AUSTRALIAN OPEN – Giovani ancora una volta rimandati: dopo Tomic, Federer supera Raonic con una disinvoltura impressionante. Adesso se la vedrà con Jo Wilfried Tsonga..
L’aria soddisfatta di Federer dopo il successo su Milos Raonic
Di Riccardo Bisti – 21 gennaio 2013
Non lo dice esplicitamente. Tuttavia, tra le righe Roger Federer fa capire di provare una sottile soddisfazione nel battere i tennisti più giovani, quelli che dovrebbero prendere il suo posto. “Magari cinque anni fa avrei fatto un ragionamento del genere, ma adesso penso solo a fare del mio meglio. Forse sono un po’ più motivato, riesco ad avere più energia…ma l'unica cosa che mi interessa è batterli”. In questo Australian Open, sta rispedendo al mittente il fior fiore degli Under 23. Ha iniziato dando una lezione a Benoit Paire (classe 1989), poi ha superato il veterano Davydenko prima di tornare a sculacciare i bambini capricciosi. Bernard Tomic (classe 1992) aveva esagerato nelle dichiarazioni pre-partita, ed è tornato a casa con tre set sul groppone. Milos Raonic è nato nel 1990: non sappiamo se diventerà il più forte del gruppo: di sicuro è il più intelligente. Alla vigilia, aveva ammesso che per battere Federer avrebbe dovuto dare più del massimo. Non è presuntuoso, ma è molto sicuro di sé. In effetti stava per batterlo sia a Madrid che ad Halle. Ma gli Slam sono un’altra cosa, e Roger gli ha rifilato un 6-4 7-6 6-2 che non ammette repliche. La night session di lunedì è stata molto diversa da quella di domenica, quando Djokovic e Wawrinka si sono presi a sportellate per cinque ore. “Le partite contro Raonic non sono match di tennis – ha detto un suo precedente avversario – si tratta di semplici esercitazioni servizio-risposta”. Federer ha evitato la pura esercitazione balistica e ha messo a nudo tutti i limiti di un avversario che si è presentato con un servizio a 235 km/h (sbagliato) e un ace a 187. Non è un caso che nel 2012 sia stato l’unico, insieme a John Isner, a tirare più di 1000 assi.
Ma Federer gli è superiore in tutto, anche nel puro rendimento al servizio. Lo svizzero ha raccolto il 90% dei punti con la prima palla e il 75% con la seconda, mettendo a nudo la pochezza di Raonic in risposta. Nel secondo set, dei sei turni di battuta di Federer, quattro sono finiti a zero. Un dominio assoluto, accentuato dalla capacità dello svizzero di giocare meglio i punti importanti. Sul 4-5 e 30-30 nel primo set, Raonic ha commesso un gravissimo doppio fallo. Sul punto successivo, ha seguito a rete un dritto ma un passantino-carogna di Federer gli ha fatto sbagliare la volèe. Un set a zero, palla al centro. Il secondo, il match si è avvicinato al bum-bum auspicato da Raonic. Il tie-break era l’esito scontato: Il canadese ha estratto tre ace dal cilindro, ma gli è bastato subito un mini-break (passante di rovescio sul 3-3) a disintegrare ogni speranza. Deluso e frustrato, nel terzo set aveva già la testa a Vancouver, dove nel prossimo weekend guiderà il suo Canada nello storico match di Coppa Davis contro la Spagna. Il suo servizio è diventato un colabrodo e in un attimo si è trovato sotto 0-4 nel terzo. La fine era lì, dietro l’angolo. A fine partita, il canadese dirà di avere un’infiammazione al metatarso del piede sinistro. “Ho anche pensato di non giocare”. A dirla tutta, aveva avuto un po’ di febbre nei giorni scorsi. Ma non c’è alibi che tenga: Federer è più forte di lui e sta tirare fuori il meglio nei tornei del Grande Slam. Magari fatica nei tornei ATP, ma contro gli stessi avversari ristabilisce le distanze quando conta sul serio.
E allora le statistiche si ingigantiscono: per Federer è il 35esimo quarto di finale consecutivo in un torneo del Grande Slam. L’ultima volta che ha perso in un turno precedente risale al Roland Garros 2004, quando un Guga Kuerten d’annata (uno degli ultimi) lo battè al terzo turno. Da allora non ha mai fallito un colpo, pur dovendosi scontrare con grandi avversari e superando non poche difficoltà, su tutte l’usura del tempo. Dovesse arrivare a 40 (e può farcela), sarebbe un risultato clamoroso. Ma per adesso pensa a questo Australian Open. “Oggi sono stato molto solido – ha detto – Se mantengo questo livello…avrò la chance di andare fino in fondo a questo torneo, che ovviamente è il mio obiettivo”. Quando abbiamo visto il tabellone, abbiamo pensato che il match nei quarti di finale – sulla carta – sarebbe stato il meno impegnativo. A naso, il trio Davydenko-Tomic-Raonic faceva più paura di un Jo Wilfried Tsonga con cui ha vinto otto volte su undici. Tuttavia, c’è il precedente di Wimbledon 2011 che può creargli un minimo di apprensione. Anche allora erano i quarti di finale, e Tsonga riprese due set di svantaggio. Un match stranissimo. Stranezze di cui lo svizzero vuole far tesoro, per presentarsi più in forma che mai alla (probabile) semifinale contro Andy Murray.
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