Non capita tutti i giorni che il più importante magazine sportivo al mondo si occupi di un tennista italiano. Per questo, vale la pena segnalare l'intervista realizzata da Sports Illustrated a Simone Bolelli. Approfittando delle presenza a Shenzhen, James Pham ha parlato con il nostro numero 3. Simone viene da una stagione un po' strana: tanta continuità, ma gli è mancato l'exploit. Ha raggiunto per sette volte i quarti di finale in un torneo ATP, ma non riesce ad abbattere questo muro. L'ultima volta risale a San Paolo 2013, ancor prima che il polso facesse crack. Salvo clamorosi (e auspicabili) exploit negli ultimi tornei, il 2015 del “Bole” sarà ricordato per il trionfo Slam in Australia, dove si è aggiudicato il doppio insieme a Fabio Fognini, riportando l'Italia ai fasti di Pietrangeli e Sirola. Dopo Pechino, Simone proverà le qualificazioni al Masters 1000 di Shanghai, dopodiché sarà tempo di cemento indoor, condizioni particolarmente adatte al suo tennis. Ecco la traduzione delle parole di Simone.
Come ti stai trovando in Cina?
Non è facile giocare. C'è molta umidità, fa caldo. Il cibo è così così. Provo a mangiare cose normali come pasta e carne, ma anche alcuni cibi cinesi non sono male.
Sembra che tu abbia un collegamento con la Cina. Hai tatuaggi con ideogrammi cinesi.
Vero. Nella schiena ho i nomi dei miei genitori, mentre sull'avambraccio sinistro c'è quello di mia moglie. Mi piacciono i segni cinesi.
A 30 anni stai vivendo la tua migliore stagione. Sette quarti di finale ATP: non male, considerando i risultati degli ultimi anni.
Per me è buono. Nel 2013 mi sono operato al polso: da lì in poi, è nata una nuova carriera. L'anno scorso ho giocato molto bene, partendo quasi da zero. Sono arrivato al numero 55-56 ATP. Quest'anno ho iniziato molto bene, ho vinto uno Slam con Fabio, giocato due finali Masters 1000. Anche in singolare è andata piuttosto bene, sono contento. Oggi ho 30 anni, ma penso di averne ancora 4-5 per giocare a tennis.
Come ci si sente ad essere un campione Slam?
E' stato grande. Voglio dire, è stato davvero inaspettato perché abbiamo iniziato a giocare match dopo match. Dopo i quarti abbiamo capito che forse si poteva fare: avevano perso i Bryan e altre coppie di livello. C'era anche mia moglie e penso che sia stata più di una semplice vittoria, perché con Fabio siamo amici. Abbiamo giocato alcune partite molto dure in Coppa Davis, quindi penso che fossimo pronti per questo risultato.
Hai avuto più successo in doppio che in singolare. Ti senti più singolarista o doppista?
Non c'è dubbio: singolarista.
20-30 anni fa, tanti singolaristi giocavano molto bene in doppio, come McEnroe ed Edberg. Negli anni, il doppio si è via via specializzato.
Non saprei, non sono molto focalizzato sul doppio. Sono principalmente focalizzato sul mio ruolo di singolarista. Provo a vincere i tornei, a fare qualcosa di diverso, a migliorare il best ranking. Il doppio è qualcosa in più. Voglio dire, gioco con Fabio perché siamo grandi amici anche fuori dal campo. Ci divertiamo ed è anche un allenamento, perché il doppio aiuta servizio, risposta, volèe…e anche per i soldi (ride). E' sempre importante. Se il doppio va bene siamo contenti, ma la nostra priorità resta il singolare. Anche per Fabio.
Nello spogliatoio c'è la sensazione che i doppisti pensino: “Voi giocate in singolare, lasciateci il doppio”.
Si, questa sensazione esiste. Penso che se un giocatore gioca bene sia singolo che doppio sia sempre dura. Di certo ai doppisti non piace! (ride)
I tuoi compagni di Coppa Davis Daniele Bracciali e Potito Starace sono stati recentemente radiati per presunte combine. Hai parlato con loro da allora?
No, dopo che è uscita la news non li ho più sentiti. Mi dispiace per loro, ma non so cosa dire. Io sono responsabile solo per me stesso. Per gli altri, mi dispiace.
BOLELLI (E SEPPI) SULLE SCOMMESSE (18 novembre 2014)
La gente immagina il tennis come uno sport pulito rispetto ad altri. Pensi che sia davvero così?
Penso che in passato, forse, fosse più pulito di oggi. Adesso leggo i giornali e trovo notizie riguardo a presunti match truccati, anche nei tornei più piccoli come Challenger e Futures. Non va bene. Ho sempre pensato che il tennis fosse uno sport molto pulito, non come il football, il calcio o altri. Ma forse adesso qualcosa non sta andando per il verso giusto.
Quest'anno ci sono stati diversi nuovi vincitori nel circuito ATP. Per te cosa significherebbe vincere il tuo primo torneo?
E' uno dei miei obiettivi per quest'anno e anche per il prossimo. In tutta la mia carriera ho giocato solo una finale, quindi vincere un torneo sarebbe davvero buono. Spero che accada presto. Ho 30 anni, ho più fiducia, più esperienza e credo di poter giocare molto meglio rispetto a prima. Penso di potermi godere il tennis ancora di più.