A Monte Carlo fuori uno via l’altro i finalisti del 2014: prima il campione in carica Stanislas Wawrinka, steso da Grigor Dimitrov, poi uno spento Roger Federer, KO contro un Gael Monfils deluxe. Uno spiraglio per Roma?Prima quindici teste di serie su sedici agli ottavi di finale, per il nuovo record in un Masters 1000, poi due colpi di scena freschi freschi nella prima metà di giornata, con i finalisti del 2014 eliminati. Il Montecarlo Rolex Masters si trasforma da un giorno all’altro, regalando due sorprese di fila dopo tre giorni senza sussulti. In entrambi i casi a piangere è la Svizzera, col campione uscente Stanislas Wawrinka dominato da Grigor Dimitrov, ma soprattutto con l’eliminazione di Roger Federer, che anche quest’anno manca l’appuntamento con uno dei pochi Masters 1000 ancora assenti nel suo palmarés. A stopparlo agli ottavi ci ha pensato super Gael Monfils, che dopo aver ingannato Dolgopolov alla vigilia, con una finta subito diventata virale sui social network, si è preso un'altra grande vittoria, passando 6-4 7-6 al termine del suo miglior match della stagione. Le premesse erano particolarmente interessanti, con una parità (3-3) negli scontri diretti dal 2010 in avanti, e ‘Lamonf’ le ha confermate trovando nuovamente l’antidoto per battere mister 17 Slam, oggi un po’ meno extraterrestre e un po’ più lento e macchinoso, probabilmente anche a causa di un Centrale più umido rispetto ai giorni scorsi. Ma non bisogna confondersi, perché la prestazione opaca di Roger – costellata da 38 errori gratuiti – è andata di pari passo col big match del colored d’oltralpe, perfetto sotto tutti i punti di vista. Ha giocato a un ritmo altissimo, sbagliando poco, ma soprattutto è partito con l’idea di vincere e l’ha portata avanti fino alla fine. Probabilmente ha sorpreso anche coach Jan De Witt, abituato a vederlo giocare ad alti livelli nel 2015, ma anche all'alternanza di numeri ed errori grossolani. Stavolta invece Gael ha tenuto una precisione disarmante, pochi rischi e tanta consistenza, e tutto è filato per il verso giusto anche malgrado una partenza in salita. Nel quarto game ha subito il suo unico break del match, spedendo Federer sul 3-1. Sotto gli occhi di mamma Lynette, lo svizzero sembrava aver già incanalato la partita sui suoi binari preferiti, invece ha subito restituito il vantaggio dando i primi segnali negativi, e poi non è mai riuscito a esprimersi al meglio.
 
QUALCHE CHANCE IN PIÙ DI VEDERLO A ROMA?
La scarsa incisività col servizio l’ha obbligato a difendersi troppo, e rimanere lontano dalla riga di fondo. Risultato: invece che far correre l’avversario e provare a scendere a rete il più possibile, è stato lui a dover correre di più, finendo per lasciarsi dominare più di quanto dica il punteggio finale. Monfils è andato a batterlo nel suo terreno, quello degli scambi corti (a fine partita la statistica dice 56 a 46 per il francese nei punti durati meno di cinque colpi), e il secondo set è arrivato fino al tie-break solo perché Federer si è aggrappato a tutto ciò che aveva in corpo, respingendo quattro palle-break. Ne ha avute due per allungare pure lui, ma non ha mai dato l’impressione di poter mettere il naso avanti. Gli serviva una mano che Monfils non gli ha dato, giocando alla perfezione ogni volta che il punteggio lo richiedeva. Federer invece sembrava costantemente al limite, senza genio e con risultati poco soddisfacenti. Non è un caso che appena ha avuto veramente la chance di chiudere si è bloccato, condannato da quattro errori consecutivi nel tie-break. Da 5-3 a 5-7, senza obbligare Monfils a giocarsi nemmeno uno dei quattro punti. Non che fosse garanzia di successo, visto che il francese si è rivelato perfetto in tutti i momenti importanti, ma almeno ci doveva provare. Invece quella luce fioca che l’ha accompagnato a intermittenza si è spenta di colpo, rimandando il suo appuntamento con la vittoria numero 200 sulla terra battuta. Il KO anticipato a Monte Carlo apre una speranza per i tifosi italiani di vederlo in gara al Foro Italico. Per lui pare un capitolo chiuso, e gli oltre 500 punti persi nel Principato gli interessano fino a un certo punto, mentre il desiderio di mettere qualche match nelle gambe iN vista del Roland Garros potrebbe incidere di più. A ‘sto punto, molto dipenderà probabilmente dall’esito del Masters 1000 di Madrid. Dovesse perdere prima dei quarti anche in Spagna, magari, un pensierino lo farebbe.
 
WAWRINKA DURA 55 MINUTI
Se Federer è almeno riuscito a lottare, provandoci fino alla fine malgrado le sue armi fossero molto meno pericolose del solito, il suo connazionale Stanislas Wawrinka saluta il torneo a testa bassissima, dopo un match da dimenticare contro Grigor Dimitrov. È finita 6-1 6-2 in 55 minuti, con il bulgaro che come già ieri con Fognini si è limitato a fare il suo, difendendosi nelle occasioni concesse e giocando bene in quelle a proprio favore. Il resto l’ha fatto tutto il campione in carica, che si è sotterrato da solo con una media di circa tre errori gratuiti a game (41 alla fine del match), e tirando appena la miseria di quattro colpi vincenti. Se ci aggiungiamo che sono tutti arrivati con il diritto, o meglio che non ne è arrivato nemmeno uno col suo rovescio, il discorso è presto fatto. Ma la cosa che stupisce ancora di più è il modo in cui si è lasciato scivolare addosso il match: primo set da venti minuti, qualche accenno di reazione all’inizio del secondo, e di nuovo buio totale nelle fasi successive. Poco tennis, poca testa, poca voglia di lottare. Troppo poco per uno che sulla terra del Country Club ha messo tutti in fila solo dodici mesi or sono.
 
MASTERS 1000 MONTE CARLO – Ottavi di finale
Gael Monfils (FRA) b. Roger Federer (SUI) 6-4 7-6
Grigor Dimitrov (BUL) b. Stanislas Wawrinka (SUI) 6-1 6-2