Il nipponico tenta il suicidio nella “finalina” contro Nadal, lasciandosi trascinare al terzo set malgrado un vantaggio di 6-2 5-2 e servizio, ma nelle gambe dello spagnolo non ci sono più energie. Nishikori la spunta al terzo e consegna la prima medaglia tennistica “moderna” al suo Giappone.Un Rafael Nadal stanco, stremato dalle tante, troppe ore passate sui campi verdi di Rio de Janeiro, le ultime nell’epica sfida con Juan Martin Del Potro, cede l’onore delle armi – e la medaglia di bronzo – al giapponese Kei Nishikori, al termine di un match durato quasi tre ore. Un’ora e mezza di troppo, complice un filo di autolesionismo del giocatore nipponico, che dopo aver dominato il match in lungo e in largo, ad un passo dal traguardo, ha messo in piedi una recita già vista troppe volte nel corso della sua pur ottima carriera. Eclissando il sol levante e rimettendo in vita un Nadal che quasi incredulo si è ritrovato a disputare un terzo e decisivo set. Ma quello che contava, alla fine di un match per il terzo posto che nel tennis si gioca giusto una volta ogni quattro anni, era mettere la medaglia al collo. Quella meno prestigiosa ma pur sempre importante. Quella che vale il bronzo. E al collo l’ha messa Kei, meritandola. Sprazzi di grande tennis, vincenti spettacolari. Fino al 6-2 5-2 c’è soltanto lui in campo. Contro uno spagnolo, con le energie al minimo, che lotta, combatte con grande cuore e abnegazione, ma non sembra avere energie per poter cambiare direzione al match. Il giapponese non ha, fino a questo momento, sbagliato praticamente nulla. Serve sul 5-2, per chiudere il match e dare gloria al suo paese. Dovesse andare male, può servire anche sul 5-4. Ma non va male: va malissimo, un autentico dramma sportivo.
NADAL SI TROVA AL TERZO, MA NON NE HA
Nemmeno un match-point procurato, un doppio fallo inaudito sul 5-4 30-30, e Rafa ritorna in vita, si rincuora, si riaccende. Rispolverando colpi dei tempi che furono. E si ritrova a giocarsi un tie-break di un match che pareva lettera morta. Già che c’è lo vince pure, lasciando un solo punto al malcapitato giapponese, ed esulta sommessamente, a occhi chiusi, tornando a sentire il profumo di una nuova medaglia. Nishikori chiede ed ottiene di uscire dal campo. Se la prende comoda, sin troppo comoda. Rafa aggiunge il nervosismo alla stanchezza, chiede a Bernardes (con cui non ha trascorsi idilliaci) che fine abbia fatto il suo avversario. A ragione. Piovono fischi, Kei ritorna in campo. Il miglior Rafa, o qualcosa di vicino al miglior Rafa, farebbe un sol boccone del malcapitato giapponese. Ma non ci sono più regali, da parte di Kei. E non ci sono più le forze, e mai ci sono state, da parte di Rafa. Sull’1-1, Nadal subissato dai colpi di Nishikori è costretto ai teloni. E, complice anche un paio di inevitabili gratuiti, c’è il break. Questa volta decisivo. Kei dovrebbe inscenare un vero e proprio karakiri. Ma mette le mani sull’agognata medaglia, senza correre più alcun pericolo. Al cospetto di un Nadal rassegnato e ancora innervosito, per il non proprio nobile comportamento del suo avversario tra secondo e terzo set. La stretta di mano finale è fugace quanto fredda. Rafa esce a testa china dal campo, tra gli applausi del pubblico, invero quasi tutto dalla sua parte. Kei esulta, anche lui sommessamente. In attesa di salire sul podio Olimpico per la prima volta in carriera. E tra quattro anni, a casa sua, chissà.
TORNEO OLIMPICO RIO DE JANEIRO – Finale medaglia di bronzo
Kei Nishikori (JPN) b. Rafael Nadal (ESP) 6-2 6-7 6-3
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