A parte il doppio Melo-Soares, il Brasile non ha grosse speranze di medaglia a Rio de Janeiro. C’è grande amarezza per il vuoto lasciato da Gustavo Kuerten, impossibilitato a giocare a causa dei cronici problemi all’anca. “Ma così ho più tempo per provare a sviluppare il tennis nel mio paese. La vivo come una missione”.

Le Olimpiadi si terranno in Brasile, ma i tennisti di casa non hanno grosse speranze di medaglia. Soltanto Marcelo Melo e Bruno Soares, impegnati nel doppio maschile, potrebbero avere qualche chance. Il problema è che non giocano quasi mai in coppia. Sarebbe diverso se i brasiliani potessero contare su Gustavo Kuerten, ex numero 1 ATP e vincitore di tre Roland Garros. Semplicemente, il più forte tennista mai prodotto dal Brasile. La sua carriera agonistica è terminata nel 2008 e oggi fatica persino ad allenarsi a causa dei problemi all’anca che ne hanno pregiudicato l’ultima parte di carriera, obbligandolo a diversi interventi chirurgici. “Il tennis è stato una grande parte della mia vita – ha detto ad AP, che l’ha intervistato a Parigi – ma adesso sto colorando la mia vita con altre storie e altri sapori. Certo, sarebbe bello scendere in campo e sudare, ma devo convivere con questa situazione” A un passo dai 40 anni di età, non gioca da quattro anni, dall’esibizione contro Novak Djokovic proprio a Rio de Janeiro, davanti a circa 10.000 persone. Tra l’altro, Nole ha poi fatto causa perché non gli era stato pagato tutto il compenso. Kuerten sarà a Rio de Janeiro, lavorerà per una TV locale e cercherà di portare un po’ di allegria nelle case dei brasiliani. “Non ho mai visto la mia gente così pessimista, triste e annoiata – ha detto Guga – spero che le Olimpiadi riporteranno la luminosità tipica dei brasiliani. Noi siamo in grado di risollevarci anche nella peggiore delle crisi. Ma stiamo perdendo le nostre speranze. Tuttavia, sono sicuro che le Olimpiadi ce le restituiranno”.

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Di certo Guga ha spinto tanti ragazzini a giocare a tennis. Tra loro Orlando Luz, che ha vinto il titolo di doppio al Roland Garros junior. Luz ha iniziato a giocare perché sentiva il padre raccontare storie su di lui, poi ha osservato i suoi successi a Parigi. Ma è ancora troppo giovane, dunque la migliore speranza per Rio arriva da Melo e Soares. Nel 1997, quando Guga ha vinto il suo primo Roland Garros da numero 66 ATP, Soares aveva 15 anni. “E’ stata una grande ispirazione, non solo per me ma per tutti i brasiliani – dice Soares – ci ha fatto capire che anche noi avremmo potuto avere successo nel tennis. Guga ha portato una vera rivoluzione: nessuno conosceva il tennis, salvo i veri appassionati. Lui invece ha portato le masse. Oggi è il secondo sport nazionale alle spalle del calcio, ma il calcio è una specie di religione. Quindi il tennis è il numero 1 degli sport ‘normali’”. E’ talmente famoso che il suo soprannome non viene più dato ad altri brasiliani di nome “Gustavo”. Fino a un po’ di tempo fa in Brasile c’erano tanti “Guga”, mentre adesso ce n’è uno solo. Lui è consapevole del suo ruolo e cerca di lavorare per la promozione del tennis, in Brasile ma anche all’estero. “Se potessi giocare di più non avrei tempo di fare altre cose, invece così posso vedere le cose con maggiore chiarezza. Vivo come una missione la possibilità di trasformare il tennis in Brasile”.