Il New York Times, con il supporto del fisiologo e biomeccanico Mark Kovacs, ha analizzato nel dettaglio uno dei colpi più devastanti del circuito: la risposta al servizio di Novak Djokovic. Ecco cosa si può imparare, a partire dall’obiettivo principale: con questo colpo bisogna principalmente annullare il vantaggio dell’avversario. E, quando possibile, essere aggressivi, sapendo dove indirizzare la pallaIl New York Times, con il supporto del fisiologo e biomeccanico Mark Kovacs, ha analizzato nel dettaglio uno dei colpi più devastanti del circuito: la risposta al servizio di Novak Djokovic. Ecco cosa si può imparare, a partire dall’obiettivo principale: con questo colpo bisogna semplicemente annullare io vantaggio dell’avversario.
POSIZIONE D’ATTESA: COME UN SOLLEVATORE DI PESI
Djokovic usa una posizione d'attesa con i piedi molto larghi per avere massima stabilità e sfruttare tutta l'energia, come fanno i sollevatori di pesi. In questo modo, sfrutta la forza dei quadricipiti per essere esplosivo. Un tempo si preferiva tenere i piedi molto più vicini, ma ora la tendenza è questa perché i giocatori esprimono maggior forza. Già, perché serve una notevole spinta delle gambe per partire da una posizione così larga, ma se i muscoli sopportano lo sforzo, i benefici sono evidenti. Il piccolo saltello che Djokovic esegue quando l'avversario sta per impattare la palla, serve per attivare la catena cinetica, ma va eseguito con un timing perfetto: è il momento in cui Djokovic vede il servizio dell'avversario.
PREPARAZIONE RAPIDA PER IMPATTARE CON FORZA. E IN POSIZIONE IDEALE
Nel momento in cui Djokovic ricade dal saltello, osserva la direzione del servizio, in questo caso diretto verso il suo rovescio. Per questo motivo atterra con maggior forza sulla gamba destra che gli consente di dare una spinta molto consistente verso la gamba sinistra, continuando quella catena cinetica che si è attivata col saltello. Una reazione che si sviluppa con la rotazione dell'anca sinistra prima e della spalla sinistra poi, per poi continuare con le braccia e le mani, e quindi finire con la fase di impatto che avviene sempre ben davanti al corpo, che si ritrova in posizione perfetta per indirizzare la palla correttamente.ANALISI IN UN MILLISECONDO: COME LEGGERE IL SERVIZIO AVVERSARIO
Come si vede da questa immagine, Djokovic raggiunge lo stacco massimo col suo saltello quando l'avversario impatta la palla. In questi millisecondi, legge il servizio per muoversi nella giusta direzione: «Molti grandi ribattitori non reagiscono dopo che hanno visto qual è la direzione del servizio – dice Kovacs, che ha un dottorato in fisiologia e biomeccanica – ma la intuiscono osservando i movimenti dell'avversario». Djokovic la capisce dal lancio di palla, dall'angolazione del piatto corde all'impatto, dal movimento di anche e spalle. In più, conosce le abitudini dell'avversario quando deve servire nei momenti importanti. «I grandi ribattitori sanno quello che accadrà, ancor prima che accada» sostiene Kovacs.NEUTRALIZZARE IL SERVIZIO AVVERSARIO. SENZA RISCHIARE
L'obiettivo di Djokovic con la risposta non è quello di giocare un colpo vincente (se non occasionalmente) perché si tratterebbe di una soluzione con una percentuale di riuscita troppo bassa, considerando che i suoi avversari servono spesso sopra i 200 km/h e che comunque la risposta è un colpo complicato da gestire. Il serbo vuole semplicemente annullare il vantaggio del servizio avversario rimandando la palla in aree strategiche ben definite, sapendo di avere poi buone chance di vincere lo scambio da fondo contro qualsiasi avversario. Dunque, come si può notare dal grafico qui sopra, Djokovic è perfetto nel rispondere verso il rovescio dell'avversario, specialmente quando deve ribattere la seconda di servizio. E soprattutto è da notare come eviti qualsiasi rischio di errore restando abbastanza lontano dalla riga di fondo. Il serbo comincia lo scambio in una posizione certamente non difensiva, pur senza troppo rischiare, eliminando quello che dovrebbe essere un chiaro vantaggio dell'avversario. Con la risposta al servizio infatti, il primo obiettivo (di tutti) non è giocare un winner ma non subire troppo e far ripartire il gioco in una condizione di sostanziale parità, senza lasciare troppo campo all'avversario. Chi ci riesce ha già ottenuto tanto.Mark Kovacs, sports scientist and coach al Kovacs Institute, con dottorato in fisiologia e biomeccanica, ha contribuito ad analizzare la risposta di Novak Djokovic
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