Il 2017 sarà una stagione importante per il giapponese. L'anno scorso ha trovato continuità, adesso punta a fare un passo in più per vincere 'sto benedetto Slam. L'obiettivo è trovare il giusto equilibrio tra prudenza e aggressività. Secondo Forbes, è più pagato di Usain Bolt e Brad Pitt. “Ma è molto bravo a gestire le distrazioni” dice il suo manager.

La finale persa allo Us Open 2014 rischia di diventare una zavorra quasi insopportabile per Kei Nishikori. Da anni si decantano le potenzialità del giapponese, la sua capacità di poter vincere uno Slam, anche di più. Eppure, tra fragilità fisiche e la qualità degli avversari, non ce l'ha mai fatta. La congiunzione perfetta sembrava essere maturata a New York, quando batté Novak Djokovic in semifinale e ormai sembrava fatta. Invece no: Marin Cilic si inventò la settimana della vita e lo lasciò con un pugno di mosche in mano. Kei continua a restare lì, vicino ai migliori, ma fino ad oggi gli è sempre mancato qualcosa. Ha giocato piuttosto bene anche nel 2016, chiudendo al numero 5 del mondo, ed è convinto che tanta costanza – prima o poi – pagherà. “Ci sono tante cose da fare meglio per arrivare a vincere uno Slam, ma penso di esserci sempre più vicino – ha detto il giapponese durante la offseason – il 2016 è stato un anno molto positivo per me. Per la prima volta, ho giocato bene per tutta la stagione. Penso che sia stato un passaggio importante. Quest'anno spero di effettuare un altro salto”. In effetti, la stagione appena conclusa gli lascia tanti ricordi importanti. Il bronzo olimpico, per esempio. Battendo Rafa Nadal nella finale per il terzo posto, ha regalato al Giappone la prima medaglia tennistica della sua storia. Ha vinto a Memphis per il quarto anno di fila (quest'anno non tenterà la cinquina, poiché ha scelto di giocare a Buenos Aires). E negli Slam? Semifinale allo Us Open e quarti in Australia, dove ha sempre perso con i futuri vincitori.

UN EQUILIBRIO DA RAGGIUNGERE
Il giapponese ha appena compiuto 27 anni, ma l'età potrebbe ancora essere un fattore a suo vantaggio. I due leader, Murray e Djokovic, hanno due anni e mezzo più di lui e in maggio ne compiranno 30. Nadal, Wawrinka, Federer e Berdych sono ancora più anziani. L'unico che gli rende qualche mese è Milos Raonic. I numeri accendono le speranze dei tennisti più giovani, tra cui Nishikori: dal 2003 a oggi, soltanto Federer e Wawrinka hanno vinto uno Slam dopo aver compiuto 30 anni. E poi c'è sempre la “storia” del potenziale. “Credo che Kei ne abbia moltissimo – dice Dante Bottini, suo allenatore dal 2010 – se me lo domandate, vi dirò che secondo me può raggiungere la vetta. Ovviamente è difficile. Deve continuare a lavorare, credo abbia altri 2-3 anni per provarci e riuscirci. Sta giocando sempre meglio ed è in crescita, inoltre è al top sul piano fisico”. Su quello tecnico, l'obiettivo per il 2017 è ottenere il giusto bilancio tra aggressività e prudenza. Nel 2013, l'arrivo di Michael Chang nel suo team lo ha reso più aggressivo, ma Kei è consapevole della differenza tra l'aggressività e la sregolatezza. “In effetti, fino a qualche anno fa aspettavo soprattutto l'errore del mio avversario. Adesso sono soddisfatto del mio stile di gioco. Devo trovare il giusto bilancio: è quello che devo fare per battere i migliori. E credo di farlo sempre meglio”. “L'obiettivo è giocare aggressivo, ma con pazienza – aggiunge Bottini – se c'è la palla giusta, ovviamente bisogna provarci. Se sbagli, va bene. Non ci sono problemi. In alcuni momenti del match capita di essere nervosi e prendere la decisione sbagliata. Ma fa parte del processo di crescita”

DENARO E DISTRAZIONI
Kei ha iniziato il 2017 a Brisbane, scegliendo di acclimatarsi subito al clima australiano. Opposto al baby bombardiere Jared Donaldson, ha avuto bisogno di tre set per venirne a capo. Una vittoria meno scontata di quel che sembra. Come detto, a febbraio effettuerà un cambio di programmazione: niente Memphis e Acapulco, bensì Buenos Aires e Rio de Janeiro. Al di là delle motivazioni economiche, chissà che non abbia intenzioni bellicose in vista della stagione sul rosso, dove peraltro ha ottime possibilità. La finale persa a Madrid 2014, per esaurimento fisico, grida ancora vendetta. Proveniendo da un paese come il Giappone, Nishikori ha il problema della motivazione. In passato è capitato che diversi giocatori rinunciassero all'attività internazionale per partecipare ai danarosi circuiti interni. Non è certo il caso di Nishikori, che anzi si è spostato negli Stati Uniti in età adolescenziale. Però le classifiche di Forbes lo hanno inserito in 82esima posizione nella lista delle celebrità più pagate al mondo, davanti a mostri sacri come Usain Bolt e Brad Pitt. Tuttavia, chi lo conosce bene dice che è molto attento ad evitare troppe distrazioni. Olivier van Lindonk, suo storico manager per conto di IMG, ne è convinto: “E' un ragazzo molto concentrato, vuole fare la storia. La sua attenzione è lì, non sui soldi o sulle sponsorizzazioni. L'obiettivo è metterlo in una posizione in cui possa rendere al meglio. Non vogliamo avere rimpianti: che vinca 10 Slam o magari nessuno, vogliamo essere sicuri di aver fatto tutto il possibile per farlo giocare al meglio”