BRESCIA – Momento d'oro per Farrukh Dustov. Dopo tanti anni in Italia, vive di nuovo in Uzbekistan. "Sogno il World Group di Davis. Noi non compriamo i giocatori come fanno altri".

Da Brescia, Riccardo Bisti – 14 novembre 2014

 

La rivoluzione a 28 anni. Sono bastati alcuni aggiustamenti e un po' di tempo senza infortuni per regalare a Farrukh Dustov la sua gloria tennistica. Lo si chiamava “uzbeko d'Italia” perchè per anni ha vissuto e si è allenato a Bolzano, ma oggi è tornato nell'amato Uzbekistan e sta esprimendo il suo miglior tennis, perfetto per il suo fisico e le sue caratteristiche tecniche. Dopo la bella finale al challenger di Bratislava, uno dei più ricchi dell'anno, è nei quarti al Trofeo Città di Brescia grazie al successo contro il sorprendente Andres Artunedo Martinavarro, 21enne spagnolo che vale molto di più della sua classifica (n. 628, viene da uno stop di sei mesi per un infortunio a un piede) e adora giocare sul veloce. Perfetto al servizio e puntuale con i colpi di rimbalzo, il gigante di Tashkent (è alto 193 centimetri) ha ottenuto i quarti con un doppio 6-3. Grazie a questo risultato, migliorerà il suo best ranking, fissato al numero 127 ATP. E' il coronamento di una stagione super, in cui ha vinto il torneo casalingo di Samarcanda, e colto tre semifinali e altrettante semifinali a livello challenger. “Ho cambiato 2-3 cose nel mio gioco – racconta Dustov – e ho iniziato ad allenarmi in modo diverso. Adesso gioco di più con il dritto, scendo più spesso a rete e cambio ritmo con frequenza. In passato giocavo spesso sulla terra battuta perchè mi faceva male la schiena, mentre da un anno e mezzo gioco quasi esclusivamente sul duro. E ho finalmente trovato il mio vero tennis”.

 

UN PRESIDENTE FANATICO DI TENNIS

L'Italia resta un punto di riferimento per Dustov, ma non è più casa sua. “Da tre anni sono tornato in Uzbekistan e mi alleno presso il centro tecnico nazionale di Tashkent insieme a Petr Lebed, che è il capitano di Coppa Davis. E' lui il mio coach e abbiamo deciso di giocare quasi soltanto sul cemento. Per questo ora vengo meno spesso in Europa e gioco soprattutto in America e in Asia”. Dustov è il numero 2 del suo paese, alle spalle di Denis Istomin. Insieme formano una discreta coppia di Davis. Per questo c'è la curiosità di sapere se preferirebbe entrare tra i top-50 o portare l'Uzbekistan nei quarti di Coppa Davis. “Bella domanda! Ovviamente vorrei arrivare tra i top-50, ma non potrei nemmeno spiegare l'emozione di arrivare nei quarti di Davis. Sono molto legato alla mia terra. Se dovessimo entrare nel World Group avremmo fatto la storia, perchè non è mai successo in 22 anni di indipendenza. Siamo un paese piccolo, con giocatori del posto, non comprati altrove”. L'allusione al vicino Kazakistan è chiara: normale per chi ha la bandierina dell'Uzbekistan disegnata sul borsone portaracchette. Ma il tennis uzbeko come si sta sviluppando? Ha gli stessi progetti faraonici del Kazakistan o è un po' indietro? “Islom Karimov, il nostro presidente della Repubblica, è un fanatico di tennis – continua Dustov – gioca quasi ogni giorno e si interessa a come vanno i giovani. Nel paese sono stati costruiti 7-8 circoli molto grandi, alcuni con 15-20 campi da tennis. Le strutture non mancano, abbiamo la possibilità di giocare sia all'aperto che al coperto. Noi vogliamo costruire giocatori uzbeki al 100%, non abbiamo mai pensato di acquistarne dall'estero, nemmeno negli altri sport”. I risultati del vicino Kazakistan, che ha conquistato la gloria con tennisti stranieri, rendono particolarmente sensibile Dustov al fascino della Coppa Davis. “L'anno prossimo esordiremo contro la vincente di Corea del Sud-Thailandia per poi giocare i play-off per il World Group. Speriamo di arrivarci e giocarli in casa, perchè fino ad oggi ci è sempre capitato di andare in trasferta: quest'anno in Australia, una volta addirittura in Serbia. E' un momento importante della mia carriera: voglio fare belle cose, sia per me che per la mia carriera”.