Esce “Facing Federer”, il libro di Scoop Malinowski in cui 50 giocatori raccontano lo svizzero. Dalla previsione di Agassi ai ingraziamenti di Blake, una lettura obbligata. 
James Blake ha battuto Federer a Pechino 2008, ma lo ricorda anche per…

TennisBest – 28 novembre 2013

 
Il fiorente mercato di libri tennistici si arricchisce con un nuovo titolo. Per adesso c’è solo la versione inglese, ma chissà che non possa essere tradotto a breve. In fondo parla del tennista più amato di tutti, Roger Federer. Non si tratta della solita biografia: "Facing Federer" fotografa lo svizzero dalla particolare angolazione dei suoi avversari. 50 giocatori hanno rilasciato la loro testimonianza, raccolta dalla penna sempre puntuale di Scoop Malinowski. Con un nome del genere, non poteva che fare il giornalista. Famoso per le sue interviste biografiche, stavolta ha fatto un passo in più. E ha pubblicato “Facing Federer”, già disponibile su Amazon. Gli estratti del libro sono decisamente promettenti, anche perché qualcuno ha parlato dei primi anni di carriera, quando tutti prevedevano un grande avvenire per lo svizzero…ma forse non così grande. Vale la pena riportare alcuni passaggi.
 
Andre Agassi: “Ho giocato con lui a Basilea. Mi è capitato di affrontare due svizzeri di fila, e il mio avversario al secondo turno fu proprio Roger. Vinsi 6-3 6-2 e non avrei mai immaginato che avrebbe avuto una carriera del genere. Mi sembrava che volesse imitare Pete Sampras, però non mi sembrava così forte. Non poteva servire con molta potenza, dava la sensazione di essere indeciso su cosa fare: giocare dentro il campo oppure dietro la linea di fondo? Non sai mai dove può arrivare un giocatore, ma non gli diedi grandi chance di arrivare troppo in alto. Ha dimostrato che mi stavo sbagliando”.
 
Pat Rafter: “E’ sempre stato un buon amico degli australiani. C’è stato un periodo in cui era allenato da Peter Carter (poi morto in un incidente stradale, ndr), e io ero uno degli aussies che in qualche modo ammirava. E’ sempre stato un ragazzo con cui è facile andare d’accordo. Quando ci siamo affrontati per la seconda volta, ad Halle 2001, ho capito che non aveva più paura e mi stava prendendo le misure. Ho pensato che forse era giunto il momento di ritirarsi. Roger è il più forte di tutti sul piano mentale. Il suo gioco si è sempre evoluto. Ogni giocatore sviluppa il suo gioco e diventa forte grazie al lavoro. Lui è diventato un campione ancora prima che i suoi colpi diventassero davvero buoni”.
 
Jim Courier: “Ho conosciuto Roger Federer durante un’esibizione a Houston nel 2000. In quel momento stava con Peter Lundgren. L’ho incontrato durante la festa degli sponsor, me ne avevano parlato molto bene ma non lo avevo visto molto. Era molto rilassato, non sembrava aggressivo. Semplicemente dicevano tutti che fosse un tennista molto dotato”.
 
James Blake: “Ho avuto la fortuna-sfortuna di raggiungere il mio apice quando lui era al suo. Quando giocavo bene, sapevo che avrei potuto esprimere il mio miglior tennis e perdere lo stesso. In quel periodo sentivo che avrei vinto contro chiunque. Il gioco era nelle mie mani. Lui era l’unico che sfuggiva a questa sensazione. Io rendevo al top, ma lui aveva una marcia in più. E’ stata dura da digerire. E’ stato bello vincere contro di lui alle Olimpiadi. Era numero 1 e ci teneva molto, per me fu un successo epico. In tutti gli altri incontri, mi ha mostrato un livello totalmente nuovo. Il momento che non dimenticherò mai è stato quando mi sono fatto male a Roma. Mi ricoverarono in ospedale, ma volevo andare via. Arrivò il medico del torneo e mi consegnò la lettera di un giocatore. Era di Roger Federer. I giocatori americani, quando arrivai a casa, mi hanno chiaamto e sono venuti a trovarmi. Ma l’unico a scrivermi quando stavo in ospedale è stato Roger Federer. Non dimenticherò mai il fatto che abbia trovato un po’ di tempo per scrivermi. Appena sono tornato nel circuito, l'ho subito ringraziato. Gli dissi che per me significava molto”.
 
Nel libro di Malinowski non parlano soltanto i giocatori, ma c’è spazio anche per altri addetti ai lavori. Arbitri, giornalisti, fotografi, ealebrità, tifosi e persino raccattapalle hanno consiviso la loro visione di Roger Federer. Un modo per inquadrarlo da ogni prospettiva che è stato molto apprezzato dai primi acquirenti. Dando un’occhiata alle recensioni, si trovano pareri molto positivi. Qualcuno ha addirittra scritto: “Può essere un libro di piccole dimensioni, ma dai grandi contenuti. Penso che sia una lettura obbligata per gli appassionati di Federer e del tennis in generale”. E le valutazioni spontanee, di solito, sono le più attendibili.

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