Comunque vada, quando si parla di ATP World Tour Finals si finisce sempre con la calcolatrice in mano. Nel Gruppo intitolato a Ivan Lendl non servirà per decretare i nomi dei semifinalisti, visto che Novak Djokovic ha confermato il suo posto (già conquistato dopo due incontri) lasciando le briciole all’esordiente David Goffin, mentre il secondo se lo contenderanno Milos Raonic e Dominic Thiem nel faccia a faccia serale, senza bisogno di alcun calcolo. Ma diventa necessaria per la lotta al numero 1 ATP a fine anno, in palio al Masters solamente per la seconda volta nella storia dopo l’edizione 2000, quando a Lisbona “Guga” Kuerten lo soffiò a Marat Safin. Stavolta, invece, il ruolo del guastafeste è in mano al serbo, appena superato da Andy Murray ma pronto al controsorpasso. Per provarci doveva vincere tutti i tre match del girone, e l’ha fatto con difficoltà alterne, faticando sia con Thiem sia con Raonic, prima di lasciare appena tre giochi a David Goffin. Il belga non aveva nulla da dare: la rinuncia di Tomas Berdych al ruolo di riserva gli ha consegnato il ruolo di primo “alternate”, e il ritiro di Gael Monfils – già eliminato – gli ha regalato un assaggio di ATP Finals, perfetto per motivarlo a tornarci da titolare nel 2017. Tuttavia, con una posta in palio praticamente nulla (se non per i 179.000 dollari che avrebbe intascato battendo “Nole”), il suo match è durato appena 69 minuti: 6-1 6-2 con una sola palla-break a match ormai finito, in quello che si è poi rivelato l’ultimo game.
ORA MURRAY NON DEVE SBAGLIARE
Djokovic non ha nemmeno avuto bisogno di dannarsi troppo: doveva vincere e ha vinto in scioltezza, nonostante i soli 7 colpi vincenti sparati in due set, conservando energie preziose per le semifinali. Un fattore che potrebbe anche diventare determinante: se nel Gruppo McEnroe tutto andrà come deve andare, sabato si troverà di fronte uno fra Andy Murray e Kei Nishikori. Che non solo ieri hanno giocato il match più lungo nella storia del torneo di fine anno, ma avranno anche un giorno di riposo in meno. In attesa di scoprire come andrà a finire dall’altra parte, il successo di “Nole” su Goffin gli ha permesso di conquistare la quinta semifinale consecutiva all’O2 Arena, diventando il quinto giocatore in oltre 45 anni di storia del Masters ad aver vinto almeno 30 incontri. Il leader è Roger Federer, con i suoi 52 successi, e almeno per qualche anno resterà irraggiungibile. Tuttavia, all’attuale numero 2 ATP potrebbero bastare un paio di edizioni per superare tutti gli altri, da Ivan Lendl (39) a Boris Becker (36) e Pete Sampras (35). Ora che Djokovic ha fatto il suo, la pressione passa tutta dalla parte di Andy Murray, atteso da un test molto impegnativo con un Wawrinka che se vuole essere sicuro di passare il turno ha solo un compito: vincere. A Murray potrebbe bastare anche una sconfitta, ma il punto è un altro: i 200 punti in palio gli servono come il pane per la classifica. È l’unico modo che ha per non farsi superare da Djokovic nella classifica “live”, prima che le semifinali rimettano tutto in discussione. Intanto, per “Nole” c’è la prima certezza: se vince il torneo torna al numero uno.
ATP WORLD TOUR FINALS – Gruppo Ivan Lendl
Novak Djokovic (SRB) b. David Goffin (BEL) 6-1 6-2
GOFFIN PERDE, MA SI CONSOLA CON L’HOT SHOT
“Nole” fa l’en-plein. E fa pensare Murray.
ATP WORLD TOUR FINALS – Novak Djokovic non dà scampo a David Goffin e chiude il Gruppo Lendl nel miglior modo possibile: tre vittorie e il pieno di energie in vista della semifinale. Ora la pressione passa a Murray: per stargli davanti nella classifica “live” deve battere Wawrinka. E “Nole” si è costruito una certezza: se vince il Masters torna numero uno.