US OPEN – Dopo aver preso la cittadinanza, Tommy Haas sarebbe il numero 1 americano. Ma continua a giocare per la Germania per evitare critiche. E Kevin Anderson…
Kevin Anderson potrebbe richiedere la cittadinanza americana entro un paio d'anni
Di Riccardo Bisti – 30 agosto 2013
Il sogno americano è rifiorito grazie alla cavalcata di John Isner a Cincinnati. Tuttavia, rischia di spegnersi nuovamente allo Us Open, quando “Long John” sfiderà Rafael Nadal negli ottavi. E la mente torna allo scorso 12 agosto, giorno del compleanno di Pete Sampras. Fu un lunedì nero, l’unico nella storia del tennis senza americani tra i primi 20 del ranking ATP. “Ma guardate che non è vero”. La voce è quella dura e squillante di Tommy Haas. Già, è vero, l’eterno Tommy è cittadino americano. La sua storia è intrisa di Stati Uniti: nato ad Amburgo, si è spostato in Florida nel 1991, la sua compagna (la splendida Sara Foster) è americana, così come la figlia Valentina. Haas ha preso la cittadanza americana il 27 gennaio 2010. E’ stato il compimento di un processo burocratico iniziato un mese prima, quando ha effettuato un vero e proprio esame di naturalizzazione. Tommy ha dovuto sostenere una serie di esami scritti e orali, compreso uno sulla storia americana. “Mi sono dovuto preparare bene, perché non è così semplice ottenere il passaporto americano anche se ci vivi da 20 anni”. E’ andato tutto bene, fino al giorno in cui ha potuto alzare la mano destra insieme ad altri 300 immigrati e ha prestato giuramento alla bandiera a stelle e strisce. Prima di lui lo avevano fatto Ivan Lendl e Monica Seles. Ancora prima, Albert Einstein e il suo amico Arnold Schwarzenegger. In realtà, Tommy ha continuato a rappresentare la Germania anche in Coppa Davis. Ma adesso che il tennis americano è ridotto ai minimi termini, state certi che non vi manderà al diavolo se lo considerate un giocatore americano. Anche perché, tennisticamente, si è formato nell’Accademia di Nick Bollettieri. “Per molti versi mi sento americano. Quindi, forse, anche voi dovreste considerarmi tale”.
La naturalizzazione è arrivata in un periodo (l’ennesimo…) in cui era infortunato. Tuttavia, la scritta “USA” accanto al suo nome non è durata a lungo, poiché ha scelto di restare tedesco anche sul piano tennistico. “In quel momento ero fermo e volevo vedere la bandiera americana accanto al mio nome. Appena ho preso la cittadinanza, mi sono sentito orgoglioso. E’ stato anche un processo divertente. Tuttavia, sapevo che se avessi continuato a tenere la bandiera americana, la stampa tedesca mi avrebbe ammazzato. Non so, penso che al mio ritorno in Germania avrei creato troppo rumore”. La scelta, dunque, è arrivata un po’ con il cuore e un po’ con la testa. Pur con la consapevolezza che giocare per gli Stati Uniti comporterebbe più di un vantaggio. “Ah, certo, sarebbe bello avere il supporto della USTA. Hanno grandi allenatori e consulenti di alto livello. Ultimamente anche Brad Gilbert è entrato nel Consiglio Direttivo. Hanno un mucchio di opportunità. Sarebbe divertente, e nello spogliatoio diversi giocatori mi prendono in giro perché dicono che rappresento gli Stati Uniti più di molti altri. E’ qualcosa che ho sempre in mente, ma alla fine della giornata cerco di rendere bene soprattutto sul campo da tennis”.
Patrick McEnroe, ex capitano di Coppa Davis e attuale direttore generale del programma di sviluppo USTA, ha detto che il reclutamento di giocatori stranieri non rientra nei programmi. “Mi piacerebbe se Tommy Haas giocasse per noi, ma sarebbe una sua scelta. So che un paio d’anni fa ha pensato seriamente a un cambio di nazionalità. Tuttavia, dal mio punto di vista, posso dire che la USTA non va a caccia di tennisti con la doppia cittadinanza. Per intenderci, non andrei mai da Haas a chiedergli se vuole giocare per gli Stati Uniti. Nel mio ruolo, non lo farei”. Il caso di Haas potrebbe non essere l’unico. C'è infatti un altro giocatore in procinto di prendere la cittadinanza americana: Kevin Anderson. Il sudafricano ha spesso rifiutato la Davis del suo paese e risiede in Illinois. E’ sposato con Kelsey, una golfista statunitense, status che gli ha consentito di ottenere la Green Card (permesso di soggiorno permanente), ed entro un paio d’anni potrebbe richiedere la cittadinanza completa. Anderson dice che la cittadinanza americana gli permetterà di restare a vivere negli Stati Uniti con sua moglie anche dopo il ritiro, e avrà meno problemi a viaggiare. A suo dire, il passaporto sudafricano richiede tanti controlli e più visti. “Tuttavia, in questo momento, non ci sto ancora pensando seriamente”. John-Laffnie de Jager, capitano della Davis sudafricana, è convinto che non sia così. “Dice di no, ma sono sicuro al 100% che lo voglia fare. Ma se si tratta di una scelta conveniente, come si fa a criticarlo?”. Anche in questo caso, gli entuasiasmi di Patrick McEnroe sono contenuti. “Sarebbe una buona notizia, perché potremmo dire di avere nove top-100 anziché otto. Ma questo cambierebbe davvero il panorama del tennis americano e le nostre priorità? Ovviamente no. Le cose cambierebbero soltanto se giocasse in Davis o alle Olimpiadi. Ma tutto questo passa in secondo piano: se Haas e Anderson vogliono diventare americani, mi fa piacere perché credo che l’America sia un grande paese”.
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