l’Accademia di Justine Henin in Belgio, poi la scorsa estate si è affidata ad Andrei Olhovsky, ex top 50 russo e ottimo doppista (noi lo ricordiamo per averlo affrontato in Davis nel 1996). Ancora giovane, possiede già una buona esperienza, avendo lavorato con Elena Dementieva, Svetlana Kuznetsova ed Elena Vesnina.
“E’ molto bravo, fa lavorare duro – dice la Jabeur, il cui fisico non è esattamente da indossatrice – ed è lo stesso con il preparatore atletico. Lavoro talmente tanto che non mi fa sentire le gambe. Ma va bene così, sento che stiamo facendo un buon lavoro". Olhovsky ritiene che la tunisina debba credere di più in se stessa. E che la simpatia, a volte, può essere un limite. “Ha bisogno di concentrarsi di più, ma il gioco non le manca. E’ una ragazza simpatica, troppo simpatica anche sul campo da tennis. Ha bisogno di essere più dura e credere in se stessa. Se ci riuscirà, diventerà perfetta. Il suo stile di gioco è speciale e particolare per una ragazza. E’ insolito. Sono convinto che, quando troverà fiducia e condizione fisica, per le avversarie sarà molto dura”. Ma come gioca la Jabeur? Non arriva ai livelli di Taylor Townsend, clamorosa interprete del serve and volley, ma anche lei ama la fantasia. Si presenta spesso a rete, ama usare lo slice, sembra non temere le avversarie più esperte. Sogna di entrare tra le prime 10, frutto di uno spirito competitivo che l’accompagna sin da bambina. “Quando avevo 3 anni, dicevo a mia mamma e alla sue amiche: ‘Vi batterò!’. Tuttavia devo migliorare sul piano fisico perchè ho qualche problema respiratorio. Non respiro bene quando sono in campo, ma sto lavorando in questo senso. Amo le sfide”. Ovviamente, non la spaventa nemmeno la vita da professionista, fatta di viaggi e solitudine conditi da allenamenti, partite e camere d’albergo. “E’ vero. Ogni atleta può avere momenti di solitudine. Ti senti soffocare e avresti bisogno di un periodo di riposo, ma non puoi farci nulla. Devi passarci sopra e continuare a giocare. Quando perdi un paio di volte al primo turno, senti che è finita. Ma non bisogna mai rinunciare. Passare dai momenti difficili è l’unico modo per raggiungere quelli felici”. Frasi cche sorprendono, se a pronunciarle è una ragazza di 18 anni (ne compirà 19 il 28 agosto). Una ragazza dagli obiettivi importanti anche fuori dal campo. “Mi hanno detto che nel circuito WTA le tenniste non sono molto amiche tra di loro. Non so perchè sia così, io vorrei cambiare le cose. Io sono il tipo di persona che ama fare scherzi nello spogliatoio. In campo è una cosa, ma fuori possiamo essere amiche”. Vaglielo a spiegare, alla Sharapova. Tanti auguri, Ons.
Post correlati
Essere vulnerabili, e ammetterlo, è una grande risorsa
Vulnerabili lo siamo tutti, anche e soprattutto i tennisti, in un’epoca in cui la pressione per il risultato è...