Primo titolo in patria per Nick Kyrgios, che si sbarazza in due comodi set di Ryan Harrison e mette le mani sul Roy Emerson Trophy dell'ATP 250 di Brisbane. Rispetto a dodici mesi fa l'australiano sembra avere una marcia completamente diversa, ed è finalmente riuscito a domare il peso delle aspettative. A Melbourne i big faranno a gara per evitarlo: fa paura a tutti.Lleyton Hewitt non è più solo. Dopo averlo eguagliato nell’invidiabile primato di unico giocatore ad aver battuto al primo scontro diretto sia Federer, sia Nadal, sia Djokovic, il suo connazionale Nick Kyrgios si è preso insieme a lui anche un posto nell’albo d’oro del Brisbane International, dimostrando di aver trovato la chiave per dare il 100% anche in patria. Nelle passate stagioni le aspettative l’avevano divorato, finendo per diventare un peso troppo difficile da sopportare, mentre il grande avvio di 2018 suggerisce (ma diciamolo a bassa voce) che Nick è maturato ed è pronto a compiere altri passi avanti. A Brisbane ha giocato da big, soffrendo nei primi tre incontri per trovare il suo miglior tennis, ma poi giocando alla grandissima la finale contro un Ryan Harrison sempre più ritrovato ad alti livelli. Già, perché mentre fra secondo turno (per lui l’esordio) e semifinale il 22enne di Canberra aveva infilato tre rimonte su tre, per sbarazzarsi dello statunitense gli sono bastati appena 73 minuti. La magra cronaca del match dice che è partito meglio Harrison, che ha avuto cinque palle-break per allungare in due dei primi tre turni di servizio di Nick, ma ha fallito il tentativo e le sue chance sono morte lì. Perché nel game seguente il servizio l’ha perso lui, e perché Kyrgios ha attivato il cannone, vincendo la bellezza di 22 punti consecutivi nei suoi turni di battuta. È tornato a perdere uno, l’unico, nell’ultimo game, sul 5-2 del secondo set. Ha smarrito il primo punto, poi ne ha conquistati tre e si è fatto bastare il primo match-point: ace numero 17 e Roy Emerson Trophy in cassaforte, il suo primo titolo dopo Tokyo 2016 e le due finali perse lo scorso anno, a Cincinnati e Pechino.
A MELBOURNE DA PROTAGONISTA?
Mi sono sentito bene per tutta la settimana – ha detto Kyrgios, che torna fra i primi 20 del mondo – e ogni volta che sono entrato in campo il pubblico mi ha supportato alla grande. Adoro giocare di fronte a questa gente, anche se ogni tanto non si direbbe. Della mia settimana mi è piaciuto il modo in cui ho gestito le situazioni delicate. Per tre volte sono stato costretto a rimontare un set di svantaggio, contro tre ottimi avversari, e questa è tutta fiducia da accumulare, sia dal punto di vista mentale sia da quello fisico. Più giocavo e più giocavo meglio, col passare dei giorni ho servito e colpito la palla sempre meglio, e nel corso del torneo ho giocato ben 11 set. Un’ottima preparazione”. Sulla finale poco da dire: non appena Harrison ha smarrito per la prima volta la battuta sulla Pat Rafter Arena hanno capito tutti come sarebbe andata a finire. “Lui è partito fortissimo, e ha avuto varie chance. Sapevo che sarebbe stato molto aggressivo, e che avrebbe cercato di comandare sempre il gioco. Mi sono detto di rimanere tranquillo e provare a stargli vicino, è andata bene”. “Sappiamo tutti di cosa Nick è capace – ha detto invece Harrison – e quando gioca in Australia è ancora più motivato e a proprio agio. Se gioca come sa può essere sempre un pericolo per tutti, e lui questo lo sa benissimo”. Vero: l’importante è che se lo ricordi anche a Melbourne, dove ha raggiunto i quarti di finale nel 2015 ma nelle ultime due stagioni non è andato oltre il terzo turno. Addirittura, lo scorso anno ha perso al secondo, crollando contro Andreas Seppi nonostante due set di vantaggio. Per (sua) fortuna, quest’anno la situazione sembra completamente diversa.

ATP 250 BRISBANE – Finale
Nick Kyrgios (AUS) b. Ryan Harrison (USA) 6-4 6-2