Federico Ferrero ha "placcato" Albano Olivetti, gigante che si è fatto conoscere per il suo servizio-bomba. Il bisnonno era italiano, ma nessuna illusione: è francese al 100%.
Albano Olivetti in azione a Marsiglia

Di Federico Ferrero – 28 febbraio 2012


Due chiacchiere con l’affabile Albano Olivetti, ragazzo alsaziano del 1991 che la scorsa settimana ha superato le qualificazioni all’Open 13 di Marsiglia (annullando un match point nell’ultimo turno a Romain Jouan) e ha giocato i primi quarti di finale in un torneo ATP dopo aver battuto il numero 8 del mondo Mardy Fish. Ha messo a segno 101 ace in 5 partite ed è titolare del record ufficioso di velocità al servizio: quasi 260 chilometri all’ora.
 
Albano Olivetti, niente che fare con Camillo e la lettera 22?
«Qui? Non, dommage…»
 
Il nome è una denuncia, però: lei è italiano. Anzi, meglio: lei è piemontese.
«Mio bisnonno era italiano. Andò via da Torino per venire a lavorare in Francia. Io sono nato qui, vivo ad Haguenau e dell’Italia non so quasi niente: so che mio padre ha un cugino che vive vicino a Milano, tutto qui. Io sono al 100% francese».
 
Peccato, abbiamo bisogno di tennisti. Suo papà si chiama Jean-Pierre, lei Albano. Perché?
«Solo perché gli piaceva quel nome italiano e ha convinto mia mamma».
 
Come arriva al tennis?
«Abito vicino a un circolo di tennis, è proprio sulla strada. Mio padre giocava e mi portava con lui».
 
Dicono che lei abbia servito, al challenger di Bergamo, a 258 km/h. Mardy Fish è uscito dal campo sostenenfo che Olivetti batte più forte di Isner e di Karlovic. Complimenti. Ma lei sa solo servire?
«Direi di no. Non sono un Taylor Dent, mi sento più un Karlovic ma me la cavo bene anche e rete. E da fondo non sono da buttare. Non è facile giocare contro di me».
 
Se serve come a Marsiglia no di certo. Ha guadagnato cento posizioni in una settimana. Dove vuole arrivare?
«Quest’anno vorrei ottenere la classifica sufficiente per giocare le qualificazioni nei tre Slam che rimangono, e terminare l’anno nei 200 del mondo».

Due metri e 3 centimetri per 104 chili. Sulla terra battuta pensa di essere competitivo?
«Beh, per è difficile giocare sul lento, lo so. Però è anche vero che costringo i miei avversari a giocare diversamente, visto che attacco ogni volta che posso. Anche sulla terra».
 
Ci parli del suo coach.
«Si chiama Laurent Raymond ed è favoloso! Conosce benissimo il tennis. Ha una pazienza e una gentilezza incredibili e sono molto felice di avere la possibilità di lavorare con lui».
 
Carattere difficile, Albano?
«No, è che a volte mi sveglio male».
 
Il tennis ha bisogno del serve&volley. Bonne chance…
«Merci. E grazie per l’intervista».
 
Quando non ringrazierà più per essere stato intervistato, vorrà dire che sarà diventato famoso.