La Errani batte la Radwanska e diventa la più forte di tutti…tra gli esseri umani. E’ in semifinale al Roland Garros contro Serena Williams. Prima vittoria su una top-5 dopo 28 sconfitte. Anche l’anno scorso andò così… 
Sara Errani si è garantita la terza semifinale in carriera in uno Slam

Di Riccardo Bisti – 4 giugno 2013

 
Numero 1. Numero 1 degli esseri umani. Non importa cosa dirà la classifica WTA dopo il Roland Garros. Sara Errani è riuscita nell'impresa: battere tutte, ma proprio tutte, le giocatrici che provengono dal pianeta terra. Serena Williams, Maria Sharapova e Victoria Azarenka vengono da un altro mondo. Per batterle ci vuole un miracolo, una prodezza, un’invenzione. L’ultimo spartiacque era rappresentato da Agnieszka Radwanska, computerino polacco programmato per non sbagliare mai. Nei quarti del Roland Garros, la Errani l'ha superata con le sue armi preferite: cuore, coraggio, passione e voglia di vincere. Sembrano frasi precotte, ma è la verità. A maggior ragione dopo una partita bruttina, decisa più dagli errori che dai colpi vincenti. Alle 4 del pomeriggio del 4 giugno 2013, Sara Errani diventa la prima italiana di sempre a raggiungere almeno tre semifinali. Soltanto Nicola Pietrangeli, presente in tribuna accanto all’avvocato Michele Brunetti, ha fatto meglio di lei. Qualche fila più in là, c’era anche Adriano Panatta, vincitore di questo torneo nel 1976. Mancava soltanto Francesca Schiavone per completare la Hall of Fame del tennis italiano. E’ finita 6-4 7-6 per la Errani ed è giusto così, perché Sarita ci ha messo più passione (o meglio, ne ha mostrata di più) e soprattutto perché nel 2013 è stata più brava della polacca. Nella Race, la classifica che tiene conto dei soli risultati in stagione, era già in quarta posizione. Nel tennis non esiste la meritocrazia diretta e nemmeno la proprietà transitiva, ma Sara meritava questa semifinale.
 
C’è un numero che vale tantissimo: il 28. Lo scorso anno, Sara non riusciva a battere le prime 10. Dopo 28 sconfitte, riuscì a battere Angelique Kerber e a sfatare il tabù. Incredibile: anche allora erano quarti di finale del Roland Garros, anche allora finì con un punteggio del genere: 6-3 7-6. E allora, per chi crede alla cabala, o semplicemente ai corsi e ricorsi storici, si può guardare con ottimismo alla semifinale contro Serena Williams. Dodici mesi fa, dopo la vittoria contro la Kerber, fece subito il bis contro Samantha Stosur. Prima di affrontare la Radwanska, l’azzurra aveva perso 28 volte di fila contro le top-5. Adesso che ce l’ha fatta, in un’ipotetica linearità con lo scorso anno, dovrebbe battere anche la Williams. Sarà dura, anche se l’americana ha faticato moltissimo contro Svetlana Kuznetsova. Si è imposta 6-1 3-6 6-3 ma ha rischiato grosso nel terzo set, quando è stata in svantaggio 2-0 e palla del 3-0 (con doppio break). Ma è rimasta attenta e ha vinto sei degli ultimi sette game. Sarà favorita, ma per la Errani c’è uno spiraglio: è la prima volta che la Williams ha mostrato un black out in questo torneo.
 
Nel frattempo, sul Campo Chatrier, la Errani ha sofferto le pene dell’inferno per azzannare la vittoria. Dopo un primo set di routine (2-1, 2-3, 5-3, 6-4), nel secondo è successo di tutto. Avanti 1-0 e servizio nel secondo, Sarita avrebbe potuto uccidere il match nel secondo game, sciupando quattro palle game (grida vendetta un passante sparato addosso all’avversaria quando aveva metri di spazio). Si è disunita, finendo sotto 3-1. Il festival dei break è proseguito: 4-3 e servizio Errani, di nuovo 5-4 e servizio. Al momento di chiudere, ha subito un parziale di otto punti a due che ha spinto la Radwanska sul 6-5. Lì Sara è stata brava ad agguantare il tie-break, vinto 8-6 tra mille peripezie. In particolare, si era trovata sotto 5-4 dopo aver sbagliato due pallonetti consecutivi. Sotto 5-4, ha esalato verso il suo clan: “Il prossimo che mi dice che non fa niente si prende una pallata!”. La scossa è servita, visto che il terzo pallonetto le ha regalato il 5-5. Fallito il primo matchpoint, al termine di uno scambio di 27 colpi, il secondo è stato quello buono. La Babolat “Excalibur” è finita per le terre e Sarita ha potuto esultare. Stavolta non c’era commozione, ma il sollievo di aver saputo gestire una situazione molto difficile. “Non mi era mai capitato di dover difendere così tanti punti” ha detto a Fabrice Santoro nell’intervista sul campo. Comunque vada, l’Italia ha trovato la sua numero 1. Degli essere umani, ma pur sempre numero 1.