Fumata grigia. Soltanto nei prossimi giorni scopriremo se tendente al bianco, oppure al nero. La notizia è che il trasloco del Miami Open, dall'attuale sede di Key Biscayne all'Hard Rock Stadium, non è più una certezza come invece sembrava nei giorni scorsi. In cambio di un finanziamento di un milione di dollari all'anno, gli organizzatori avrebbero traslocato. Al momento di siglare l'accordo, tuttavia, c'è stata una disputa dell'ultimo minuto su quello che il torneo, invece, avrebbe dovuto a Miami Dade. “Stiamo andando a riorganizzarci” ha detto la vicepresidente del torneo, Wendy Elkin, dopo che pochi minuti prima le era sfuggito un “Stando così le cose, siamo in grave rischio di non restare a Miami”. Le tre parti in causa (torneo, città e Miami Dolphins) stanno negoziando il trasloco a partire dal 2019. Su questo punto non ci sono problemi, ma lo sviluppo della riunione ha lasciato alcuni punti in bilico. La storia è nota: i vincoli di un vecchio accordo (ancora in vigore) con la famiglia Matheson ha impedito di effettuare una serie di migliorie strutturali nell'attuale sede di Crandon Park, peraltro già approvate da un referendum tenuto nel 2012. Il 70% dei residenti si era espresso a favore di un progetto del costo di 50 milioni di dollari.
PAGAMENTI ARRETRATI
Senza possibilità di crescita, gli organizzatori avevano minacciato di abbandonare Key Biscayne alla scadenza dell'attuale contratto, nel 2024. Ma poi è entrato in scena Stephen Ross, proprietario dei Miami Dolphins: ha siglato un accordo con IMG per costruire un impianto da 53 milioni di dollari fuori dall'Hard Rock Stadium e organizzare il torneo. Nella giornata di martedì, il consiglio di Miami Dade ha approvato il progetto a larga maggioranza (10 voti favorevoli e 2 contrari), liberando IMG dagli obblighi con Crandon Park, ma subordinando il cambio all'accordo con i Miami Dolphins. La Contea dovrà contribuire con 1 milione di dollari all'anno, in virtù di un contratto siglato nel 2014 con i Dolphins (secondo il quale avrebbero dovuto elargire fino a 5 milioni ai Dolphins in cambio di grandi eventi presso l'Hard Rock Stadium). Tale promessa era figlia del maxi impegno di Ross, il quale ha totalmente ristrutturato lo stadio con interventi per 500 milioni di dollari. Tuttavia, all'ultimo momento, la Contea voleva modificare un dispositivo che stabiliva le spese del Miami Open per gli ultimi tornei. Solo nei giorni scorsi, infatti, l'ufficio del sindaco si è reso conto che i pagamenti sono indietro di parecchi anni, dunque voleva metterli in mano a un arbitrato anziché attenersi alla disposizione originale che fissava gli obblighi del torneo a 1,3 milioni. La faccenda ha creato più di una tensione in aula. Da parte sua, il sindaco Carlos Gimenez ha detto che i revisori dei conti non gli avevano consegnato il report delle ultime tre edizioni, e dunque il Miami Open potrebbe dover versare una cifra maggiore. A quel punto, voleva un nuovo accordo per affrontare i risultati economici delle ultime tre edizioni.
“VOGLIAMO ESSERE PAGATI IL GIUSTO”
Ferma opposizione del Miami Open: il direttore Adam Barrett ha riferito che IMG non vuole altre spese nella delicata fase di passaggio da Key Biscayne a Miami Gardens. “Come abbiamo detto al sindaco, il torneo ha negoziato un accordo per affrontare e risolvere tutti i problemi legati allo spostamento, come pacchetto completo". Da parte sua, il consiglio si è espresso favorevolmente alle richieste di Gimenez: riduce la liquidazione e richiede alle due parti un arbitrato sulle eventuali controversie che emergeranno dopo la revisione dei conti. Adesso il futuro dipende da IMG: accetterà la proposta di Gimenez? In caso contrario, saranno obbligati a giocare a Key Biscayne fino al 2023, dove pagano un affitto di 2,5 milioni di dollari. Da parte sua, il sindaco ha sottolineato che – senza l'accordo – il torneo resterà comunque a Miami per altri sei anni. “Non c'è ingiustizia, vogliamo soltanto ottenere quello che ci spetta. Tutto quello che vogliamo è che la contea venga pagata come da contratto. Non ho neanche detto che dobbiamo incassare quello che vogliamo noi, ho parlato di un arbitrato”. La faccenda sembra complicata, perché tra le parti c'è un muro contro muro. Resta da capire se le posizioni si faranno via via più morbide, oppure se IMG prenderà davvero in considerazione l'ipotesi di un addio a Miami e alla sua incalzante burocrazia. Certo, rompere un contratto in essere costerebbe parecchio…