Previsti circa un migliaio di tifosi francesi nel weekend di Genova. La maggior parte fa parte di ASEFT, associazione unica nel suo genere. Nata nel 2001, conta circa 500 membri e ha regolamenti interni molto rigidi. Non hanno fini di lucro, sono presenti a ogni partita e hanno un solo obiettivo: sostenere la Francia, indipendentemente da chi gioca.

L'immagine più suggestiva l'hanno mostrata nel settembre del 2010, dentro il Palais des Sports de Gerland di Lione. La Francia aveva appena conquistato la finale di Coppa Davis battendo l'Argentina: dopo che il maxischermo mostrò le immagini della storica finale del 1991, gli altoparlanti passarono “I gotta feeling” dei Black Eyed Peas e circa 200 persone la ballarono in perfetta sincronia, manco arrivassero da settimane di provini. È la magia dell'ASEFT (acronimo di “Association des Supporters des Equipes de France de Tennis”), il principale gruppo di tifosi organizzati nell'intero mondo del tennis. Da venerdì a domenica, una “macchia” blu di circa 1.000 persone colorerà lo Stadio Beppe Croce di Valletta Cambiaso e cercherà di guidare i galletti al successo contro l'Italia. Le norme ITF prevedono che la federazione ospite abbia a disposizione il 10% dei biglietti, ma la vicinanza con la Francia ha convinto la FFT a chiedere il 15%: accontentati. E non è escluso che altri francesi si siano accaparrati qualcuno dei biglietti messi in vendita un paio di settimane fa e polverizzati in pochi minuti. L'ASEFT è un'associazione a tutti gli effetti, senza fini di lucro, nata nel 2001 ma dalle radici ancora più antiche. Per tutto il decennio precedente, le nazionali francesi avevano un ottimo seguito di pubblico, ma senza organizzazione. La federtennis francese (FFT) pensò bene di non disperdere tale capitale umano. L'idea fu di Cristophe Fegniez (all'epoca responsabile dei team) e di Guillaume Raoux, occhialuto ex giocatore, membro del team campione del 1996. Dopo i match del 2000 contro Austria e Brasile, gettarono le basi per un'associazione di tifosi, senza fini di lucro e animata da buone intenzioni. Nel giugno 2001 è nata l'ASEFT: degli 80 membri iniziali, oggi ce ne sono circa 500. Non vanno oltre perché la gestione diventerebbe troppo impegnativa e i membri del consiglio d'amministrazione (composto da 8 persone) sono tutti volontari, gente che nella vita fa altro, animata dalla sola passione per il tennis e per i colori della Francia.

TANTO RISPETTO E POCHE POLEMICHE
​Niente fini di lucro (nel rispetto della legge 1901) e una quota associativa ridicola: 30 euro all'anno (40 per i nuovi iscritti, ma solo perché c'è una tassa di 10 euro). Se qualcuno immagina dinamiche da gruppo ultras, resterà deluso. Intanto ci sono soci di ogni età (il più anziano ha 94 anni) e ogni provenienza: non solo da tutta la Francia, ma anche da altri paesi. Eh sì, anche la Francia ha i suoi “expats”. Tutto è regolato da uno Statuto che deve essere sottoscritto da ogni socio. Regole semplici: bisogna comportarsi bene, sostenere la Francia a prescindere dal punteggio e riservare massimo rispetto agli avversari. Inoltre, visto che l'appartenenza all'ASEFT garantisce una certa visibilità, è vietato sfruttare l'associazione per avvicinare i giocatori. “Associarsi con noi non significa avere la garanzia di avere i biglietti per i vari match – dice il portavoce Alexandre Leconte – noi vogliamo che si faccia il tifo per la Francia e non per un solo giocatore. Di solito la FFT ci assegna un numero di biglietti prima della messa in vendita al botteghino e noi raccogliamo le adesioni presso i nostri canali interni. Abbiamo una sufficiente esperienza per sapere, più o meno, quante persone verranno”. Alla catartica finale di Lille, lo scorso novembre, c'erano circa 350 membri ASEFT accucciati dietro la panchina di Yannick Noah. Dopo tante finali perse (Bercy 2002, Belgrado 2010, Lille 2014, senza dimenticare la finale di Fed Cup 2016 a Strasburgo), finalmente hanno potuto gioire. Ma c'è stato un retrogusto amaro: c'erano rimasti (molto) male per non essere stati invitati a nessun festeggiamento ufficiale. “Dopo 16 anni di sostegno continuo e incondizionato, è stata una delusione”. Avevano raccolto la solidarietà di personalità importanti come Arnaud Di Pasquale e Arnaud Clement, ma poi è finita lì. La polemica non fa parte del loro DNA. Ammesso che ci sia stata qualche tensione, la pace con la FFT è scoppiata con un tweet in cui la federazione veniva ringraziata per aver destinato al gruppo il consueto pacchetto di biglietti per la trasferta in Italia. “A noi non interessano le polemiche o le beghe interne: noi facciamo il tifo per la Francia a prescindere da chi gioca”.

ORGANIZZAZIONE E TRASPARENZA
​L'unica cosa che li spaventa è la possibile rivoluzione della Davis, che rischia di essere compressa in una settimana, in sede unica. Nel 2016, in un paio di occasioni (in Croazia e a Strasburgo) hanno esposto alcuni striscioni per manifestare il loro disappunto. Tranciare l'attuale format significherebbe uccidere le basi che hanno portato alla nascita dell'associazione: la voglia di stare insieme più volte all'anno (al massimo sette: quattro in Davis e tre in Fed Cup), una sana passione per i viaggi e il turismo e la sensazione di assistere a un evento unico, diverso rispetto al resto del carrozzone. Dal 2010, la presidente è la bionda Brigitte Valade, 61 anni, che nella vita fa la segretaria in uno studio medico. È stata confermata nell'ultima assemblea, tenutasi lo scorso settembre. Con apprezzabile trasparenza, l'ASEFT rende pubblico il verbale delle varie assemblee e addirittura il rendiconto economico (disponibile per gli ultimi due anni). Come detto, non essendo un'associazione a scopo di lucro, non può generare attivi. Nel 2017 hanno mosso un giro d'affari di oltre 200.000 euro, con un passivo di 3.696. La maggior parte del denaro, ovviamente, circola in occasione delle trasferte di Davis e Fed Cup, nonché per il Roland Garros. Esiste anche una boutique interna, con la vendita di alcuni gadget (sciarpe, magliette, bandiere), peraltro a prezzi irrisori. Ma i soldi – davvero – sono un fattore secondario di questa bella avventura che ha resistito anche alla manovra promozionale di BNP Paribas, che qualche anno fa aveva lanciato le tifoserie nazionali “griffate”. Ma se quasi tutte le nazioni erano prive di un tifo organizzato, in Francia si sono dovuti confrontare. Nessuna polemica, soltanto voglia di collaborare per lanciare cori e suonare le trombette in piena sincronia. Nel giro di Davis e Fed Cup esistono alcune tifoserie più o meno organizzate (Svizzera, Repubblica Ceca, Slovacchia), ma nessuna ha una forma così istituzionale come quella francese. Visto il team inedito – quasi sperimentale – che Yannick Noah ha portato a Genova, il sostegno dei galletti potrebbe essere un piccolo aiuto per Pouille e compagni. Qualcuno di loro, a volte, si mischia addirittura ai tifosi…