Arrivano dalla Moldavia i verdetti sul futuro di Aljaz Bedene e Daria Gavrilova. Il primo non potrà giocare per la Gran Bretagna nonostante una nottata trascorsa su Skype. “Ma non voglio che finisca qui”. Ride la Gavrilova: l'ITF fa un'eccezione e potrà giocare per l'Australia. 

Per lui è stato un colpo durissimo. Aljaz Bedene credeva davvero di poter giocare in Davis per la Gran Bretagna. Ed era un atto sentimentale, non dettato dalle circostanze favorevoli. Si era spostato nel paese quando Murray era ancora un progetto di campione, e il trionfo nell'Insalatiera non era certo nei piani immediati. Invece i regolamenti ITF e la rigidità della commissione lo hanno punito: l'ex sloveno non potrà mai indossare la tuta blu dell'Union Jack e nemmeno cantare a squarciagola God Save the Queen. La storia è nota: nato e cresciuto in Slovenia, aveva giocato tre match a risultato acquisito per il paese d'origine, ma nel frattempo era già residente in Gran Bretagna. Lo scorso anno l'ITF ha modificato il regolamento e stabilito che chiunque avesse già giocato per una nazione non potrà più rappresentarne altre. Lui aveva presentato ricorso: avrebbero dovuto discuterlo a Praga lo scorso novembre, in tempo per la finale di Gent, ma ci fu un rinvio. Adesso Bedene incassa la notizia peggiore possibile. L'udienza si è tenuta domenica in Moldavia ed era richiesta la sua presenza, almeno via Skype. Piccolo problema: il fuso orario. Per esserci, si è svegliato in piena notte, alla vigilia della finale del challenger di Irving. E il povero Aljaz ha incassato sia il danno che la beffa: dopo la batosta via web, è sceso in campo e ha perso 6-1 6-1. “Ho messo la sveglia all'1.30 del mattino per non correre rischi, poi l'udienza è iniziata all'1.55 ed è terminata alle 5.15. Quando abbiamo finito non riuscivo più a dormire e si è visto il risultato. Sinceramente pensavo che sarebbe andata bene, ho perso un mucchio di ore di sonno e non ho dormito bene nei giorni precedenti. Ero nervoso perché significava molto per me e avevo speranze reali. Questa storia andava avanti da un anno e mezzo. Ma non cambia nulla: voglio restare in Inghilterra il più a lungo possibile, è il posto dove voglio rimanere”. Nonostante le diffidenze iniziali, specie da parte di Daniel Evans, si è fatto conoscere e apprezzare dagli altri componenti del team. Bedene aveva fatto da sparring prima della finale in Belgio e anche alla vigilia del primo turno contro il Giappone. “Spero che tutto questo non sia la fine – ha proseguito – devo ancora discutere con i miei avvocati, voglio percorrere ogni strada possibile. Deve esserci un modo”.


"NON VOGLIO CHE FINISCA QUI"

Bedene può contare sul sostegno incondizionato della Lawn Tennis Association. Gli avvocati stanno pensando se mettere in piedi una battaglia legale, anche se pare che la sentenza contenga una clausola che impedirebbe il ricorso al CAS di Losanna. Bedene risiede a Hertfordshire dal 2007 ed è diventato cittadino britannico nel 2015. Secondo l'ITF, un'eventuale eccezione avrebbe creato un precedente pericoloso, a cui avrebbero potuto appellarsi altri giocatori nella stessa situazione. Da parte sua, il giocatore ha spiegato che quando la norma è entrata in vigore il Ministero dell'Interno britannico stava già esaminando la sua pratica per l'acquisizione della cittadinanza. L'impressione è che i legali di Bedene faranno il possibile, ma le tempistiche saranno lunghe. Alla delusione del giocatore si aggiunge quella di Leon Smith, cui avrebbe fatto comodo un giocatore di buon livello da affiancare ad Andy Murray nel ruolo di secondo singolarista. Ad oggi ci sono Kyle Edmund, Daniel Evans e James Ward, ma solo il primo sembra avere buone prospettive, in particolare sulla terra battuta. “Siamo molto dispiaciuti per Aljaz e per l'esito dell'appello di domenica – ha detto Michael Downey, amministratore delegato LTA – noi lo abbiamo pienamente sostenuto nel suo desiderio di rappresentare un paese che ha definito, giustamente e con orgoglio, casa sua. In merito al futuro, prenderemo in considerazione tutte le opzioni possibili”.


LA GIOIA AUSSIE DI DARIA GAVRILOVA

Per un Bedene che piange c'è una Gavrilova che ride. La giovane australiana, nata e cresciuta in Russia, potrà essere convocata da Alicia Molik in Fed Cup e potrà rappresentare l'Australia alle Olimpiadi. Si tratta di una grande notizia per Tennis Australia, il cui team diventa molto più competitivo e avrà buone chance nel play-off del prossimi 16-17 aprile contro gli Stati Uniti. La Gavrilova è numero 34 WTA e si è fatta notare lo scorso anno, raggiungendo le semifinali agli Internazionali BNL d'Italia. Gli australiani l'hanno scoperta in gennaio, quando ha colto un ottimo ottavo di finale a Melbourne. L'ITF le ha concesso una deroga nonostante i regolamenti impongano almeno due anni di cittadinanza prima di competere in Davis o Fed Cup. Per sua fortuna, la Gavrilova non ha giocato in Fed Cup per la Russia (rinunciò alla convocazione per la finale del 2013 contro l'Italia), ma si limitò a qualche presenza in Fed Cup Junior (dove peraltro conobbe il fidanzato Luke Saville). Non potrà gioire l'altra australiana d'importazione, Ajla Tomljanovic. La fidanzata di Nick Kyrgios, infatti, ha giocato ben otto incontri di Fed Cup con la Croazia. Va detto che la Gavrilova è stata piuttosto fortunata, avendo ricevuto il passaporto australiano nel 2015, appena prima dell'entrata in vigore delle nuove regole. E così potrà rappresentare il suo paese senza limitarsi a dipingersi le unghie di giallo e di verde.