La curiosa vicenda di Carlotta Casali Vannicelli, 25enne romana che è l'unica italiana tra le top-100 nel ranking del World Padel Tour. Tra un mese ci sono i Mondiali in Paraguay, ma la Vannicelli non è stata convocata dalla selezionatrice Marcela Ferrari. “Gioco soprattutto in Spagna, laddove il livello è più alto”.

Carlotta Casali Vannicelli non pensa che la sua mancata convocazione ai Mondiali di padel, in programma dal 29 ottobre al 3 novembre ad Asuncion, in Paraguay, possa essere paragonata a eventuali mancate convocazioni – per ragioni esclusivamente tecniche – di Fabio Fognini in Coppa Davis o Camila Giorgi in Fed Cup. Accostamenti esagerati, che però servono a comprendere il senso delle scelte di Marcela Ferrari, l'argentina cresciuta in Spagna che da qualche tempo è capitano della rappresentativa femminile di padel, disciplina che si sta diffondendo a macchia d'olio e che sta coinvolgendo sempre più appassionati di tennis. La Ferrari è un tecnico di primissimo piano, al punto da allenare – da anni – la leggenda Fernando Belasteguin. Il fatto che collabori con l'Italia la dice lunga sulle ambizioni del nostro Paese. Se date un'occhiata alla classifica del World Padel Tour, il “vero” circuito, scoprirete che la Casali Vannicelli, 25enne romana, è l'unica italiana tra le top-100 (attualmente è n.97). Una crescita resa possibile da una scelta ben precisa: allenarsi e giocare il più possibile in Spagna, laddove il padel è popolarissimo e il livello è ben superiore rispetto all'Italia. Va detto che nella classifica della International Padel Federation è 121esima, quinta italiana alle spalle di Giulia Sussarello, Chiara Pappacena, Valentina Tommasi e Sara D'Ambrogio. Tuttavia, alcune di queste non hanno nemmeno un punto nella classifica del World Padel Tour, forse il circuito più difficile. E comunque, con otto posti a disposizione per ogni nazione, era difficile pensare a un'esclusione della Casali Vannicelli. Invece le scelte si sono orientate altrove. Carlotta risponde da Madrid, dove ha appena giocato un torneo. Le abbiamo chiesto perché non abbia ricevuto la fatidica e-mail di convocazione.

Perché non sei stata convocata per i Mondiali?
Non lo so. Immagino che siano state fatte delle scelte tecniche e io non sia stata reputata all'altezza delle migliori quattro “sinistra” d'Italia. Sono state convocate otto giocatrici: quattro giocano a destra, quattro a sinistra.

Onestamente, pensi che le quattro convocate del tuo lato siano al tuo livello?
Fare scelte di questo tipo è sempre difficile. Le ragazze convocate sono bravissime: certamente anche io speravo di essere convocata.

Hai mai avuto contatti con il commissario tecnico Marcela Ferrari?
Sì. Marcela mi ha visto giocare sia in Italia che in diversi tornei del World Padel Tour. Ci conosciamo, non da quando sono uscite le convocazioni. Direi che mi conosce perfettamente.

Prima delle convocazioni sono stati organizzati dei raduni. Tu eri presente?
Sono stata convocata diverse volte. In un'occasione non sono riuscita a prendere un aereo, mentre l'ultima volta mi ero infortunata la settimana precedente, quindi non ho potuto partecipare al torneo corrispondente al raduno. Però sono stata convocata a diversi raduni di questi genere.

Nell'ambiente si sussurra che una delle ragioni della mancata convocazione sia il fatto che “non sei mai in Italia”
L'ho sentito anch'io. Sinceramente non condivido molto. Che devo dire… in Spagna si gioca il World Padel Tour, il circuito che garantisce il miglior livello. Ai fini della mia crescita professionale la priorità è giocare e allenarmi in Spagna ogni volta che ne ho l'occasione. Per ragioni economiche, ovviamente, non si può fare sempre.

Attualmente dove ti trovi?
A Madrid perché ieri ho giocato un torneo. In linea di massima, faccio la spola tra Italia e Spagna.

Su 365 giorni che compongono un anno, quanti ne trascorri in Italia e quanti in Spagna?
Diciamo il 60% in Italia, poi appena posso vado in Spagna per allenarmi e giocare.

Quindi la teoria secondo cui non stai a sufficienza in Italia cadrebbe…
Va detto che non ho giocato molti tornei in Italia, però ho vinto gli ultimi campionati italiani indoor, ho giocato uno “Slam”, ho giocato un Master… insomma, ci sono stati dei tornei in cui mi sono fatta valere anche in Italia.
Ma i tornei che hai giocato in Italia quanto valgono, sul piano tecnico, rispetto a quelli del World Padel Tour?
Sono meno forti. C'è una differenza notevole.

Ci tenevi a giocare questi Mondiali?
Certo. È il sogno di chiunque.

Prima delle convocazioni ti scambiavi speranze e pareri con le altre ragazze? Hai condiviso con qualcuno l'ansia prima delle convocazioni?
Sinceramente no. Ovviamente ci pensavo: essendo la prima italiana nel World Padel Tour, quella che ha più esperienza internazionale, campionessa italiana in carica… sicuramente potevo sperarci. Ma ripeto: sono scelte difficili e la capitana Marcela Ferrari conosce il padel meglio di chiunque altro. Accetto la scelta e continuerò a lavorare per i prossimi anni.

Dando un'occhiata alla classifica WPT, si nota che ci sono sei italiane. Di queste, sono state convocate in tre. Le altre cinque convocate hanno zero punti. Quanto sarebbe stato importante presentarsi in Paraguay con giocatrici forti di esperienze di un certo tipo?
Secondo me è fondamentale. Il padel che si gioca in Spagna è diverso dal quello che si gioca in Italia. Noi italiani arriviamo dal tennis, quindi il tipo di gioco è totalmente differente da quello che si vede in ambito internazionale. La velocità è differente, la conoscenza della tattica è molto differente. È un tipo di gioco molto diverso. Credo che avrei potuto portare qualcosa, così come le altre che non sono state convocate e che hanno esperienza nel World Padel Tour. Ripeto: è un tipo di gioco molto diverso.

Secondo te com'è gestito il padel in Italia?
Non saprei. Direi bene, perché il livello sta crescendo molto. Ovviamente è un processo lungo ma si stanno facendo progressi a vista d'occhio.

Quando hai scelto di giocare in Spagna?
In realtà ho cominciato a giocare direttamente in Spagna. Sono venuta qui la prima volta per scrivere la mia tesi di laurea. Nel mentre, ho conosciuto il padel. Quindi si può dire che io abbia avuto un imprinting prevalentemente spagnolo.
Per quello che hai potuto vedere ai raduni o nei tornei in Italia, se fossi rimasta qui saresti entrata – unica vera italiana – tra le top-100 WPT?
Penso che sia incompatibile restare in Italia e competere ad alti livelli. Il tipo di gioco al quale di abitui è totalmente distinto rispetto a quello che si vede nel World Padel Tour. È veramente un altro sport. Penso che andare in Spagna sia indispensabile.

Tra le convocate c'è anche Carolina Orsi. Qualche mese fa, in un'intervista, le chiedemmo la differenza con la numero 1 d'Italia. Disse che tu sei molto più “giocatrice” di lei, che si salva soprattutto con il fisico. Tuttavia, riteneva che ci fosse un divario a tuo favore. Sentendo questa dichiarazione da una giocatrice che andrà in Paraguay, che sentimento provi?
Non sono arrabbiata perché penso che le convocazioni fossero scelte difficili, e non esiste persona più qualificata di Marcela Ferrari. Mi fanno molto piacere le parole di Carolina e penso che saremmo state una buona coppia. Ovviamente c'è un po' di tristezza perché il sogno di qualsiasi sportivo è quello di rappresentare il proprio paese. Non ho alternativa: continuare a migliorare e rendere ancora più chiaro che valgo e che posso portare qualcosa, magari agli Europei dell'anno prossimo.

Per chi non ti conosce, racconti il tuo percorso nel padel?
Ho iniziato a giocare un po' per caso, in Spagna, anche se non era previsto. In fondo ero venuta per studiare. Oltre ai tornei del World Padel Tour gioco quelli della federazione madrilena e sono la numero 6 di Madrid. Il WPT è molto difficile: il livello sta crescendo tantissimo, non solo in Italia ma anche nella stessa Spagna e nel resto del mondo. È difficile salire, ma io mi sono posta degli obiettivi e sto lavorando per raggiungerli.

Se dovessi giocare contro le gemelle Alayeto, quanto divario ci sarebbe? Si può ragionevolmente pensare di ridurlo o azzerarlo?
Con anni di allenamento sì. Al momento c'è una differenza abissale, però c'è stato un momento in cui anche le Alayeto erano come me, non esiste la formula magica. Si tratta soprattutto di allenarsi e di crederci.

La tua serenità è apprezzabile, ma non ti fa un po' effetto che la numero 1 d'Italia non sia stata convocata? È un po' come se Fognini non fosse convocato in Davis o la Giorgi in Fed Cup…
In effetti la cosa mi ha sorpresa. Devo dire che mi hanno chiamato un po' di persone, sia dalla Spagna che dall'Italia. Molte persone mi hanno contattato per farmi domande sull'argomento e per manifestarmi la loro solidarietà. Da parte mia sono un po' triste e un po' sorpresa, ma ripeto che sono scelte tecniche difficili: Marcela mi conosce perfettamente e quindi avrà avuto le sue buone ragioni.