Palle rubate e spogliatoio gelato: nel 1980 l’Italia perse in finale contro l’allora Cecoslovacchia. Il ricordo di Gianni Ocleppo, che per il weekend di Ostrava dice: “Abbiamo il 40% di possibilità”. DI RICCARDO BISTI
Spot della TV ceca in ricordo della finale del 1980

di Riccardo Bisti – 9 febbraio 2012
 
Pensi a Repubblica Ceca-Italia e viene subito in mente la finale del 1980. A Praga successe di tutto. Dopo le vittorie contro Svizzera, Svezia e Australia, l’Italia di Panatta, Barazzutti, Bertolucci e del giovane Gianni Ocleppo giunse alla quarta finale in cinque anni. Nella sua biografia “Più dritti che rovesci”, scritta con Daniele Azzolini, Panatta ammette di avere giusto un paio di rimpianti nella sua carriera. Il primo riguarda il quarto di finale perso a Wimbledon contro Pat Dupre, l’altro è sulle finali di Davis, giocate sempre in trasferta. “A Roma era quasi impossibile batterci”. Nel 1977 si perse in Australia, nel 1979 contro gli Stati Uniti di John McEnroe, mentre nel 1980 si andò a Praga a giocare contro il 20enne Ivan Lendl e Tomas Smid, che una quindicina d’anni dopo sarebbe diventato direttore tecnico della FIT galganiana. Nel libro, Panatta ricorda il pandemonio durante il suo match contro Tomas Smid. Dopo l’ennesimo furto si rifiutò di andare avanti e si scatenò un parapiglia sulle tribune, con l’intervento della polizia segreta cecoslovacca che prese di mira un tifoso italiano, dirigente fiorentino di una sezione locale del Partito Comunista Italiano, che scappò per le vie di Praga. L’incontro si bloccò, con Paolo Galgani che intervenne d’autorità: “O ce lo riportate o non giochiamo più”. Dopo mezz'ora di stop e un cambio d’abito nella stanza del custode (“Rimasi nudo lì perché nel nostro spogliatoio si gelava e mi dimenticai il cambio” ricorda Panatta), Adriano tornò in campo ma perse in cinque set, rassegnato che sarebbe andata così. Fu quello l’ultimo guizzo della grande squadra italiana degli anni 70. Con Gianni Ocleppo, ora imprenditore e apprezzato commentatore di Eurosport, abbiamo ripercorso quei giorni e le attuali possibilità degli azzurri.

Coa ricorda di quella finale del 1980 a Praga?
“Che dovevamo vincere! Eravamo una squadra competitiva, avremmo potuto lottare. Eravamo alla nostra seconda finale consecutiva. L’anno prima giocammo contro gli Stati Uniti di McEnroe e Gerulaitis. A San Francisco avrei dovuto giocare io, me l’aveva promesso il capitano Bitti Bergamo. Poi lui morì in un incidente stradale e il suo successore, Vittorio Crotta, non se la sentì e schierò Barazzutti. A Praga era diverso: si pensava che Lendl avrebbe potuto portare a casa due punti, ma i nostri potevano battere il numero 2 ceco e magari vincere il doppio. Ma ci rubarono di tutto, in particolare il giudice di sedia Antony Bubenik. Ma d’altra parte, all’epoca, giocare in quei paesi era quasi impossibile”.

Panatta vinse i primi due set contro Smid ma venne rimontato. Barazzutti strappò il primo set a Lendl ma poi venne travolto, mentre il doppio perse in cinque set dopo essere stati avanti due set a uno. Le chance non mancarono.
“Al termine del terzo set del doppio rientrammo negli spogliatoi, come prevedeva il regolamento di allora, e trovammo lo spogliatoio a -10 gradi. Avevano spento il riscaldamento ed anzi usciva aria fredda. Il tutto, ovviamente, solo nello spogliaotoio italiano”.
 
Questa volta la situazione appre diversa, con la Repubblica Ceca favorita: cosa pensa di questo incontro?
“Siamo sfavoriti ma non troppo. Direi 60% Repubblica Ceca e 40% Italia. Non dimentichiamo che Berdych, in Davis, ha perso contro Golubev, mentre Stepanek, secondo me, è battibile da tutti i nostri giocatori. E poi in Davis c’è sempre un clima particolare. Indubbiamente Tomas Berdych è forte e può portare a casa due punti e mezzo. Detto questo, sono favoriti ma non da 80 e 20”.

Fosse al posto di Barazzutti, chi schiererebbe tra gli azzurri?
“In singolare fare giocare Seppi e Starace, tenendo Bolelli come riserva. In doppio potrebbero giocare Bolelli e Bracciali, ma è tutto da vedere. Intanto i giocatori andrebbero visti sul posto, e poi dipende da come andranno i singolari”.

Andreas Seppi ha detto: “Il loro punto debole è la panchina corta. Se dovessero giocare Berdych e Stepanek al 100% diventa molto dura”.
"Vero. Ma adesso che siamo tornati in Serie A, il primo obiettivo è restarci. Tutto quel che verrà di più deve essere visto come un “di più”. Questo deve essere chiaro.