Djokovic conferma la sua imbattibilità al termine di un match memorabile conclusosi al tiebreak finale. Battuto Nadal 4-6 6-3 7-6(4)…

di Giorgio Spalluto – foto Getty Images

 

Non ci sono più parole per descrivere la strepitosa cavalcata vincente con cui Novak Djokovic ha dominato l’intero primo trimestre della stagione. Solo a tre grandissimi era riuscito il “triplete”Australian Open – Indian Wells – Miami: Pete Sampras nel 1994, Andre Agassi 2001 e Roger Federer nel 2006. Nessuno di essi, però, era giunto ai primi di aprile senza neanche una sconfitta in saccoccia. La striscia di 24 vittorie con cui Djokovic ha cominciato il 2011 è la più lunga da quella messa a segno da Ivan Lendl nel 1986, rimasto imbattuto nei primi 25 incontri spalmati tra il Masters (all’epoca in programma a inizio anno) e i tornei di Philadelphia, Boca West, Milano, Fort Myers e Chicago. Tornei che non si possono minimamente paragonare a quelli portati a casa dal serbo e avversari, quelli affrontati all’epoca da Ivan, difficilmente commensurabili all’ottimo Nadal visto in campo quest’oggi che, solo due giorni fa, aveva brutalizzato Roger Federer e che nell’ultimo atto si è arreso solo al tiebreak del terzo, al termine di una maratona di rara intensità (6-4 3-6 7-6 il punteggio finale), per certi versi molto simile a quella della semifinale di Madrid del 2009.

 

Anche allora era stato il tiebreak finale a rompere l’equilibrio, al termine di un’autentica battaglia i cui strascichi avrebbero condizionato il prosieguo della stagione di entrambi i giocatori. La faccia di Djokovic in quella occasione emanava rassegnatezza di fronte all’aura di invincibilità che caratterizzava Rafa in quei giorni. Oggi sembrano essersi rovesciate le parti, con il serbo capace di imporsi sullo spagnolo, non solo grazie al suo tennis, alle sue geometrie ma, incredibilmente, grazie al fisico.

 

Fino a pochi mesi fa, nessuno avrebbe puntato mezzo centesimo sulla tenuta atletica del numero 2 del mondo in un match programmato in piena sessione diurna di una giornata assolata e, come di consueto per gli standard di Miami, molto umida; per di più contro un avversario che, almeno fino a prima di questa finale, sembrava inavvicinabile dal punto di vista fisico.

 

Ed invece a Rafa non è bastato partire a spron battuto e intascare il primo set per 6-4, dopo essere stato avanti, però, per 5-1. Proprio il break recuperato nel finale della prima frazione, è il segnale che Djokovic non ha alcuna voglia di concedere la rivincita allo stesso avversario che aveva battuto nella finale di Indian Wells due settimane prima.

 

Il fatto che Nadal nel primo set abbia concesso palle break in tre dei quattro turni di battuta a disposizion, la dice lunga sulla pericolosità del serbo che, proprio in apertura di secondo set, ottiene il break che deciderà il parziale. Ad aiutarlo ci pensa anche il numero 1 del mondo che, sulla palla break, sbaglia un rigore a porta vuota, sparacchiando a lato un dritto comodo a campo aperto.

 

Djokovic capisce che l’inerzia del match sta cambiando in suo favore e si arrabbia con se stesso, scaraventando la racchetta per terra, quando nel game successivo concede una palla del controbreak al maiorchino che però non contiene la successiva risposta. Nole così consolida il suo vantaggio e, sul 4-1 avrebbe anche tre chance per il doppio break di vantaggio. Nadal, pur soffrendo e giocando molto più corto, riesce a tenere un turno di battuta comunque ininfluente ai fini del 6-3 finale.

 

Si va così al terzo per quello che è l’epilogo più giusto per un match in cui i vincenti sovrastano di gran lunga gli errori. A lasciare maggiormente esterrefatti sono alcuni recuperi del serbo che più di una volta lasciano fermo un incredulo Nadal.

Non ci saranno né break né palle break nel corso di un ultima frazione che vede lo spagnolo rischiare solo nel terzo (sotto 15-30) e nel quinto game (0-30). Djokovic, dal canto suo, deve fronteggiare una situazione delicata nel dodicesimo game, quando si trova a due punti dalla sconfitta.

 

Nadal appare provato, è sicuramente meno fresco di Djokovic che, dopo la serie di cinque minibreak con cui si apre il tiebreak (letale si rivelerà per Nadal il doppio fallo sul 2-1 in suo favore), tiene finalmente un turno di battuta, portandosi avanti 4-2. E’ con uno straordinario dritto lungolinea che il serbo si procura quattro match point consecutivi. Nadal recupera uno dei due minibreak andando a rete, ma nulla può sul 40° vincente della partita di Djokovic, per il 7-4 finale.

 

Mai Nadal aveva subito così tanto da fondo campo. Mai aveva perso un match di fisico. Il distacco in classifica tra i due si riduce a 3170 punti. Non sono pochi in termini assoluti, ma se si pensa che da qui a Parigi, Rafa sarà chiamato a difenderne 5000, si capisce come il suo primato sia d’improvviso diventato vulnerabile. Il Djokovic odierno non teme niente e nessuno. Sicuramente non Federer, né Nadal. Probabilmente neanche la terra battuta.

 


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