Bruno Soares ha scelto di giocare il doppio perchè ispirato da Marcelo Melo e Andre Sa. Oggi è numero 3 del ranking. Con l’austriaco Peya, sono la coppia del momento. Davvero i Bryan sono così lontani?
Di Riccardo Bisti – 12 agosto 2014
Incredibile ma vero: in questa storia Guga Kuerten non c’entra niente. Eppure il punto di riferimento del tennis brasiliano dovrebbe essere lui, o al limite la mitica Maria Ester Bueno. Ma tutto, in teoria, dovrebbe passare da Guga. Soprattutto se sei nato a Belo Horizonte nel 1982 e hai mosso i primi passi quando Kuerten collezionava vittorie a Roland Garros e diventava numero 1 ATP. Invece Bruno Soares ha trovato altre ispirazioni. Fino ai 25 anni le ha provate tutte per diventare un ottimo singolarista, ma proprio non ce la faceva. Il suo best ranking risale al 2004: una 221esima posizione tutt’altro che soddisfacente. Poi c’è stato un grave infortunio al ginocchio che l’ha bloccato per tutto il 2007. Intervento chirurgico, riabilitazione, mesi di incertezza. “In quel periodo non sapevo se avrei ripreso a giocare, allora pensai che dovevo fare dell'altro. Avevo qualche soldo in banca, allora ho pensato di aprire un paio di palestre a Belo Horizonte insieme a mio cugino e alla mia futura moglie”. Le cose hanno funzionato e il futuro sembrava scritto. Poi la fidanzata Bruna (che avrebbe sposato il 29 novembre 2008) si è laureata e ha preso in mano il business. Soares, pienamente ristabilito, poteva tornare nel tour. Ma ha avuto l’umiltà di capire che in singolare non ce l’avrebbe fatta. E così ha lasciato perdere, trovando sfogo nel doppio. L’ispirazione è arrivata da due connazionali: Andre Sa e Marcelo Melo. “Volevo giocare i grandi tornei, gli Slam…e con loro in giro avevo la certezza di non essere l’unico brasiliano nel tour”. Se Soares, oggi 32 anni, festeggia una clamorosa terza posizione nel ranking di doppio, non deve ringraziare Kuerten, bensì Melo e Sa. In subordine, come vedremo, Cassio Motta. Col doppio se l’è subito cavata bene, prima con Dusan Vemic (semifinale a Parigi), poi con Kevin Ullyett, infine proprio con Melo. Ma la carriera ha avuto una svolta nel 2012, quando ha iniziato a giocare con l’austriaco Alexander Peya, altro singolarista "pentito".
I BRYAN SONO IRRAGGIUNGIBILI?
Hanno iniziato a giocare insieme nel luglio 2012 e non si sono più lasciati. Al primo torneo (Bastad) hanno raggiunto la finale, poi sono cresciuti settimana dopo settimana. Soares ha vinto 18 titoli di doppio: dieci sono arrivati in coppia con l’austriaco. Tra questi, ci sono i più importanti, due Masters 1000. Lo scorso anno si sono imposti a Montreal, quest’anno hanno difeso il titolo a Toronto, battendo in finale Ivan Dodig e proprio Marcelo Melo. Negli Slam, hanno raggiunto la loro prima finale allo Us Open. Ovviamente si sono qualificati al Masters 2013 e sono messi molto bene anche quest’anno: sono terzi nella Race alle spalle dei gemelli Bryan e di Nestor-Zimonjic. La qualificazione dovrebbe essere una formalità, poichè hanno quasi il doppio dei punti di Granollers-Lopez, attualmente ottavi. Grazie a questa nuova carriera, Bruno ha rimpinguato il conto il banca (ha intascato quasi 2 milioni e mezzo di dollari) e, soprattutto, è entrato nella storia del tennis carioca. Non tanto per aver vinto un doppio misto allo Us Open insieme alla Makarova, quanto perchè è salito al numero 3 ATP. Nella storia, soltanto lui e Gustavo Kuerten sono saliti sul podio. “Per me è un onore. Non ho mai voluto essere il migliore di sempre. Volevo solo avere un buon ranking, vincere tornei importanti. Ho mostrato le mia qualità ed è un orgoglio essere accomunato a certi fenomeni". Ha superato la quarta posizione del leggendario Cassio Motta, che nel 1983 imperversava in quasi tutti i tornei di doppio. “Sono contento per lui e spero che possa diventare numero 1 – ha detto Motta – Prima o poi i Bryan si stancheranno, e Bruno potrebbe prendere il loro posto”. Soares, tuttavia, nutre un grande rispetto per i gemelloni. “Secondo me, i numeri 3 sono semplicemente i più forti tra gli ‘umani’. I Bryan sono di un’altra categoria rispetto agli altri. Secondo me abbiamo ottenuto tutto quello che potevamo. In questo momento, la prima posizione è fuori dalla nostra portata”. L’umiltà è una dote importante, ma il 2014 è forse il primo anno in cui i gemelli americani hanno mostrato qualche segno di cedimento. Peya-Soares sono lì, pronti ad approfittarne. Allo Us Open saranno tra le coppie favorite. Ma prima c’è da giocare Cincinnati, dove sono la seconda testa di serie. Un altro passaggio per diventare il nuovo Guga, anche se soltanto in doppio. Lo avesse detto qualche anno fa, gli avrebbero dato del pazzo.
Post correlati
Essere vulnerabili, e ammetterlo, è una grande risorsa
Vulnerabili lo siamo tutti, anche e soprattutto i tennisti, in un’epoca in cui la pressione per il risultato è...