Non esistono più termini per descrivere la portata del dominio di Rafael Nadal al Roland Garros. Superando Dominic Thiem, si è imposto a Parigi per l'undicesima (!) volta. La finale non è mai stata in discussione, nonostante l'austriaco abbia giocato piuttosto bene. Ed è questa la notizia più frustrante. Per gli altri.

Sembra quasi sdraiato in spiaggia, o magari in barca, a prendere il sole. La foto è quella qui sopra: seduto sul maxi-palco del Campo Chatrier, sorridente, Rafael Nadal ha trasmesso l'immagine più significativa. Dominio, dominio assoluto. Ormai non c'è più tempo per esaltarsi o spendere chissà quali parole. Lo stesso Rafa (a parte un momento di commozione poco prima che risuonasse l'inno spagnolo) ha accolto con sobrietà il titolo numero 11 sulla terra di Parigi. Soltanto Margaret Court aveva vinto per undici volte lo stesso titolo del Grande Slam, ma i suoi successi in Australia si sono spalmati tra era dilettantistica e professionistica. E comunque il paragone non regge: gli undici Roland Garros di Rafa sono una delle più grandi imprese nella storia dello sport. E non è detto che sia finita qui, tenendo conto che ha appena compiuto 32 e non ha avuto problemi a vincere. Ok, ha lasciato per strada un set (nei quarti contro Diego Schwartzman, dove ha avuto anche una piccola mano dalla pioggia), ma nei momenti clou è passato sopra ai suoi avversari: Juan Martin Del Potro in semifinale e Dominic Thiem, tritato 6-4 6-3 6-2 in una finale che l'austriaco ha giocato discretamente. Ed è questa la notizia peggiore possibile, per il buon Thiem: pur giocando un buon match, ha raccolto appena nove game. Come a sgonfiare di valore tecnico gli ultimi successi contro Nadal (Roma 2017 e Madrid 2018), teorica base per dare una parvenza di equilibrio alla finale. Niente di tutto questo. Lo Slam numero 17 per Nadal è stato un tributo alla sua resistenza, alla continua capacità di risollevarsi dopo infortuni e sconfitte dolorose. Poco più di quattro mesi fa doveva alzare bandiera bianca nei quarti dell'Australian Open contro Marin Cilic. Un problema muscolare lo ha tenuto fermo per due mesi, ma appena ha rimesso i piedi sopra la terra rossa ha ripreso a vincere. Prima due vittorie in Coppa Davis (con la Spagna guidata in semifinale), poi Monte Carlo, Barcellona, Roma e Parigi. In mezzo, la sconfitta a Madrid contro Thiem. Vien quasi da sorridere, pensando a come lo ha tritato sotto il sole di Parigi.

TROPPA INTENSITÀ
Per Nadal, la terra battuta è un elemento naturale. Come l'acqua per Michael Phelps, la neve per Marcel Hirscher o la pista per Usain Bolt. “Ho giocato la miglior partita del torneo – ha detto – è stato importante perché Dominic è molto aggressivo, è difficile da affrontare, possiede grandi colpi”. L'austriaco è forte, potente, esplosivo, ma non ha saputo reggere la clamorosa intensità di Nadal. Nei primi turni, lo spagnolo si era concesso qualche partenza lenta: sapeva che contro Thiem non se lo sarebbe potuto permettere, allora è partito fortissimo. 2-0, break immediato. Thiem ha prodotto il massimo sforzo per restargli incollato, giocando un primo set ad alta intensità. Ha tenuto fino al 4-5, quando ha giocato il peggior game della sua partita. Quasi un'ora di fatiche e rincorse per non ottenere nulla. Quando Rafa si è aggiudicato il primo set, ogni speranza è svanita. In tutta la sua carriera, non ha mai perso un match al meglio dei cinque set, sulla terra, dopo aver vinto il primo set. “Quello che hai fatto e stai facendo è una delle cose più straordinarie che un atleta abbia mai ottenuto” ha detto Thiem, rivolgendosi al rivale. Ha ricordato di quando, ancora 11enne, lo ha visto vincere a Parigi per la prima volta. Non avrebbe mai immaginato di arrivare ad affrontarlo. Metà del sogno si è realizzato: per batterlo, dovrà attrezzarsi. O meglio, aspettare che Rafa si tolga di mezzo con il ritiro. Nelle due ore e quarantadue minuti di partita abbiamo visto scambi lunghi, muscolari, pieni di rotazioni in topspin, angoli acuti, accompagnati da grugniti degni del circuito femminile. Thiem ha cercato d spingere duro, rischiare, mettere Nadal fuori dalla zona di comfort. Risultato? 34 colpi vincenti, ma anche 42 errori gratuiti. Insufficiente.

FEDERER 20, NADAL 17
L'unico mini-spavento per Nadal è arrivato sul 2-1 e servizio nel terzo set. Avanti 30-0, ha interrotto il gioco perché ha avvertito un improvviso crampo alla mano sinistra. Dopo il trattamento, è rientrato in campo e ha commesso un doppio fallo, ma è tornato subito in carreggiata. Si è fatto curare anche al cambio di campo successivo, ed è ripartito alla grande. Non ha più concesso nulla. “In quel momento ero molto spaventato, ma questo è lo sport – ha detto Nadal – oggi c'era grande umidità, contro un giocatore che ti spinge al limite. Non posso neanche descrivere i miei sentimenti, perché non è nemmeno un sogno vincere qui per 11 volte. È impossibile anche solo pensarlo. Sarebbe molto arrogante pensare che tutto questo sia normale. Devo apprezzare tutto quello che mi sta succedendo: tre mesi fa, le cose erano molto diverse”. Per lui è lo Slam numero 17, che lo spinge a tre lunghezze da Roger Federer: lo svizzero tornerà in pista in questi giorni, a Stoccarda, con l'obiettivo di ristabilire le distanze vincendo a Wimbledon per la nona volta. Sarebbe il 21esimo Slam. Non è ancora tempo per un ricambio generazionale, anche se Gunther Bresnik (coach di Thiem) ritiene che le cose possano cambiare notevolmente entro 1-2 anni. Per adesso, gli unici che potranno dire di aver battuto Nadal a Parigi resteranno Robin Soderling (2009) e Novak Djokovic (2015). Il bilancio del maiorchino è impressionante: 86 vittorie e 2 sconfitte. In mezzo a questo fiume di cifre, c'è spazio anche per un ricorso storico: questo Roland Garros è il primo Slam ottenuto da Carlos Moyà nelle vesti di allenatore. Guarda caso, proprio 20 anni fa, Moyà vinceva il suo unico Slam proprio a Parigi. In tribuna, per la finale, c'era anche Toni Nadal, principale artefice del miracolo Nadal. Ha lasciato l'incarico l'anno scorso, ma continua a vivere da vicino la carriera del nipote. Non poteva mancare. Ma ciò che non manca, da anni, nella seconda domenica di giugno, è la presenza di Rafa Nadal sul Campo Chatrier. Per lui è una seconda casa, un salotto, un giardino. Qualcosa su cui può sdraiarsi comodamente. Perché gli appartiene.

ROLAND GARROS UOMINI – Finale
Rafael Nadal (SPA) b. Dominic Thiem (AUT) 6-4 6-3 6-2

GRANDE SLAM – I PLURIVINCITORI
Roger Federer – 20
Rafael Nadal – 17
Pete Sampras – 14
Novak Djokovic – 12
Roy Emerson – 12
Bjorn Borg – 11
Rod Laver – 11
Bill Tilden – 10
Fred Perry – 8
Ken Rosewall – 8
Jimmy Connors – 8
Ivan Lendl – 8
Andre Agassi – 8