ROLAND GARROS – Prima grande sorpresa: il giapponese è ancora dolorante alla schiena e cede nettamente a Klizan. Parigi perde subito un potenziale protagonista.

Di Riccardo Bisti – 26 maggio 2014

 
Si dice che gli elefanti non dimentichino mai.Accade anche agli appassionati di tennis, specie se la pioggia concede spazio per qualche amarcord. Mentre Martin Klizan puniva severamente Kei Nishikori, tra gli spettatori del Campo 1 di Roland Garros c’era qualcuno diceva: “Ha vinto Barcellona, stava per battere Nadal…e poi si è fatto male. Ha fatto come la Petrova nel 2006”. Otto anni fa, la simpatica russa visse qualcosa di simile: vinse ad Amelia Island, Charleston e Berlino (anche se i primi due erano sulla terra verde), e si presentò a Parigi da numero 3 WTA. Tuttavia, un infortunio alla coscia in allenamento la mise KO e la costrinse a un severo 6-2 6-2 contro Akiko Morigami. All’epoca, una giapponese fu la carnefice. Stavolta è la vittima nelle sembianze di Nishikori, la cui schiena ha fatto crack durante la finale di Madrid, in cui si era trovato avanti 6-2 4-2 contro Nadal. Si pensava che 15 giorni di riposo (con annesso forfait al Foro Italico) sarebbero bastati. Invece il suo fisico ha confermato, ancora una volta, di non essere pronto per giocare a certi livelli con continuità. Dopo il ritiro a Miami, disse che giocare contro i più forti è molto dispendioso, troppo. Qualcuno pensava che fosse una frase buttata lì, invece era molto lucida. E manda in soffitta i propositi bellicosi di Michael Chang, vincitore a Parigi nel 1989 e convinto che il suo allievo avrebbe potuto addirittura vincere il torneo, primo asiatico di sempre. E invece si è arreso allo slovacco, (vincitore a Monaco di Baviera) con un netto 7-6 6-1 6-2. Un punteggio troppo netto per essere vero. Troppo netto per un giocatore che, senza guai fisici, avrebbe potuto addirittura essere il terzo incomodo nella lotta tra Rafael Nadal e Novak Djokovic.
 
NISHIKORI SENZA SPRINT
Nishikori è partito subito male (sotto 0-2), ma ha reagito fino a portarsi sul 5-3. I più ottimisti pensavano che si fosse tolto la ruggine di due settimane di pausa. Invece è entrato in un tunnel da cui non è più uscito. Ha commesso un mucchio di errori, con tutti i fondamentali. Da parte sua, Klizan non si è fatto pregare, rimontando e dominando il tie-break con alcune giocate di alta scuola. Neanche il tempo di riordinare le idee, e il giapponese era già sotto 5-0 nel secondo set. Con la sportività che lo contraddistingue (ben diversa da quella di Klizan: per informazioni, chiedere a Fognini), non ha chiesto nessun intervento di medico o fisioterapista. Tuttavia, era chiaramente menomato. Il povero Kei non correva sulle palle corte o quelle angolate. Da parte sua, lo slovacco ha avuto il merito di non farsi distrarre da un giocatore in difficoltà. Capita spesso che il “sano” abbia qualche problema nel giocare senza condizionamenti. Klizan si è aggiudicato il secondo ed è salito 2-0 nel terzo, portando Nishikori a lanciare la racchetta, in uno dei suoi rarissimi gesti di nervosismo. Con coraggio, ha continuato a lottare, persino ad incitarsi dopo uno dei rari colpi vincenti, ma non c’era niente da fare. Il divario era troppo ampio. Klizan non ha esagerato nell’esultanza, ma sa che per lui possono aprirsi prospettive interessanti: al secondo turno avrà un match non impossibile contro Robin Haase. Otto anni fa, la Petrova riuscì a riprendersi dal problema fisico e chiuse la stagione al numero 6 WTA, qualificandosi per il Masters. A questo punto, Nishikori spera di imitarla. Magari riscattandosi a partire da Wimbledon.