Quando ci sono troppi galli (anzi, galletti) nel pollaio, c'è il rischio che la faccenda diventi complicata. E' il caso della Coppa Davis francese, che a marzo ripartirà a caccia di un'Insalatiera che manca addirittura dal 2001. Un digiuno impressionante se consideriamo la quantità di francesi di alto livello, sia in singolare che in doppio. Dopo l'addio di Guy Forget, il triennio di Arnaud Clement ha fruttato la finale del 2014 (persa contro la Svizzera), ma poi c'è stata la dolorosa sconfitta contro la Gran Bretagna. E così i vertici FFT hanno optato per Yannick Noah, sperando che il suo carisma sia sufficiente per compattare un ambiente in tilt. Da una parte ci sono Tsonga e Gasquet (critici con Clement), dall'altra Simon e Benneteau, più indulgenti con l'ex capitano, silurato senza troppi complimenti a settembre. In un'intervista pubblicata su Tennis Magazine, Noah ha rilasciato una dichiarazione-shock: quando gli hanno chiesto se sarebbe stato in grado di ricompattare l'ambiente, ha detto: “Circa due settimane fa sono stato a un passo dalle dimissioni”. Significa che ha trovato un ambiente difficile, il peggiore possibile. Se persino un elemento come lui ha pensato di abbandonare la barca, beh, significa che la faccenda è seria. Noah non ha bisogno di lavorare. E non ha bisogno del tennis, specie dopo aver già vinto due Davis e una Fed Cup nelle vesti di capitano. La scelta di tornare è stata fatta per amore del tennis francese. Ha il vantaggio di essere fuori dagli ambienti politici (i vari Forget, Escudè e lo stesso Clement hanno avuto un rapporto più o meno continuativo con la FFT) e quindi può permettersi di non guardare in faccia a nessuno. Nell'intervista-boom con Tennis Magazine ha fatto capire che la sua gestione non farà sconti. Sarà un sergente di ferro, unicamente per il bene della nazionale.
IL CODICE NOAH
“Sono pronto a cacciare dal team un giocatore se durante una riunione tira fuori il telefonino – ha detto Clement – e sono pronto a rifilare 100 euro di multa per ogni minuto di ritardo a chi non si presenta a fare jogging. In Coppa Davis bisogna piegarsi alle regole della squadra e non viceversa”. L'avventura inizierà dal 4 al 6 marzo contro il Canada, sfida insidiosa che si giocherà nell'insolita cornice della Guadalupa, territorio francese in mezzo alle Antile. Noah convocherà i migliori e li vorrà al top, senza fare sconti come invece è accaduto in luglio, durante il match contro la Gran Bretagna. Al Queen's Club, Richard Gasquet non ha giocato perché era “stanco”. Con Noah, uno scenario del genere non si presenterà. Devono essere tutti arruolabili, senza scuse. “Con me Gasquet avrebbe giocato a Londra, non avrebbe ma potuto dirmi che non voleva. Non esiste che un tennista decida di non giocare”. Le motivazioni non mancano, perché questa generazione di giocatori ha una gran fame di vincere l'Insalatiera e vuole essere ricordata per un successo. Almeno uno, che cancelli polemiche e delusioni.
BENNETEAU RISPONDE A TSONGA
Ma il clima non è sereno. Tsonga ha riacceso la miccia in un'intervista con lo stesso Tennis Magazine, in cui ha indirettamente attaccato Clement. Ripensando alla finale del 2014, persa a Lille contro la Svizzera, ha detto di aver giocato il doppio da infortunato. “Forse avrei dovuto dire che non ero in grado di giocare, ma quando c'è la Davis bisogna andare oltre gli interessi personali – ha detto Tsonga – ma credo che Noah non mi avrebbe schierato”. Inoltre si è lamentato del fatto che a Londra, contro la Gran Bretagna, abbia giocato Nicolas Mahut. Tali dichiarazioni non sono passate inosservate a Julien Benneteau, che sta per rientrare in pista dopo un infortunio. Tramite Twitter, Benneteau ha lasciato intendere che Tsonga avrebbe potuto tranquillamente tirarsi fuori dal doppio della finale 2014, proprio perché nel 2002 “un giocatore che poi sarebbe diventato capitano” aveva fatto altrettanto. L'allusione è proprio a Clement, che lasciò perdere la finale contro la Russia per un infortunio al polso. Insomma, le tensioni sono forti e palpabili. Talmente forti da mettere in crisi un fenomeno nella gestione di gruppi e motivazioni come Noah. La leggenda di Sedan riuscirà ad appianare i malumori, oppure la maledizione francese andrà avanti?