Lo spagnolo condannato a 5 anni e 25.000 dollari di multa. Potrà avere una riduzione di 18 mesi. Avrebbe commesso tre violazioni nel 2010. Ultima speranza: il CAS di Losanna. 
Guillermo Olaso avebbe commesso tre violazioni del programma anti-corruzione

Di Riccardo Bisti – 23 dicembre 2013

 
Non sarà un bel Natale per Guillermo Olaso. A due giorni dall’apertura dei pacchi, il 25enne basco si è visto recapitare una sorpresa per nulla gradita: 5 anni di squalifica e 25.000 dollari di multa per essere coinvolto in una brutta storia di partite truccate. La vicenda era diventata pubblica nei giorni scorsi: prima si parlava di un tennista spagnolo, poi è emersa l’identità di Olaso, discreto giocatore da challenger, numero 229 ATP. Olaso è stato ritenuto colpevole di aver violato alcuni reati dell’Uniform Tennis Anti-Corruption Program (UTACP). Nel dettaglio, avrebbe commesso tre infrazioni, una relativa all’articolo D.1.c e due in merito all’articolo D.2.a.i. Detto che la TIU, per scelta, non rende noti i dettagli delle indagini, possiamo vedere cosa recitano gli articoli.
 
D.1.c. – Nessuna persona sottoposta al programma può, direttamente o indirettamente, offrire o accettare denato, benefit o l’accredito a un evento con lo scopo di facilitare un’azione di corruzione, oppure condurre (direttamente o non) lo svolgimento di una corruzione.
D.2.a.i. – Nel caso un giocatore sia avvicinato da qualsiasi persona che offre denaro, benefit o qualsiasi altro vantaggio, per influenzare l’esito di qualsiasi manifestazione, o fornisce informazioni privilegiate, deve avvisare il prima possibile la Tennis Integrity Unit.
Dal linguaggio burocratico si evince che Olaso avrebbe accettato un’offerta di denaro per truccare una partita (si è parlato di un match al challenger di Astana 2010), mentre in due occasioni si sarebbe macchiato del reato di “omessa denuncia”, ovvero non avvisare la TIU del tentativo di corruzione. La Tennis Integrity Unit non ha fornito alcun dettaglio sugli episodi incriminati, limitandosi a dire che sono sono avvenuti nel 2010. La squalifica di cinque anni metterebbe fine alla carriera di Olaso, che potrebbe tornare soltanto a 30 anni compiuti, nel dicembre 2018. Gli hanno offerto una scappatoia che suona più che altro come un beffa. Gli ultimi 18 mesi della sanzione potrebbero essere sospesi, a patto che partecipi ai programmi di educazione e riabilitazione anti-corruzione previsti dal programma, che non commetta aletre violazioni e paghi i 25.000 dollari previsti. In quel caso, la squalifica sarebbe ridotta a tre anni e mezzo e il basco potrebbe tornare il 23 maggio 2017. Magra consolazione.
 
L’udienza si è tenuta lo scorso 4 dicembre a Londra ed è stata giudicata da un tribunale indipendente, guidato da Richard H. McLaren. La sanzione di cinque anni scatta subito: Olaso non sarà autorizzato a giocare alcun torneo organizzato dagli enti di governo tennistici: ATP, ITF e le varie federazioni nazionali. Per intenderci, non potrà partecipare neanche alle gare a squadre che negli ultimi anni gli hanno dato parecchie risorse. La storia termina qui, almeno per ora. Detto che la politica TIU (non rivelare alcun dettaglio delle indagini) è discutibile, al tennista spagnolo resta una possibilità: ricorrere al CAS di Losanna, tribunale supremo per questi casi. Non si conoscono ancora le reazioni dell’entourage di Olaso, ma è probabile che faranno ricorso. Lo spagnolo è assistito da uno degli studi legali più famosi della Spagna, in cui è coinvolto addirittura Javier Tebas, presidente della Lega Calcio spagnola. Il ricorso al CAS sembra inevitabile: sarebbe l’unico modo per salvare una carriera distrutta da questa sentenza. In passato, anche David Savic e Daniel Koellerer hanno fatto ricorso a Losanna, anche se non hanno ottenuto sconti (solo l’austriaco si è visto cancellare la sanzione pecuniaria). La vicenda di Olaso può essere leggermente diversa, perché non si parte da una squalifica a vita. Significa che le sue colpe sono state considerate più leggere e potrebbe esserci spazio per una riduzione. Dalle informazioni trapelate, la difesa avrebbe puntato sul fatto che Olaso si è trovato coinvolto in un meccanismo più grande di lui, quello della mafia russa, e sarebbe finito sotto ricatto. Un ricorso al CAS, tra l’altro, sarebbe l’unico modo per scoprire i dettagli sulla vicenda, poiché Losanno pubblica integralmente le sentenze (anche se oscura i dati sensibili). Siamo convinti che una maggiore trasparenza farebbe bene a tutti, a partire da una funzione educativa e deterrente sui giocatori.