Rispettando i pronostici, Kei Nishikori raggiunge la semifinale alla Rogers Cup di Toronto, eguagliando il risultato dell’anno scorso. Semifinale in un’edizione tutt’altro che entusiasmante, vista la penuria di big e i forfait lungo il torneo. Ma le note positive, una volta tanto, vengono da chi è uscito sconfitto: Grigor Dimitrov. Non la solita sconfitta come le tante, troppe di quest’anno. Sconfitte che hanno costellato una stagione disastrosa, sotto ogni punto di vista. Fisico, mentale, agonistico. Tra uscite inopinate al primo turno (in sette occasioni), e l’apice del delirio toccato nella celeberrima quanto triste finale persa a Istanbul. Stagione disastrosa che pareva dover proseguire anche in questo torneo: abbiamo infatti assistito a un primo turno contro Sugita, numero 107 ATP, a tratti surreale, recuperato e ripreso per i capelli dopo essere stato a due punti dal baratro. Ed ecco che in Grigor scatta qualcosa. Una luce, fioca e impercettibile, in fondo al lunghissimo tunnel ancora da percorrere. Le vittorie senza problema alcuno contro il talentuoso e potenziale crack Shapovalov, quindi con Karlovic. E le note positive si sono viste anche nei quarti, contro un Kei sempre difficile da interpretare per gli avversari. Impossibile capire se sia sul punto di ritirarsi o di correre e recuperare anche le palle più impossibili.
La partita non ha regalato un grande spettacolo. Errori non forzati come se piovessero, da una parte e dall’altra. Il primo set s’è deciso a cavallo del quinto e sesto gioco. Prima il break a zero ottenuto dal giapponese, complice un Grigor troppo falloso con il rovescio, poi le due palle del controbreak , dilapidate dallo stesso bulgaro. Perso il treno per ritornare nel set, il bulgaro ha finito con il cederlo facendosi nuovamente togliere il servizio, sul 3 a 5. Il Grigor dei mesi scorsi avrebbe forse smesso di giocare. Ecco invece che quel poco di fiducia ritrovata gli permette di partire con tutt’altro piglio nel secondo set. Subito un break ottenuto. E lo difende, con coraggio, rabbia e qualche sprazzo della sua indubbia classe. Ben cinque le opportunità del controbreak cancellate al giapponese e, dopo aver sprecato più volte l’opportunità di allungare, chiude il set al nono game, con Kei al servizio. Un secondo set disastroso, per il giapponese. Autore di ventidue errori non forzati. Ma che nulla toglie ad un Grigor che ha tirato fuori più di un coniglio dal cilindro.
Il terzo set sembra voler raccontare che è arrivato il lieto fine di una brutta favola, durata anche troppo per Grigor. Il bulgaro tiene il servizio a zero e poi ecco due palle break, per poter allungare. Per mettere un piede in una semifinale di un Masters 1000. Fino a qualche giorno fa, sembrava impossibile. Dimitrov le manca di un soffio. E finisce qui, Improvvisamente. Kei Nishikori, come mille volte accaduto in carriera, rievoca i fasti di Lazzaro, ricomincia a sgambettare e macinare colpi e con cinque game a fila chiude la pratica e timbra, sul 6 a 2, il biglietto per la semifinale, dove lo attende Stan Wawrinka. Per giocarsi la possibilità della sua terza finale in un Masters 1000. Per il bulgaro qualche posizione scalata (sarà numero 34 al mondo da lunedì), e la speranza che quel di buono visto in questo torneo non rimanga lettera morta. Ma l’auspicio di un ritorno nelle posizioni che più gli competono.
Stan Wawrinka (SUI) b. Kevin Anderson (SAF) 6-1 6-3
Kei Nishikori (GIA) b. Grigor Dimitrov (BUL) 6-3 3-6 6-2