di Mauro Simoncini
Gli appassionati tennisti sono divisi tra coloro che dopo l’acquisto di una racchetta si fanno montare una corda qualsiasi (a scelta del negoziante, magari la meno costosa), senza curarsi di nulla e coloro che, per esperienza personale (o presunta tale) portano la loro “matassona” e continuano da mesi o anni a far impostare la macchina incordatrice sugli stessi chili di tensione.
Tutti dovremmo conoscere il tipo di corde che montiamo (monofilo, multifilo, avvolgimento, budello, etc.etc.), il calibro (da 1,20 a 1,40 mm) e soprattutto la tensione alla quale le facciamo “tirare” dall’incordatore. Tutto si può cambiare: se la palla parte e non scende più, e si sbaglia spesso in lunghezza, forse è il caso modificare il proprio settaggio, magari aumentando la tensione; se a fatica si supera la rete o la metà campo avversaria, forse non è colpa del pranzo sullo stomaco ma di una tensione troppo alta.
Concetti semplici, alla portata di tutti. Per essere in grado di perfezionare il proprio gioco e sfruttare le proprie capacità non solo con le lezioni del maestro ma anche con un’attrezzatura su misura in base alle personalissime esigenze di ogni giocatore, professionista o amatore che sia.
Riguardo alla tensione, è doverosa una premessa: Jurgen Melzer incorda spesso a tensioni vicine ai 35 kg, Filippo Volandri spesso a meno di 20; addirittura il doppista Knowle a 16! Tensione doppia (vicina ai 30 kg) per le sorellone Williams e la russa Safina. Ergo: non c’è una regola! Tutto è relativo al tipo di gioco, alla racchetta, al tipo di corde e variabile in base alle condizioni di gioco.
ALTA O BASSA – La convinzione generale più semplice è che una tensione maggiore migliora il controllo, mentre più bassa produce più potenza e profondità. Convinzione corretta ma valida soprattutto per giocatori di più esperienza, perché si tratta comunque (a parità di altri fattori) di millisecondi di differenza in cui la palla resta sul piatto corde. C’è qualcos’altro che in linea di massima fa preferire tensioni non eccessive, specie per giocatori amatori o comunque intermedi, “da Club”: tensioni più alte creano sweetspot (zona di impatto ideale, ndr) minori, più contenuti. Al contrario con tensioni minori sarà più facile colpire la palla in modo “pulito”.
E attenzione: le aziende produttrici indicano sempre un range di tensione ideale per le incordature da montare sui loro telai (generalmente 3-4 kg), incordando oltre al quale di solito decade la garanzia. E’ consigliabile stare nel mezzo o tutt’al più (forse addirittura meglio) avvicinarsi alla tensione minima suggerita.
METEO, MONTAGNA E CITTA’ – Non bisogna aver timore di provare e sperimentare più soluzioni. Perché non giochiamo sempre nelle stesse condizioni: superficie, altitudine, indoor o outdoor. Le circostanze alle quali adattarsi non sono molte solo per i professionisti che attraversano il globo da una settimana all’altra e magari passano da erba outdoor a terra indoor in 24 ore! Anche i comuni mortali devono sapere per esempio che quando l’aria è pesante, c’è molta umidità (e magari giocando su terra anche le palline lo diventano), potrebbe essere consigliato un calo di tensione, per ottenere più spinta e fare meno fatica a trovare profondità. Ma se con la stessa racchetta vi spostate in villeggiatura in montagna dove l’aria leggera fa viaggiare più veloce la palla, occorre alzare la tensione, per non perdere troppo controllo.
ORIZZONTALI vs VERTICALI – Altra banale e diffusissima convinzione comune è quella della differenza di tensione tra corde verticali e orizzontali. Anche in questo caso tutto dipende da tipi di corde e stili di gioco in questione.
In linea di massima il tratto di corde orizzontali è più corto (almeno del 20-30%) delle verticali, quindi l’usanza comune (specialmente italiana) prevede una tensione maggiore per la corda più lunga, quella verticale appunto. Ma non dev’essere regola tassativa, perché c’è chi preferisce aumentare la tensione delle orizzontali perché il suo stile di gioco necessita di maggior controllo e tocco (magari sui tagli in back); a scapito di uno sweetspot più contenuto e di minor comfort.
Sono tutti accorgimenti personali, quel che conta è la rigidità finale del piatto corde, identica se si incorda a 23/22 kg differenziando le tensioni o a 22.5 kg orizzontali e verticali; è quello che il giocatore percepisce. Non la tensione di riferimento indicata sulla macchina, ma la rigidità finale del piatto corde. L'unica piccolissima differenza è data dal fatto che, scendendo di tensione con le orizzontali, si ottiene uno sweetspot leggermente più ampio, come detto prima. Particolare non trascurabile visto che può aiutare il giocatore nei colpi fuori centro non impattati alla perfezione. E non siamo tutti Federer…
PARTICOLARITA’ – Ci sono poi una serie infinita di varianti, che arrivano a differenziare non solo la tensione delle corde verticali e orizzontali, ma anche quella di alcune singole corde, per esempio le prime ai lati (verticali). L’incordatura proporzionale prevede di modificare la tensione delle corde verso l'esterno del telaio in modo proporzionale alla loro lunghezza; a parità di tensione data, la corda più corta risulta più rigida rispetto a quella più lunga. Abbassando la tensione in modo – appunto – proporzionale, si bilancia la tensione su tutte le corde, cercando di uniformare il piatto. Il vantaggio di questo sistema è ancora una volta quello di aumentare lo sweetspot; non solo: si riduce la perdita di tensione delle corde e si ottiene un piatto corde meglio bilanciato. Oltre che al minor shock da impatto nei colpi fuori centro.
LA SALUTE – Ecco appunto, lo shock dell’impatto. Per ultima ma non certo in ordine di importanza c’è da considerare la salute dei vostri gomiti, dei vostri polsi, delle braccia e delle spalle. Oltre che un’attenta scelta del tipo di corda (attenzione ai monofili), per chi ha o ha avuto problemi di questo genere sono consigliabili tensioni più basse che generano un piatto corde più soffice con meno vibrazioni trasmesse al braccio.