Novak Djokovic ufficializza la rottura con Andre Agassi e rincara la dose: è già terminata anche la collaborazione con Radek Stepanek. Sembrava la figura giusta per riportarlo in alto, invece è durato appena quattro mesi (e soli tre tornei). A meno di un anno dall'addio a Marjan Vajda, Djokovic si trova ancora da solo, e in alto mare.Non era solo un addio ad Andre Agassi, bensì una nuova rivoluzione, la seconda in meno di un anno. Con una nota a sorpresa sul proprio sito web, Novak Djokovic ha annunciato di aver messo fine anche al sodalizio con Radek Stepanek, assunto come head-coach soltanto lo scorso novembre, poco più di quattro mesi fa. “Dopo Miami – si legge nel comunicato – Novak Djokovic e il suo coach Radek Stepanek hanno deciso di terminare la loro collaborazione. Il rapporto personale con Radek era e rimane ottimo, e Novak ha apprezzato la possibilità di lavorare con lui e imparare da lui, e rimane grato per il supporto ricevuto nell’ultimo periodo. Novak rimane concentrato sull’obiettivo di tornare più forte di prima, dopo un lungo stop che ne ha influenzato il gioco e la fiducia, e continua a cercare con passione delle strade per recuperare la forma migliore. Dopo una breve vacanza con la sua famiglia, inizierà la preparazione per la stagione sulla terra rossa”. Infine, in mezza riga, la conferma alla notizia diffusa da Agassi la scorsa settimana negli States: “è terminata anche la collaborazione fra Novak e Andre Agassi”. Se quest’ultima partnership non aveva mai convinto gli addetti ai lavori, Stepanek – presentato a fine novembre con un simpatico siparietto in diretta su Facebook – sembrava invece l’uomo ideale per guidare “Nole” al ritorno ad alti livelli. I due sono amici da parecchi anni, tanto che le prime voci su una possibile collaborazione avevano iniziato a diffondersi quando il ceco era ancora in attività, e il mix fra la vicinanza d’età e il rapporto più confidenziale fra coach e allenatore parevano una chiave importante in ottica rinascita. Invece, la partnership è durata solamente quattro mesi e mezzo, nei quali, a causa dei noti problemi al gomito, l’ex numero uno del mondo è riuscito a disputare solamente l’Australian Open e – dopo un’ulteriore pausa – i Masters 1000 americani di Miami e Indian Wells, dove ha raccolto due preoccupanti eliminazioni al primo turno contro Taro Daniel e Benoit Paire.DODICI MESI DI DISORDINE
Entrare nel merito della scelta di Djokovic è complesso, perché anche se resta il dubbio sulle tempistiche (tre tornei non sono un po’ pochi?) è evidente che il serbo non abbia trovato il feeling che desiderava. Tuttavia, ciò che balza all’occhio è la confusione presente da un anno a questa parte nel suo team, probabile conseguenza di un disordine mentale difficile da sistemare. Il meccanismo perfetto si è inceppato a causa del gomito dolorante, le vittorie sono diminuite, la fiducia è sparita e tutto il resto è andato a picco di conseguenza, facendo calare le motivazioni e volatilizzare l’aura del campione indistruttibile. Una situazione che ha avuto pesanti ripercussioni anche sulle persone che lo circondano. Per anni il suo team era stato qualcosa di inviolabile, con lo stesso equipaggio capeggiato per ben undici anni da coach Marjan Vajda, al quale nel dicembre del 2013 Djokovic aveva affiancato Boris Becker. L’ex campione tedesco è stato il primo ad andarsene, al termine del 2016, ed è come se da allora gli equilibri si siano rotti, facendo saltare il tappo. Nel maggio dello scorso anno Djokovic ha optato per la prima terapia d’urto, dando in un colpo solo il benservito a Vajda, al preparatore atletico Gebhard Phil Gritsch e al fisioterapista Miljan Amanovic, e poi ha integrato al team prima Agassi e poi l’ex “pro” Mario Ancic, nel ruolo di consulente, più il fisioterapista Ulises Badio e il preparatore atletico italiano Marco Panichi. Quindi, a novembre a completare il team è arrivato Stepanek, il nuovo head-coach tanto atteso dopo l’addio a Vajda, ma dopo appena quattro mesi è di nuovo tutto da rifare. Ancic se n’è andato in fretta a causa di alti impegni professionali extra-tennis, mentre con Agassi e Stepanek non ha funzionato, così “Nole” è di nuovo al punto di partenza. Senza guide tecniche e con un interrogativo che si fa sempre più pressante a ogni cambiamento al suo team: possibile che il problema sia solo chi gli sta attorno?
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