Chi poteva mettere in difficoltà Sua Maestà Djokovic, se non il folle Ernests Gulbis? Ecco, appunto. Dopo una stagione disastrosa, il lèttone ha ritrovato se stesso appena gli hanno fatto annusare il cattivo odore delle qualificazioni. Le ha passate, poi ha battuto l'ex compagno di allenamenti Dominic Thiem (dando uno schiaffo morale a Gunther Bresnik, che non ha voluto riprenderlo per concentrarsi sull'austriaco). E poi, per poco, non rifilava la quarta sconfitta stagionale a Djokovic, con cui ha condiviso più di un'esperienza quando, da adolescenti, si allenavano entrambi a Monaco di Baviera. E' arrivato a tanto così dall'exploit, la miseria di un punto. Ma nelle situazioni di pressione, si sa, Djokovic prova quasi piacere fisico. E il risultato finale non richiede grosse spiegazioni: 5-7 7-6 6-1. Con questo successo, Djokovic prosegue nella striscia vincente nei Masters 1000: 29 match, con la prospettiva di diventare 30 se dovesse battere Jeremy Chardy. Il francese ha annullato 7 matchpoint in oltre tre ore di gioco per battere John Isner, che forse non sarà nemmeno così deluso: potrà preparare al meglio Cincinnati, torneo che gli è decisamente amico. Da parte sua, Nole ne ha cancellati due. Secondo Brad Gilbert, che sta seguendo il torneo per ESPN, la serie di Djokovic è qualcosa di straordinario. “Tenendo conto che ha vinto anche le ATP World Tour Finals, la sua serie è quota 33. E' una delle statistiche più straordinarie nella storia del tennis. Vincere nei Masters 1000, a volte, è ancor più complicato che negli Slam”. Lo ha dimostrato il match con Gulbis, che pure in tutta la stagione aveva vinto appena 5 partite. “Bisogna dare il giusto merito a Gulbis: ha giocato una partita eccellente – ha detto Djokovic – mi ha sempre fatto giocare un colpo in più, inoltre mi ha messo molta pressione sulla seconda palla. Ho avuto diverse chance per chiudere in anticipo il secondo set, ma lui ha avuto un paio di matchpoint e se avesse vinto non ci sarebbe stato niente da dire”. Ma intanto ha vinto lui e parte decisamente favorito contro Chardy, che aveva vinto un match falcidiato dalla pioggia contro Isner. I due sono scesi in campo con 90 minuti di ritardo, dopodiché il match è stato sospeso per un'altra ora. Il francese ha mostrato un'inattesa solidità nei momenti importanti e si è preso la prima semifinale Masters 1000 in carriera.
NISHIKORI METTE LA FRECCIA: NADAL E' SUPERATO
Nel match più atteso, Kei Nishikori non ha tradito. Aveva sempre perso contro Nadal, ma probabilmente lo avrebbe battuto già lo scorso anno a Madrid se il fisico non si fosse ribellato a pochi game dal traguardo. Ma sul cemento è un'altra storia: il giapponese ha dominato dal primo all'ultimo scambio, mostrando un timing sulla palla di primo livello. Non è un caso che Nick Bollettieri, suo guru negli anni giovanili, abbia accostato la sua capacità a quelle di Andre Agassi e Martina Hingis. Paragoni meritati. Poco da dire sulla partita: Kei ha preso in mano il match sin dal primo game e non ha dato nessuna chance a Rafa, il cui tennis fisico non è supportato dalle gambe che gli avevano permesso di vincere tre volte il Canadian Open (2005, 2008, 2013). Nishikori avrebbe potuto chiudere più rapidamente se non avesse concesso un break a Rafa nel secondo, ma non si è disunito troppo al momento di chiudere: avanti 5-4 e 40-15, ha commesso un doppio fallo sul primo matchpoint ma sul secondo ha tirato l'ennesimo vincente di dritto. Da buon giapponese, non ha esultato più di tanto. E' soltanto un altro passo verso il sogno di diventare numero 1 ATP. In semifinale sfiderà il vincente di Tsonga-Murray, il cui match è iniziato quasi alla mezzanotte locale (le 6 del mattino in Italia).
ATP MASTERS 1000 MONTREAL – Quarti di Finale
Novak Djokovic (SRB) b. Ernests Gulbis (LET) 5-7 7-6 6-1
Jeremy Chardy (FRA) b. John Isner (USA) 6-7 7-6 7-6
Kei Nishikori (GIA) b. Rafael Nadal (SPA) 6-2 6-4
Andy Murray (GBR) vs. Jo Wilfried Tsonga (FRA)