Chissà se i dirigenti neozelandesi conoscono Mina. Una quarantina d'anni fa, la mitica Tigre di Cremona cantava “Non gioco più, me ne vado”. Oggi il tennis neozelandese vive una situazione grottesca, riassunta dal nostro titolo. Dal 13 al 18 aprile, il team kiwi di Fed Cup avrebbe dovuto giocare a Hua Hin, in Thailandia, nel raggruppamento Asia-Oceania del Gruppo 2, l'equivalente della Serie D. Avrebbero affrontato Bahrein, Indonesia, Iran, Hong Kong, Kyrgyzstan, Malesia, Pacific Oceania (*), Pakistan, Filippine, Singapore, Sri Lanka, Tajikistan e Turkmenistan. Motivo della rinuncia? Secondo Tennis New Zealand, non sono forti a sufficienza per puntare alla promozione. Lo ha detto l'amministratore delegato Steve Johns: a suo dire, senza “realistiche” chance non ha senso giocare. Non è la prima volta che la Nuova Zelanda rinuncia alla Fed Cup. Sarà la terza volta negli ultimi sei anni, nonché la seconda consecutiva. Anche l'anno scorso non si presentarono, consapevoli di non poter essere ulteriormente retrocessi visto che il Gruppo II è il più basso, almeno per la zona Asia-Oceania (esiste un Gruppo III solo per Europa-Africa).
2011: RETROCESSIONE A TAVOLINO
Aveva fatto scalpore il caso del 2011, quando la nazionale militava da 15 anni nel Gruppo I. Una volta appreso che Marina Erakovic non ci sarebbe stata e Sacha Jones era vittima di un infortunio al polso, i dirigenti non presentarono la squadra nel tentativo di risparmiare i 50.000 dollari dell'iscrizione. Per questo motivo, l'ITF ha squalificato il team per un anno, retrocedendolo d'ufficio. Nel 2013 e nel 2014 hanno giocato, pur fallendo la promozione. Gli ultimi match risalgono al febbraio 2014, in Kazakhstan, quando una brutta sconfitta contro l'India (nonostante Sania Mirza giocasse solo il doppio) ha impedito a Marina Erakovic, Dianne Hollands, Emma Hayman e Abigail Guthrie di giocarsi la promozione agli spareggi. Da allora, la Nuova Zelanda è sparita dalla cartina del tennis femminile. Si tratta di un paese con una discreta tradizione (soprattutto tra gli uomini, a dire il vero), buone possibilità economiche e un bel torneo ATP-WTA. Eppure, in questo momento, si sono solo due giocatrici nel ranking WTA: Marina Erakovic (n. 144) e la giovane Claudia Williams (n. 1183), che compirà 20 anni il prossimo 29 febbraio.
UNA SCELTA SBAGLIATA
La Erakovic non è neozelandese purosangue: nata a Spalato da genitori croati, si è trasferita ad Auckland quando aveva 6 anni. E' stata al massimo numero 39 in singolare e 25 in doppio. Tra l'altro, è la neozelandese ad aver vinto più singolari in Fed Cup. Qualche settimana fa i giornalisti le hanno chiesto se avrebbe giocato. “Sono più che disponibile, ma siamo sicuri che ci sia una squadra? Questo è compito di Tennis New Zealand. Loro devono individuare i talenti e lanciarli in formazione” ha detto. A ben vedere, ci sono un paio di discrete giovani all'orizzonte: il ranking ITF riservato alle Under 18 vede Jade Lewis al numero 60 e Rosie Cheng al numero 291. La prima tenterà di lanciarsi nel tour, mentre la seconda si trasferirà negli Stati Uniti per andare al college. Promette molto bene Valentina Ivanov, ragazzina di 14 anni che risiede e si allena in Australia. “Noi vorremmo presentare una squadra ogni anno – ha detto Johns – ma in campo femminile non abbiamo una panchina molto lunga. Mi piace pensare che in un futuro non troppo lontano si possa mettere insieme un team che possa distinguersi e andare avanti il più possibile”. Scelta incomprensibile. Non esiste che una squadra non si presenti perché non ha chance di promozione. Si va contro i principi dello sport, i suoi obiettivi, i messaggi che dovrebbe trasmettere. Ciò che rende ancora più assurda la decisione è la pochezza delle avversarie: diverse squadre che giocheranno a Hua Hin non avranno giocatrici nel ranking WTA.Ci spiace dirlo, ma il paese degli All Blacks sta scrivendo una pagina nera (ma non gloriosa) nella storia della Fed Cup.
(*) Pacific Oceania è un team che rappresenta tutte le isole oceaniche dell'Oceano Pacifico, ad esclusione di Australia e Nuova Zelanda