Vivace presa di posizione di Bogdan Obradovic, capitano della Davis serba. A suo dire, l'angolo di Djokovic ha trasmesso energia negativa durante la finale di Parigi. “Becker non lo ha saputo motivare”. Non è la prima volta che attacca un ex campione. 

Tempo di processi per Novak Djokovic. Aveva sognato di sollevare la Coppa dei Moschettieri, è finita con un'ovazione dei parigini che però l'ha lasciato a mani vuote. Nole è la personalità più importante in Serbia, è normale che non si parli d'altro. Ha gettato benzina sul fuoco Bogdan Obradovic, suo capitano in Coppa Davis. Obradovic è un tipo fumantino, non le manda a dire. A suo dire, la sconfitta ha un nome e un cognome: Boris Becker. Proprio lui, il super-coach che nel dicembre 2013 si è seduto al suo angolo pur senza avere alcuna esperienza. Tra l'altro, Obradovic ha cambiato opinione rispetto agli inizi. Mentre Nikki Pilic era un po' scettico, lui disse che la presenza di Becker sarebbe stata importante in termini di motivazione. Oggi dice l'esatto contrario: “La finale del Roland Garros? L'energia negativa che arrivava dal suo angolo ha certamente influito sul risultato – ha detto Obradovic – non mi è piaciuta l'espressione di delusione e disinteresse assunta da Becker. Non ha reagito bene, non gli ha dato il giusto sostegno”. In effetti, in tanti hanno posto l'accento sulla personalità: nel momento difficile, Nole non ha saputo venirne fuori col carisma. “Conoscendo Novak, mi rendo conto che a volte ha bisogno di un gesto, di un segno per motivarsi. Becker non lo ha fatto, è stato evidente”. Secondo Obradovic, il numero 1 ATP non ha giocato al massimo della velocità. “Ma fino a un certo punto è stato sufficiente. Poi Wawrinka è cresciuto e da quel momento è stato tutto più difficile”. Ad ogni modo, si è detto ottimista per Wimbledon. “Storia completamente diversa: si giocano scambi di 4-5 colpi, si spendono meno energie che a Parigi. Avrà la forza necessaria”.


BOGDAN, OCCHIO A NON ESAGERARE

Obradovic non è nuovo a sparate di questo genere. Diciamo che non le manda a dire. Quattro mesi fa, dopo la finale dell'Australian Open, se la prese con Mats Wilander, reo di aver ipotizzato che Djokovic avesse simulato un infortunio durante la finale contro Andy Murray. Disse che lo svedese avrebbe dovuto abbandonare il suo incarico con Eurosport. "Non è la prima volta che attacca Novak. Se giocasse in questa epoca sarebbe un giocatore tipo Dolgopolov, senza chance di vincere uno Slam”. Più in generale, mostrò un vivo nazionalismo, parlando di presunte invidie per i successi degli atleti serbi, forse esagerando con le dichiarazioni: “Non esiste nazione più bella e intelligente della Serbia. Da Tesla a Djokovic, abbiamo mostrato quello di cui siamo capaci. Siamo una fabbrica di campioni e non smetteremo”. Le sue opinioni avevano fatto il giro del mondo, costringendo lo stesso Djokovic a difendere Wilander. “Mats è una leggenda e ha tutto il diritto di esprimere le sue opinioni”. Verrebbe quasi da pensare che Obradovic sia infastidito dalla presenza di coach stranieri…Dovrà comunque stare attento a non  inimicarsi Nole, sua unica speranza di rivincere la Coppa Davis. Dal 17 al 19 luglio, la Serbia sarà impegnata in una difficile trasferta in Argentina e lui dovrebbe esserci, ma non si sa mai. In attesa di un'eventuale replica di Becker, è opportuno ricordare che, sotto la sua guida, Djokovic ha vinto due Slam e in effetti gli è mancato qualcosa nei Major, mentre è un rullo compressore nei tornei del circuito. L'impressione è che la situazione non sia né migliorata né peggiorata rispetto a quando c'era solo Marian Vajda. Chissà cosa pensa Obradovic del coach slovacco…