L’incredibile vicenda di Marina Erakovic, numero 1 neozelandese. Il suo paese le impedisce l’accesso alle migliori strutture. “Sono delusa, ho pensato di non giocare ad Auckland”.
Marina Erakovic ha chiuso il 2013 al numero 47 WTA
Di Riccardo Bisti – 23 novembre 2013
La Nuova Zelanda dista 12 ore di fuso orario, ma la crisi arriva fino a là. Incontra delle difficoltà persino Marina Erakovic, numero 47 WTA e miglior giocatrice neozelandese. Non le hanno dato accesso alle migliori strutture del paese. E pensare che arriva dalla miglior stagione in carriera. Tornata ad Auckland dopo una stagione piuttosto intensa, aveva pianificato un periodo di lavoro di sei settimane per presentarsi al top per il 2014, in cui spera di entrare tra le top-30. Ha chiesto alla federtennis neozelandese un buon trainer per questo periodo. Ma Tennis New Zealand non ha risorse, quindi l’ha dirottata presso High Performance Sport New Zealand (HPSNZ), un’agenzia di finanziamento da cui è stata clamorosamente “rimbalzata”. E così ha dovuto spendere 12.000 dollari per far venire il trainer Ryan Curtis, direttamente dagli Stati Uniti. A quel punto, HPSNZ è tornata alla carica offrendole un servizio (a pagamento), ma ormai le trattative con Curtis erano ormai in fase avanzata. Oltre al danno, Marina ha patito la beffa: visto che si affida un tecnico esterno, non può utilizzare la palestra preso il Millennium Institute. Grande delusione per la Erakovic, che si è sfogata con la stampa locale, dicendo di sentirsi poco considerata.
“E’ una situazione difficile da accettare – ha detto – mi piace rappresentare il mio paese, sono orgogliosa di essere neozelandese. Ma adesso mi sento improvvisamente sola. E’ stato il mio anno migliore, credo che per la Nuova Zelanda sia un’ottima cosa avere una giocatrice di livello. Credo di poter andare ancora più in alto, ma se torno a casa vedo che non c’è la possibilità di allenarsi…mi viene da pensare che in questo paese non ci sia posto per me, almeno in senso sportivo”. Il malinteso nasce dal fatto che il tennis non fa parte delle discipline “gestite” da HPSNZ. I tennisti, dunque, non fanno parte di un programma che offre accesso gratuito a strutture, allenatori e programmi supplementari. Il capo dell’agenzia, Alex Baumann, non ha rilasciato dichiarazioni, ma un portavoce ha detto che l’ente ha già sostenuto atleti di discipline fuori-target, anche se in quel caso il supporto finanziario spetta alle federazioni. La Erakovic ritiene che il sistema sia troppo rigido. “Devono dare un’occhiata al loro processo di selezione, perché gli sport sono molto diversi tra loro. Io prenderei in considerazione alcuni dati come la competitività e la caratura internazionale delle varie discipline”. La federtennis neozelandese è guidata da Steve Johns e ha portato avanti più di una discussione con HPSNZ: pur condividendo gli obiettivi, non è d’accordo sulle strategie. “Ripetiamo da anni che il tennis è uno sport molto diverso dal canottaggio o dal ciclimo. E’ uno sport globale, ed essere numero 47 WTA come Marina equivale ad essere tra i primi 16 in altre discipline”.
Curiosamente, Tennis New Zealand ha spostato la propria sede presso il Millennium Institute, ma i tennisti continuano a non ricevere assistenza. Risultati? La Erakovic non ha più tanta voglia di giocare in casa. Ha preso in considerazione l’idea di boicottare il torneo di Auckland per giocare a Brisbane, dove si offre il doppio sia in termini di soldi che di punti. Tuttavia, l’ASB Classic è l’unica possibilità di giocare di fronte a famiglia ed amici. Per questo, ha scelto ancora una volta Auckland. “E’ stata una scelta difficile – ha detto – ho sempre amato giocare in casa, ma da un punto di vista professionale devo domandarmi se ne vale la pena”. Secondo la Erakovic, è curioso che il torneo di Auckland sia uno degli eventi sportivi più importanti della Nuova Zelanda, ma che nel resto dell’anno il tennis abbia una considerazione “pari a zero”. “Senza sostegno economico né investimenti sullo sviluppo degli atleti, il tennis professionistico continuerà ad essere un sogno. E’ altamente improbabile che la Nuova Zelanda possa produrre un giocatore professionista”. Secondo Marina, l’unica speranza per i giovani Kiwi è il possedere un altro passaporto. Alludeva alla perdita dei due migliori giovani: Cameron Norrie, ottimo 18enne, è passato alla Gran Bretagna, mentre in precedenza Sacha Jones era passata alla vicina Australia, L’ultima frase della Erakovic è agghiacciante. “Cameron mi ha chiesto un consiglio: io gli ho detto di andare via senza pensarci un secondo. Avrà un allenatore pagato dalla LTA e ottime strutture dove allenarsi. Non c’è paragone”. Anche la Erakovic lascerà il suolo neozelandese per la secodna parte della preparazione: trascorrerà il mese di dicembre in Florida insieme al coach Christian Zahalka. Nella speranza di poter diventare profeta in patria. Forse, un giorno.
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